Domenica (15 dicembre) Israele ha deciso di espandere gli insediamenti sulle alture occupate del Golan raddoppiandone la popolazione, affermando che le minacce provenienti dalla Siria permangono nonostante il tono moderato dei leader dei ribelli che hanno spodestato il presidente Bashar al-Assad una settimana fa.
“Rafforzare il Golan significa rafforzare lo Stato di Israele ed è particolarmente importante in questo momento. Continueremo a tenerlo, a farlo fiorire e a stabilircisi”, ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu in un comunicato.
Israele ha conquistato la maggior parte dell’altopiano strategico dalla Siria nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, annettendolo nel 1981.
Nel 2019 l’allora presidente Donald Trump ha dichiarato il sostegno degli Stati Uniti alla sovranità israeliana sul Golan, ma l’annessione non è stata riconosciuta dalla maggior parte dei Paesi. La Siria chiede a Israele di ritirarsi, ma Israele si rifiuta, adducendo problemi di sicurezza. Vari sforzi di pace sono falliti.
Netanyahu ha detto di aver parlato con Trump sabato degli sviluppi della sicurezza in Siria.
“Non abbiamo alcun interesse in un conflitto con la Siria”, ha dichiarato Netanyahu in un comunicato. Le azioni israeliane in Siria hanno lo scopo di “sventare le potenziali minacce provenienti dalla Siria e di prevenire l’insediamento di elementi terroristici vicino al nostro confine”, ha aggiunto.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha affermato in un comunicato che gli ultimi sviluppi in Siria hanno aumentato la minaccia per Israele, “nonostante l’immagine moderata che i leader dei ribelli affermano di presentare”.
L’ufficio di Netanyahu ha dichiarato che il governo ha approvato all’unanimità un piano da oltre 40 milioni di shekel (11 milioni di dollari) per incoraggiare la crescita demografica nel Golan.
Netanyahu ha presentato il piano al governo “alla luce della guerra e del nuovo fronte che la Siria sta affrontando, e per il desiderio di raddoppiare la popolazione del Golan”.
L’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti hanno condannato la decisione di Israele, mentre gli Emirati Arabi Uniti – che hanno normalizzato le relazioni con Israele nel 2020 – l’hanno descritta come uno “sforzo deliberato per espandere l’occupazione”.
Circa 31.000 israeliani si sono stabiliti nell’area, ha dichiarato l’analista Avraham Levine del Centro di ricerca e istruzione Alma, specializzato nelle sfide di sicurezza di Israele al confine settentrionale. Molti lavorano nell’agricoltura, compresi i vigneti, e nel turismo. Nel Golan vivono 24.000 drusi, una minoranza araba che pratica una dottrina monoteista di derivazione musulmana sciita ismailita, secondo Levine. La maggior parte si identifica come siriana.
Evitare “nuovi scontri”
Il leader de facto della Siria, Ahmad al-Sharaa, ha dichiarato sabato che Israele sta usando falsi pretesti per giustificare i suoi attacchi alla Siria, ma che non è interessato a impegnarsi in nuovi conflitti mentre il suo Paese si concentra sulla ricostruzione.
Sharaa – meglio conosciuto come Abu Mohammed al-Jolani (Golani) – è a capo del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che la scorsa settimana ha scalzato dal potere il presidente Bashar al Assad, ponendo fine a cinque decenni di dominio ferreo della famiglia appartenente alla minoranza islamica degli alawiti.
Da allora Israele si è spostato nella zona demilitarizzata all’interno della Siria, creata dopo la guerra arabo-israeliana del 1973, compreso il versante siriano dello strategico Monte Hermon che sovrasta Damasco, dove le sue forze hanno occupato una postazione militare siriana abbandonata.
Israele, che ha dichiarato di non avere intenzione di rimanere lì e che definisce l’incursione in territorio siriano una misura limitata e temporanea per garantire la sicurezza del confine, ha anche effettuato centinaia di attacchi alle scorte di armi strategiche della Siria.
Lo Stato ebraico ha inoltre dichiarato che sta distruggendo armi e infrastrutture militari per evitare che vengano utilizzate dai gruppi ribelli che hanno cacciato Assad dal potere, alcuni dei quali sono nati da movimenti legati ad al-Qaeda e allo Stato Islamico.
Diversi Paesi arabi, tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania, hanno condannato quello che hanno definito il sequestro da parte di Israele di una zona cuscinetto nelle alture del Golan.
“La condizione di stanchezza della Siria, dopo anni di conflitti e guerre, non consente nuovi scontri. La priorità in questa fase è la ricostruzione e la stabilità, non essere trascinati in dispute che potrebbero portare a ulteriori distruzioni”, ha dichiarato Sharaa in un’intervista pubblicata sul sito web di Syria TV, un canale che si schiera con i ribelli.
Ha inoltre affermato che le soluzioni diplomatiche sono l’unico modo per garantire la sicurezza e la stabilità e che “avventure militari non calcolate” non sono gradite.
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