Pericolo mafia per 370 imprese

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Rischio mafia per molte imprese venete e polesane. Si calcola infatti che in Polesine ben 370 imprese siano a rischio di finire, o ci sono già finite, in contesti di contiguità con la criminalità organizzata. Le denunce di estorsione, infatti, uno dei reati tipici della criminalità organizzata nei confronti delle aziende, negli ultimi 10 anni sono aumentate del 92%, passando da 14 a 27. In Veneto le aziende a rischio mafia sono 8.535 (circa 150mila in Italia), le denunce per estorsioni sono passate da 317 a 685.

In virtù dei dati in possesso dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia (struttura che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari di tutto il Paese centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette) è stato possibile mappare il numero delle imprese presenti in Veneto che potenzialmente sono contigue a contesti di criminalità organizzata. Oltre alle segnalazioni ricevute, la Uif ha incrociato anche gli scambi informativi acquisiti sia dalla Direzione nazionale antimafia che dall’autorità giudiziaria. Grazie a questo mix di dati è stato possibile censire uno stock pari a poco più di 8.500 imprese venete che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate a vario titolo alle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

In Veneto Analizzando la diffusione territoriale in Veneto delle aziende in “odor di mafia”, la Cgia di Mestre evidenza che il territorio che ne conta di più è la provincia di Padova con 2.355 unità. Seguono Venezia con 1.854, Verona con 1.391, Treviso con 1.295, Rovigo con 370 e Belluno con 74. Tra le provincie di Padova e Venezia è concentrato quasi il 50 per cento delle attività imprenditoriali a rischio “presenti” nella nostra regione.

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Gli ambiti criminali in cui le mafie fanno business sono numerosissimi. Tra i principali il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. Tra le attività esercitate da queste consorterie malavitose, le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori. Non solo. Nei territori dove il numero di denunce all’autorità giudiziaria per estorsione/racket – ma anche per reati ambientali, contraffazione, lavoro nero, caporalato, – è molto alto, la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso è altrettanto elevata.

Estorsione In questi ultimi anni l’estorsione è uno dei pochi reati che ha registrato un forte aumento del numero delle denunce. Negli ultimi dieci anni, infatti, i delitti denunciati in Veneto dalle forze di polizia all’Autorità giudiziaria per estorsione sono più che raddoppiati (+116,1 per cento). E in particolar modo a Nordest, fa sapere la Direzione investigativa antimafia, questo fenomeno si sta diffondendo senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità” con le vittime, imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendo altre tipologie di servizi/forniture. Oppure, proponendo alle imprese soluzioni “condivise” con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’Iva che poi deve essere versata all’erario dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro.

In Italia Come dicevamo in precedenza, tra il 2013 e il 2023 in Veneto le denunce per estorsione sono aumentate del 116,1 per cento, contro una media nazionale del 66,2 per cento. In termini complessivi, è il Mezzogiorno con 3.877 la ripartizione geografica che nel 2023 ha registrato il più alto numero di denunce; seguono il Nordovest con 2.945, il Centro con 2.573 e il Nordest con 2.043.

L’aumento in Veneto Sempre nello stesso arco temporale, tra le province venete, invece, le variazioni di crescita più importanti hanno interessato, in particolare, Belluno con il +330 per cento, Vicenza con il +248,8 per cento, Verona con il +127,7 per cento, Treviso con il +123,7 per cento, Venezia con il +94,8 per cento, Rovigo con il +92,9 per cento e Padova con il +42,5 per cento. In valore assoluto, infine, la provincia di Verona è quella che nel 2023 ha registrato con 148 denunce l’ammontare complessivo più alto registrato in Veneto. Seguono Vicenza con 143, Padova con 124 e Venezia con 113.





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