Chiara Montanari, ingegnere prima italiana a capo di una spedizione in Antartide: «Gli ostacoli? Un’opportunità»

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Dalle sue cinque spedizioni, Chiara Montanai ha ideato l’Antartic Mindset, un metodo per superare le difficoltà rivolto alle aziende e ai singoli individui

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«Imparare ad affrontare le situazioni difficili senza sforzo e considerare gli ostacoli come opportunità e come punto di partenza» è la filosofia di vita che vuole trasmettere Chiara Montanari, che ha sviluppato l’Antartic Mindset, da lei considerata una valida metafora per navigare nel mondo contemporaneo ricco di complessità, incertezza, rischi, ma anche grandi opportunità, dopo esser stata la prima donna italiana a capo di una missione in Antartide. Un’opportunità che le è stata data in seguito alla tesi di laurea in ingegneria civile nel 2001 all’Università di Pisa nella quale aveva progettato un impianto di riscaldamento ad alta sostenibilità che si potesse installare con le condizioni climatiche dell’Antartide che oscillano dai -50 gradi in estate ai -80 gradi in inverno. 

La prima missione per progettare un impianto di riscaldamento

«La prima volta sono partita alla fine del 2003 per restare quattro mesi e mezzo perché hanno selezionato il mio progetto per realizzarlo nella baia di Ross. Inizialmente il Pnra (Programma Nazionale Ricerca In Antartide) che si occupa della base italiana di ricerca mi ha assunto a Roma e poi sono partita per occuparmi dell’installazione dell’impianto che avevo progettato per la mia tesi di laurea e intanto era in fase di realizzazione la base Concordia. Allora il problema del risparmio energetico non era un tema molto discusso. E io ho cominciato a fare valutazioni ingegneristiche della sostenibilità della nuova base e analisi energetiche, l’obiettivo era consumare meno energia. Quando completo la mia missione in realtà non ci sarebbe più posto per me ma riesco a convincere l’allora direttore del PNRA, Mario Zucchelli, che posso essere utile per continuare la costruzione della base Concordia a 4 mila metri come “interface manager”, il mio compito era quello di occuparmi del coordinamento delle installazioni scientifiche e delle interfacce della strumentazione con la base. Alla fine, vengo assunta» racconta Chiara Montanari che comincia a girare l’Europa per capire come funzionano i diversi strumenti per gli esperimenti scientifici che vengono usati in queste basi e diventa, in seguito a queste esperienze, capo della spedizione nel 2008. 




















































A capo delle missioni francese e belga

Ruolo per il quale verrà confermata l’anno successivo (nel 2009) e verrà chiamata poi a capo delle missioni internazionali anche dai francesi nel 2014 e dai belgi nel 2016. In tutto sono cinque le spedizioni in Antartide che seguirà. Nel frattempo lavora anche per una società di ingegneria e vince un assegno di ricerca del Politecnico di Milano. Ha lavorato poi come manager a Londra nell’industria del broadcasting digitale e ha collaborato con diversi programmi di ricerca sull’innovazione tecnologica e l’industria. Tutte esperienze che hanno in comune la necessità di costruire e lavorare a un progetto complesso e la capacità di svilupparlo in team. 

I principi dell’Antartic Mindset

Nel 2017 ha fondato una società di consulenza per diffondere l’Antartic mindset. «Ora sto lavorando alla diffusione del mio Metodo Antartic Mindset che ho iniziato a sviluppare una decina di anni fa per aiutare le aziende a gestire al meglio le proprie risorse umane a navigare la complessità, ad affrontare le difficoltà e a prosperare nelle situazioni di incertezza» prosegue l’ingegnera che evidenzia così anche l’importanza di imparare a lavorare ai progetti sempre insieme a una squadra formata da persone che possano dare le loro indicazioni e le loro visioni personali per poter migliorare il risultato e rendere più efficace la missione. Ma quali sono i capisaldi di questo metodo che si può applicare a ogni tipo di situazione complessa? «Bisogna innanzitutto partire dalla comprensione delle proprie dinamiche, interagire al meglio con le diversità, integrare i diversi punti di vista, imparare a far fruttare velocemente le proprie potenzialità e trasformare tutto anche le difficoltà in opportunità» aggiunge la Montanari. Perché la capacità di accogliere idee, individui e proposte diverse e l’inclusività nel nostro mondo sono fattori che stanno diventando sempre più importanti per avere successo. Un percorso che intende affiancare le aziende interessate a risvegliare la capacità delle proprie persone di andare all’essenza, di creare nuove possibilità per prosperare anche nell’incertezza, come ha fatto di recente per Indeed FutureWorks a Milano, l’edizione italiana dell’evento annuale nel quale Indeed esplora le tendenze e le ultime innovazioni sul mondo delle risorse umane. 

Il lavoro da consulente

Chiara Montanari lavora anche come consulente e collabora con aziende di ogni tipo, dal mondo dell’alta moda a quello assicurativo, bancario e hi tech. Brembo, Iberdrola, Conad, Davines, Confartigianato sono alcuni dei suoi clienti. Un approccio trasversale, applicabile a tutte le industry, per tutte le persone. «Per avere successo e per prosperare in questo ambiente incerto, è necessario adottare un nuovo approccio mentale e l’Antarctic Mindset va proprio in questa direzione» continua Montanari. «Il mondo ha bisogno di presone capaci di navigare nella complessità, di lavorare in team e di trasformare le difficoltà in punti di forza. E per riuscire a fare questo, è fondamentale investire in formazione continua. L’Antarctic Mindset offre speech, workshop e percorsi formativi che permettano di esplorare nuove competenze e adattarsi ai cambiamenti per imparare a prendere decisioni efficaci anche con informazioni incomplete, a collaborare in team eterogenei. È un’avventura difficile, ma la mia è una vera e propria storia d’amore con l’incertezza, perché ha anche un lato luminoso: risveglia la nostra vitalità» conclude Montanari.

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