Per quanto riguarda le pensioni, non ci sono novità all’orizzonte. Nella Legge di Bilancio, poco di nuovo è stato introdotto se si escludono le conferme dei pensionamenti del 2024 che dovevano scadere il 31 dicembre e sono stati estesi anche al 2025, se non oltre. Chi si aspettava novità che favorissero il pensionamento a 60 anni di età nel 2025 non troverà nulla di nuovo.
Lo stesso vale per chi ha superato i 35 anni di contributi ma non ha diritto, per tipologia di lavoro o per condizioni, a nessuna misura di pensionamento attualmente in vigore.
Eppure, va detto subito che alcuni strumenti di pensionamento anticipato esistono e potrebbero essere molto utili per anticipare le uscite anche nel 2025. In effetti, al contrario di quanto si crede, ci sono misure che possono diventare fondamentali per evitare di restare impigliati nelle regole della riforma Fornero, che non permettono un pensionamento nel 2025.
“Buongiorno, volevo informazioni sulla pensione di gennaio. In genere a inizio anno ho sempre percepito una pensione più alta di quella dell’anno prima, con cifre a volte abbastanza cospicue per via del recupero della rivalutazione. Accadrà anche nel 2025? E se è vero questo, di che importi si tratta visto che prendo 938 euro al mese di pensione adesso?”
“Salve, gentili esperti, sono una vostra lettrice nonché pensionata dal 2021. Non ho compreso bene la regola sugli aumenti delle pensioni di gennaio. Dato che prendo 680 euro al mese di trattamento di pensione di vecchiaia, nel 2025 a gennaio dovrebbero arrivare gli aumenti. Ma in base alla mia pensione a gennaio a che importo arriverò?”
Pensioni 2025: cosa ci sarà in più a gennaio, aumenti e conguagli sono in arrivo?
Due quesiti che dimostrano come ci siano serie perplessità relative alla pensione di gennaio, intesa come rateo di pensione e primo incasso del 2025. Come sempre accade a gennaio, ci saranno gli aumenti per via della solita rivalutazione, che per il prossimo rateo sarà pari allo 0,8%.
Questo è il tasso di rivalutazione delle pensioni 2025.
Poca cosa se si guarda al recente passato, quando le pensioni a gennaio 2023 furono incrementate in un solo colpo del 7,3% e a gennaio 2024 salirono del 5,4%. In entrambi i nostri quesiti sopra riportati ci sono pensionati che hanno diritto alla rivalutazione piena della loro pensione perché sono al di sotto di 4 volte il trattamento minimo INPS.
Il meccanismo della rivalutazione 2025 salvaguarda i pensionati con trattamenti al di sotto di questo limite. Di conseguenza, fino a 4 volte il trattamento minimo INPS, che più o meno significa pensioni di circa 2.400 euro al mese, le pensioni saliranno dello 0,8%. Il primo lettore prenderà una pensione a gennaio pari a 945 euro al mese se oggi prende 938 euro. La seconda lettrice, invece, passerà da 680 a 685 euro.
Rivalutazione pensioni tutta nuova per il rateo di gennaio 2025
Riguardo alla rivalutazione, ci sono da fare alcuni distinguo. Perché per le pensioni al di sotto del trattamento minimo sono previsti benefit, mentre per quelle sopra 4 volte il trattamento minimo si parla di una rivalutazione tagliata anche se solo in parte.
Per i titolari di pensioni integrate al trattamento minimo INPS, infatti, allo 0,8% di rivalutazione prima citata si aggiungerà una extra rivalutazione del 2,2%. Significa che chi oggi prende, per esempio, 598 euro al mese (quanto è il trattamento minimo attuale), nel 2025 da gennaio prenderà circa 616 euro al mese.
Per contro, chi supera come pensione 4 volte il trattamento minimo, sulla parte che eccede i 2.400 euro (più o meno), subirà un taglio della rivalutazione. Questa passerà allo 0,72% per la parte di pensione compresa tra 4 e 5 volte il trattamento minimo INPS e allo 0,6% per la parte ancora superiore. Infatti, sulla pensione compresa tra 4 e 5 volte il trattamento minimo, la rivalutazione è al 90% del tasso di inflazione. Sulla pensione ancora maggiore, invece, è pari al 75%.
Niente conguagli sulla pensione di gennaio 2025, ecco perché
Uno dei nostri due lettori dei quesiti sopra riportati, però, fa riferimento a un altro aspetto che riguarda in genere i primi ratei di pensione di ogni nuovo anno. Parliamo dei conguagli della perequazione precedente. Infatti, ogni gennaio le pensioni sono rivalutate su un tasso di inflazione provvisorio.
Parliamo del tasso di inflazione dell’anno precedente, ma calcolato sulla variazione dell’indice dei prezzi fino a settembre di quell’anno. Mancando un intero trimestre, se l’inflazione continua a salire, è evidente che si finisce con una rivalutazione più bassa di quella che doveva essere, generando i conguagli a credito per i pensionati.
Un esempio chiarirà meglio il tutto. Nel 2023, le pensioni a gennaio salirono del 7,3% perché il tasso di inflazione provvisorio era quello per il 2022. Poi si scoprì, grazie ai dati dell’ultimo trimestre 2022, che l’inflazione era esattamente dell’8,1%. La differenza dello 0,8% generò un credito a favore dei pensionati per tutti i ratei da gennaio 2023 a dicembre 2023. Con un conguaglio a credito che nel 2023 arrivò in via eccezionale a dicembre, ma che invece di norma arriva ogni gennaio.
Il 2024 si è chiuso con il tasso di inflazione provvisorio che è stato confermato come definitivo
Questo evento non si è ripetuto a dicembre, perché non sono stati previsti conguagli con l’ultimo rateo del 2024. Ma non ci saranno nemmeno a gennaio. Perché nel 2023, l’inflazione provvisoria al 5,4% è rimasta inalterata anche nel 2025. Quindi, il 5,4% di aumento era da applicare e così è stato.
Proprio alla luce di tutto questo, a gennaio non è prevista alcuna erogazione aggiuntiva rispetto a quegli aumenti dello 0,8% citati nei paragrafi precedenti. Pochi aumenti in arrivo e niente conguagli a credito. Ecco le due cattive notizie delle pensioni di gennaio 2025.
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