Estorsioni, calano le denunce in Basilicata

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Il caso Basilicata, unica regione italiana che fa registrare meno segnalazioni in tema di estorsioni secondo uno studio della Cgia


Nell’ultimo decennio in Italia, c’è stato un incremento record di denunce per estorsione e un aumento delle imprese a rischio di infiltrazioni mafiose. Ma la Basilicata fa eccezione, almeno riguardo al numero di estorsioni: è infatti l’unica regione del Paese dove sono addirittura in calo. È quanto rivela uno studio della Cgia – effettuato nell’arco di tempo che dal 2013 al 2023. Da questo studio emerge che il volume d’affari annuo delle mafie italiane si aggira attorno ai 40 miliardi di euro l’anno. Una cifra spaventosa che vale praticamente due punti di Pil (il Prodotto interno lordo). Facendo una comparazione puramente teorica, il fatturato dell’industria del crimine risulta essere ipoteticamente al quarto posto a livello nazionale, dopo quello registrato dall’Eni (93,7 miliardi di euro), dall’Enel (92,9 miliardi) e dal Gestore dei servizi energetici (Gse) (55,1 miliardi). Tutto ciò senza considerare i proventi riconducibili all’infiltrazione delle realtà criminali nell’economia legale.


ESTORSIONI, LE IMPRESE SOSPETTE

In virtù dei dati in possesso dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia – struttura che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette – è stato possibile mappare il numero delle imprese presenti in Italia che potenzialmente sono contigue a contesti di criminalità organizzata. Oltre alle segnalazioni ricevute, la Uif ha incrociato anche gli scambi informativi acquisiti dalla Direzione nazionale antimafia e dall’autorità giudiziaria. Grazie a questo mix di dati è stato possibile censire almeno 150mila imprese che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate a vario titolo alle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

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Analizzando la diffusione territoriale delle aziende in “odor di mafia” – secondo lo studio Cgia -, le attività più a rischio sono quelle presenti nelle grandi aree metropolitane. A Napoli, ad esempio, sarebbero quasi 18.500, a Roma poco più di 16.700 e a Milano sfiorano le 15.650 unità. In queste tre realtà geografiche è concentrato il 34 per cento circa delle imprese a rischio in tutto il Paese. Seguono Caserta con 5.873 imprese, Brescia con 4.043, Palermo con 4.016, Salerno con 3.862, Bari con 3.358 e Catania con 3.291. Quanto alle città lucane, Potenza (al 60esimo posto) ne conterebbe 547 a fronte di 32.962 imprese, mentre Matera (85esima in classifica) 316 su complessive 19.051 imprese.


IMPRENDITORI NEL MIRINO

Gli ambiti criminali in cui le mafie fanno business sono numerosissimi. Tra i principali si segnalano il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura. Tra le attività esercitate, le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori. Non solo. Nei territori dove il numero di denunce all’autorità giudiziaria per estorsione/racket – ma anche per reati ambientali, contraffazione, lavoro nero, caporalato, etc. – è molto alto, la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso è altrettanto elevata.


ESTORSIONI, DENUNCE RECORD MA NON IN BASILICATA

In questi ultimi anni l’estorsione è uno dei pochi reati che ha registrato un forte aumento del numero delle denunce. Negli ultimi dieci anni, infatti, i delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria per estorsione sono aumentati del 66,2 per cento, mentre il complesso di tutti i delitti denunciati sono scesi del 19 per cento, passando da 2,89 milioni del 2013 a 2,34 milioni del 2023. E in particolar modo al Nord, fa sapere la Direzione investigativa antimafia, il fenomeno estorsivo si sta diffondendo senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità” con le vittime. Imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendo altre tipologie di servizi/forniture.
Oppure, proponendo alle imprese soluzioni “condivise” con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’Iva che poi deve essere versata all’erario dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro.


L’ECCEZIONE BASILICATA

Nel complesso, è il Sud con 3.877 la ripartizione che nel 2023 ha registrato il più alto numero di denunce; seguono il Nordovest con 2.945, il Centro con 2.573 e il Nordest con 2.043. Tra le province, invece, le variazioni di crescita più importanti hanno interessato, in particolare, Bolzano con il più 362,5 per cento, Belluno con il +330%, Verbano-Cusio-Ossola con il +311,1%, Benevento con il +278,6% e Ferrara con il +257,1%.
In valore assoluto, è la città metropolitana di Roma quella che nel 2023 ha registrato con 1.204 denunce l’ammontare complessivo più alto. Seguono Napoli con 836, Milano con 769, Torino con 474 e Bologna con 296. A Matera (86esimo posto), invece, si sono registrate 21 denunce a fronte delle 19 del 2013, un 10,5% in più; mentre a Potenza (ultima in classifica) le denunce sono addirittura diminuite del 33,9 per cento: 41 rispetto alle 62 del 2013. Consentendo alla Basilicata, unica regione in Italia, di registrare una variazione in negativo del 24,4 per cento, grazie a 20 denunce di estorsione in meno, ossia 62 a fronte di 82.



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