Quest’anno ho avuto la fortuna di prendere parte a diversi viaggi di lavoro interessanti. Mai però avrei pensato di concluderlo andando a Los Angeles per guardare i Game Awards dal vivo (e il giorno del mio compleanno!), anche perché solitamente si tratta di una finestra fitta di impegni e c’è bisogno di restare nella “trincea redazionale”. Eppure è successo, e voglio raccontarvi come è andata. Dopotutto, prima di ogni altra cosa, sono un videogiocatore come tanti che ha realizzato un piccolo sogno nel cassetto.
L’atmosfera dell’evento… prima dell’evento
Sarebbe riduttivo parlare dei Game Awards e soffermarsi soltanto su quanto accaduto nel corso dell’evento. Del resto ho soggiornato in un hotel vicinissimo al Peacock Theatre, che nei due giorni prima dello show di Keighley si è riempito di grandi nomi dell’industry. Ho fatto colazione a qualche tavolo di distanza da quelli di Ken Kutaragi, il padre di PlayStation, e Melina Juergens – che con la sua interpretazione di Senua ha appena vinto la Best Performance – e ho avuto il piacere di fare una lunga chiacchierata col Director di Stellar Blade, con tanto di interprete.
Su un punto del discorso gli ho promesso di tenere la bocca chiusa (non è questo il giorno!) ma sono stato molto felice di parlare di videogiochi con lui, da appassionato ad appassionato. Gli ho svelato la mia stima per le opere di Hideo Kojima e a dirla tutta – siccome in questo periodo sto recuperando Stellar Blade – pure raccontato la mia esperienza col “suo” gioco, tra cose che mi stanno piacendo e altre un po’ meno. Lui, dal canto suo, è un estimatore delle produzioni che mantengono un buon equilibrio tra gameplay e cinematiche (se pensa a Ninja Theory, è più un tipo da Heavenly Sword che da Hellblade) e inoltre mi ha parlato di alcune delle sfide affrontate nella realizzazione di un titolo per console in Corea del Sud. E poi ho fatto un corso accelerato di gesti tipicamente italiani a Simon Viklund, il co-fondatore di 10 Chambers, e assistito a una scena particolare durante una cena. Al tavolo di fronte al mio, ancora una volta, c’era Kutaragi-san. All’improvviso è arrivato Harada-san, papà di Tekken, che quando ha visto Ken si è tolto gli iconici occhiali per andare rispettosamente a salutarlo, con un inchino, tenendo a freno il suo caratteristico “brio”. Senza voler fare l’album di figurine dei “famosi” che ho visto/incontrato, credo che il punto sia chiaro: è stato molto bello potersi connettere in qualche forma agli addetti ai lavori in momenti in cui non sono addetti ai lavori, ma persone come tutte le altre.
E poi ovviamente come ignorarlo? Prima dell’inizio degli Awards l’area dell’evento si è riempita di appassionati (i TGA sono aperti anche al pubblico) e con alcuni ho scambiato due chiacchiere facendo ipotesi sui possibili annunci “big” allo show di Keighley.
Poi, quando sono entrato brevemente in live con Alessandro e Lorenzo li ho informati della presenza ai TGA di diverse figure chiave di Naughty Dog, da Kurt Margenau ad Halley Gross, fino ovviamente a Neil Druckmann. C’era qualcosa sotto? Sì, di quelle che stupiscono e lasciano con un sorriso stampato sul volto, come Intergalactic The Heretic Prophet.
I Game Awards 2024, dal vivo
Cosa dire di questi Game Awards 2024? Ho presenziato a una delle migliori edizioni dell’evento sin dalla sua nascita, 10 anni fa. In primo luogo lo show di Keighley ci ha regalato tanti annunci descrivibili con una semplice parola, che ormai si usa sempre meno di frequente: inattesi. In un buon numero di occasioni un videogiocatore informato può già conoscere parte della lineup di un evento, un giornalista può saperne ancora di più, per ovvi motivi, ecco perché al contrario i TGA 2024 sono stati speciali. Borderlands 4, Split Fiction di Fares (che sembra super promettente) e Mafia Terra Madre li conoscevamo già, ma poi sono arrivate sorprese in massa: l’opera di Ueda, Onimusha, Project Century dello studio di Like a Dragon, The Witcher 4, Intergalactic di Naughty Dog, Elden Ring Nightreign, Dispatch… e potrei continuare.
Faccio fatica a fare una mappa mentale di tutti gli annunci di valore sul palco di Keighley, e questo la dice lunga sulle vette che ha raggiunto (bravo Geoff, e non lo dico sempre!) che al netto di qualche fisiologico calo di ritmo deve essere stato entusiasmante da vedere anche da casa. In presenza poi, non ne parliamo. Già di base poter essere lì a celebrare il videogioco insieme ad amici, colleghi e sviluppatori non ha prezzo. Quando poi ti ritrovi con Harrison Ford a poche decine di metri da te mentre si complimenta con Troy Baker per la sua interpretazione di Indy… C’è poi il discorso dello spettacolo dal vivo. Gustarsi le coreografie di luci e i trailer nel “modo in cui dovrebbero suonare”, come al cinema, è tutta un’altra cosa. Per lo stesso motivo, le performance di Snoop Dogg, quella dedicata ad Arcane e il commento sonoro “corale” che precede l’elezione del GOTY sono stati momenti incredibili, perché in presenza è tutto più vivido, tutto più sentito, e lo stesso vale per la tensione che precede l’annuncio dei vincitori delle categorie più ambite. Ultimo ma non per importanza, l’entusiasmo del pubblico presente in sala esplodeva a ogni annuncio significativo e inatteso.
Gli addetti ai lavori davanti erano più misurati nel “commentare” ciò che vedevano, i giocatori invece urlavano di gioia o si sorprendevano quando scoprivano i titoli delle nuove produzioni o dettagli dei video che facevano intuire loro a quale gioco appartenessero. Per un appassionato di gaming, assistere a un evento del genere dal vivo significa anche potersi emozionare.
I ringraziamenti di una Melina Juergens commossa dopo aver ottenuto la Best Performance, il discorso sentito di Nicolas Doucet – guida di Team Asobi – quando Astro Bot ha vinto il GOTY, e le lacrime a denti stretti di Amir Satvat, che con la sua iniziativa sta aiutando tanti sviluppatori disoccupati a trovare un nuovo impiego dopo le grandi difficoltà dell’ultimo periodo, hanno fatto tutt’altro effetto senza lo schermo a separarmi da questi momenti. Insomma, ho passato un compleanno molto diverso dal solito, circondato dai videogiocatori e da chi i videogiochi li fa e adesso, mentre attendo di tornare verso casa, non posso fare a meno di pensare alle tante produzioni interessanti su cui avremo modo di mettere tutti le mani nel prossimo futuro.
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