Lo scorso 10 dicembre il governo italiano ha annunciato che il progetto IT4LIA AI Factory è stato selezionato dalla Commissione Europea nella cornice dello European High-Performance Computing Joint Undertaking, abbreviato in EuroHPC JU. Attraverso di esso, la UE vuole diventare competitiva nel settore dell’Intelligenza Artificiale.
Si tratta di un partenariato tra pubblico e privato per creare un’infrastruttura comune europea per il supercalcolo, da mettere a disposizione per miglioramenti scientifici e tecnologici (è nato anche in relazione al programma Horizon 2020). Ma è evidente che di questi tempi i suoi risultati saranno usati anche nelle cosiddette “guerre ibride“, in cui l’aspetto informatico è dirimente.
IT4LIA AI Factory, che troverà casa al Tecnopolo Manifattura di Bologna, sarà il primo di sette grandi centri promossi dalla Commissione Europea, finanziato con 215 milioni di euro. La stessa cifra verrà messa anche dal governo italiano, in uno sforzo congiunto tra il Ministero dell’Università e della Ricerca e vari altri enti.
Tra questi c’è la Regione Emilia-Romagna, che da tempo si è connessa con le filiere europee anche in virtù dei servizi garantiti proprio in ambito informatico. Il Cineca, anch’esso parte del progetto e responsabile per l’implementazione del supercomputer e della gestione delle infrastrutture collegate, annovera già tra i suoi strumenti “Leonardo“.
Leonardo è un altro supercalcolatore capace di effettuare 250 miliardi di operazioni al secondo, ovvero un’ora del suo lavoro “equivale a 920 anni di lavoro di un computer portatile“, ha detto il presidente di Cineca Francesco Ubertini al Resto del Carlino. Ma la Data Valley bolognese saluterà Leonardo nel 2028, che verrà appunto sostituito da questo nuovo progetto.
Tra gli enti finanziatori c’è anche l’Agenzia per la Cybersecurezza Nazionale (ACN), nata nel 2021. Non è un caso dunque che uno dei primi commenti in merito alla vicenda è arrivato dal Sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, che ha la delega relativa ai servizi di intelligence:
“L‘Agenzia per la cybersicurezza nazionale prosegue così la sua intensa attività di potenziamento delle capacità digitali del nostro ecosistema, che ha già un punto di riferimento nella realizzazione, presso il Polo Universitario di San Giovanni a Teduccio a Napoli, di una prima infrastruttura di supercalcolo per la cybersicurezza nazionale“.
“Il progetto IT4LIA AI Factory, in linea con tale iniziativa, rappresenta un rinnovato esempio di collaborazione tra Pubblica Amministrazione, Istituzioni, Università e mondo della ricerca e, riguardando anche PMI e startup, che potranno usufruire della potenza di calcolo sviluppata dalla Factory, andrà anche favore del settore produttivo italiano“.
L’obiettivo dichiarato è infatti quello di realizzare un sistema integrato tra ricercatori, start-up, imprese ed enti pubblici che porti a un maggior utilizzo di soluzioni IA nella pubblica amministrazione, nell’agroalimentare, nel manifatturiero in generale. Ma anche a un maggior controllo nei processi legati alla sicurezza informatica.
Processi che, come per il complesso militare-industriale, si legano sempre più alla vita civile e, in particolare, all’istruzione. È chiaro che questo progetto non può essere pensato separato da altra dichiarazioni, come quelle fatte proprio dalla ministra Bernini e da Mantovano, poco tempo fa, riguardo a un maggior controllo sui rapporti internazionali delle università.
IT4LIA AI Factory è perciò un altro tassello del salto competitivo che la UE vuole fare tra gli attori globali, in questa fase di crisi in cui i grandi conglomerati capitalistici o vincono sui “nemici” o soccombono. È, come già accennato, solo una delle sette AI Factory la cui realizzazione coinvolgerà 15 paesi membri della UE, Norvegia e Turchia.
Questa nuova rete di supercomputer, che dovrebbe cominciare a essere operativa dal 2026, rimane dentro le preoccupazioni di sicurezza dell’area euroatlantica, anche se, all’interno, è pensata per competere anche con l’alleato oltreoceano. Ma, ad ogni modo, sono gli attori del mondo multipolare che mettono in guardia la classe dirigente nostrana, e soprattutto la Cina.
Una recente intervista apparsa su RaiNews.it ad Alberto Pagani, docente di Bologna esperto di cybersicurezza e precedentemente deputato del PD e componente della delegazione parlamentare italiana presso la NATO, discute della nuova frontiera della “guerra cognitiva algoritmica“, che fa largo uso di big data e Intelligenza Artificiale generativa “per produrre contenuti in modo mirato e massivo“.
Se la preoccupazione è che il Dragone possa utilizzare questi strumenti per orientare l’opinione pubblica occidentale, nessuno sui media si domanda se la stessa cosa – a fini “interni” – non sia invece fatta con progetti come quello dei nuovi supercomputer europei. In un periodo di evidente scollamento tra la politica e gli interessi della maggioranza della popolazione, è questo il pericolo principale.
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