L’“amianto” o “asbesto” è stato a lungo utilizzato come materiale isolante grazie alla sua resistenza al calore e alla sua flessibilità. Tuttavia, i gravi danni alla salute causati dall’esposizione alle fibre di amianto hanno reso necessarie politiche di divieto e misure di tutela per lavoratori e cittadini.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre il 70% dei decessi per tumori di origine professionale è attribuibile all’esposizione all’amianto. A livello europeo, la direttiva 2023/2668 ha recentemente aggiornato gli obiettivi di protezione dei lavoratori, mentre in Italia l’INAIL svolge un ruolo importante nella gestione dei dati e nel supporto alle vittime. Tra le misure più rilevanti spicca il “Fondo vittime dell’amianto”, che offre sostegni economici specifici.
A ricordare questi dati e a fornire anche alcune informazioni sulla normativa è un nuovo documento realizzato dall’INAIL, dal titolo “Le malattie asbesto correlate. Analisi statistica – 2024”. Scarica il documento INAIL (PDF)
Le malattie asbesto correlate
L’INAIL ha analizzato l’andamento delle malattie asbesto correlate nel quinquennio 2019-2023, evidenziando una media di 1.269 riconoscimenti professionali all’anno, pari al 6% del totale delle tecnopatie. Di questi, circa il 40% si traduce in esiti mortali.
Principali patologie
Tra le malattie più diffuse troviamo:
- Mesotelioma pleurico (38%): il tumore più strettamente associato all’esposizione all’amianto, con alti tassi di mortalità.
- Altre malattie della pleura (29%): condizioni meno gravi, ma che rappresentano un segnale precoce di esposizione.
- Malattie polmonari da agenti esterni (18%): patologie croniche causate dalla penetrazione delle fibre nei tessuti polmonari.
- Tumori maligni dell’apparato respiratorio e degli organi intratoracici (14%): includono carcinomi bronchiali e polmonari.
I dati
Le statistiche mostrano significative differenze tra uomini e donne. Nel genere femminile, il mesotelioma pleurico rappresenta oltre il 70% delle patologie riconosciute, un dato che evidenzia esposizioni ambientali o familiari più frequenti rispetto a quelle professionali dirette.
Le malattie asbesto correlate non si distribuiscono uniformemente sul territorio italiano. I dati del 2023 rivelano che:
- Nord-Ovest: è l’area più colpita (32% dei casi), con la Lombardia (144 riconoscimenti) e il Piemonte (107) tra le regioni più a rischio.
- Nord-Est: registra il 27% dei casi, con il Friuli-Venezia Giulia in testa (169 riconoscimenti).
- Mezzogiorno: include Sicilia (126 casi) e Puglia (90), che contribuiscono al 29% complessivo.
- Centro: meno colpito, con la Toscana al primo posto (76 riconoscimenti).
Il 72% dei riconoscimenti di malattie si concentra nel settore industriale, specialmente nei settori Metalmeccanico che rappresenta il 57% dei casi, e Costruzioni con il 18% dei riconoscimenti.
Per quanto riguarda l’artigianato e i servizi, ciascuno rappresenta il 13% dei casi. Nell’artigianato, la categoria più colpita è quella delle costruzioni, che rappresenta il 61% dei riconoscimenti totali, seguito dalla lavorazione di metalli e materiali edili. Gli operatori sono spesso esposti a residui di amianto durante la ristrutturazione di vecchi edifici o la demolizione di strutture contenenti materiali isolanti.
Nei servizi invece le attività maggiormente coinvolte includono la manutenzione di impianti industriali e civili, il trattamento di rifiuti speciali e la gestione di impianti di smaltimento. Il 40% dei riconoscimenti nel settore servizi è associato a operatori coinvolti nella bonifica di siti contaminati, un’attività ad alto rischio di esposizione a fibre di amianto.
Fondo Vittime dell’Amianto
Il Fondo, istituito presso l’INAIL, rappresenta una risorsa fondamentale per il supporto economico delle vittime. Dal 2023, la misura percentuale della prestazione è stata aumentata al 17% delle rendite INAIL per malattie professionali asbesto correlate. Nel periodo 2008-2023, i beneficiari sono cresciuti del 48%, raggiungendo quota 21.000. Tuttavia, mentre i tecnopatici mostrano una lieve flessione (-16%), i superstiti registrano un aumento significativo (+96%).
Dal 2015, le vittime di mesotelioma non professionale possono accedere a una prestazione una tantum, recentemente incrementata a 15.000 euro. Questa misura include le esposizioni ambientali e le esposizioni familiari (ad esempio, conviventi di lavoratori impiegati nella lavorazione dell’amianto). Tra il 2015 e il 2023, sono state accolte oltre 3.000 richieste, con un 92% dei casi legati ad esposizioni ambientali.
Le rendite di inabilità permanente legate all’amianto rappresentano quasi il 4% del totale delle rendite per malattie professionali. Una rendita è una prestazione economica erogata dall’INAIL a seguito del riconoscimento di una malattia professionale o di un infortunio sul lavoro, e mira a compensare la perdita della capacità lavorativa del beneficiario. Nel caso delle malattie asbesto correlate, la rendita si basa sulla gravità della menomazione permanente accertata e può essere destinata direttamente al lavoratore malato o ai superstiti in caso di decesso. Tuttavia, dal 2019 al 2023, il numero complessivo di rendite di inabilità permanente è diminuito del 13%, passando da 4.623 a 4.033. Questo calo riflette l’alta mortalità delle patologie più gravi, che portano a una breve permanenza dei pazienti nel sistema di assistenza. Le rendite a superstiti, invece, mostrano un incremento del 7% nello stesso periodo, con una concentrazione significativa in Lombardia, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia.
Distribuzione Percentuale delle Malattie Asbesto Correlate
Distribuzione percentuale delle malattie asbesto correlate
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Regione | Totale casi (%) | Patologia predominante (%) |
Nord-Ovest | 32% | Mesotelioma pleurico (67%) |
Nord-Est | 27% | Malattie pleuriche (37%) |
Centro | 12% | Mesotelioma pleurico (43%) |
Sud e Isole | 29% | Malattie pleuriche (41%) |
I dati evidenziano come l’amianto continui a rappresentare una minaccia per la salute pubblica e la sicurezza sul lavoro. Le istituzioni, attraverso strumenti come il Fondo vittime dell’amianto e la normativa vigente, offrono supporto economico e protezione legale alle vittime e ai loro familiari. Tuttavia, la prevenzione resta la chiave: corsi di formazione specifici e una gestione oculata del rischio possono fare la differenza per garantire ambienti di lavoro più sicuri.
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