Perché aspettare? Pensioni a 60 anni o con 35,10 anni di contributi già nel 2025, ecco la strada da seguire

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Nessuna novità all’orizzonte per quanto riguarda le pensioni. Nella Legge di Bilancio, poco di nuovo è stato introdotto se si escludono le conferme dei pensionamenti del 2024 che dovevano scadere il 31 dicembre e sono stati estesi anche al 2025, se non oltre.

Chi si aspettava novità che favorissero il pensionamento a 60 anni di età nel 2025 non troverà nulla di nuovo. Lo stesso vale per chi ha superato i 35 anni di contributi ma non ha diritto, per tipologia di lavoro o per condizioni, a nessuna misura di pensionamento attualmente in vigore.

Eppure, va detto subito che alcuni strumenti di pensionamento anticipato esistono e potrebbero essere molto utili per anticipare le uscite anche nel 2025. In effetti, al contrario di quanto si crede, ci sono misure che possono diventare fondamentali per evitare di restare impigliati nelle regole della riforma Fornero, che non permettono un pensionamento nel 2025.

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“Buongiorno, sono un lavoratore di una fabbrica dell’indotto metalmeccanico dell’Automotive. Dopo tutto ciò che sentiamo, con la crisi dell’auto e con i licenziamenti di questi giorni anche in Stellantis, vi chiedo una cosa. Volevo capire se posso andare a sfruttare l’isopensione. Siccome nel 2025 compio 60 anni di età ed ho oltre 35 anni di contributi, posso avere l’opportunità di mettermi a riposo visto che ho paura di perdere il posto di lavoro?”

Perché aspettare? Pensioni a 60 anni o con 35,10 anni di contributi già nel 2025: ecco la strada da seguire

La riforma Fornero ha pesantemente inasprito i requisiti di accesso alla pensione. Tuttavia, fu proprio quella riforma a introdurre una possibilità che, anche nel prossimo biennio, ovvero nel 2025 e nel 2026, potrà essere utilizzata per anticipare di 7 anni l’uscita dal lavoro.

Si tratta proprio dell’isopensione di cui parla il nostro lettore. Una misura che, mai come adesso, rischia di interessare una moltitudine di lavoratori preoccupati per una crisi industriale senza precedenti, soprattutto nel settore dell’Automotive.

Il rischio di chiusura delle fabbriche è elevato. E allora, perché chi può dovrebbe rinunciare a una possibilità allettante come quella di terminare il lavoro sfruttando un canale di prepensionamento?

L’isopensione, infatti, è proprio un canale di prepensionamento che riguarda lavoratori che hanno raggiunto i 60 anni di età oppure i 35 anni e 10 mesi di contributi. Questo canale di prepensionamento interessa sia i lavoratori a 7 anni dalla quiescenza di vecchiaia che quelli a 7 anni dalla pensione anticipata contributiva.

È un autentico scivolo per andare in pensione 7 anni prima. Purtroppo, però, non è una prestazione che un lavoratore può scegliere autonomamente.

Lo strumento dell’isopensione, nato con la Legge Fornero e introdotto nel 2012, è una misura molto particolare. Oltre al solito rapporto tra pensionato e INPS, coinvolge anche l’azienda per cui si lavora e i sindacati.

In pensione a 60 anni di età o con 35,10 anni di contributi, come salire sul treno?

La misura riguarda esclusivamente i lavoratori del settore privato e, partendo dai 4 anni di anticipo previsti in origine, da qualche anno permette di uscire 7 anni prima. E sarà così anche fino al 31 dicembre 2026.

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Ma bisogna rispettare delle condizioni. Infatti, la possibilità di sfruttare l’isopensione riguarda solo ed esclusivamente i lavoratori di aziende con un organico composto da almeno 15 dipendenti. Sono le aziende che possono avviare questo strumento, che rientra in quella definita come la gestione degli esuberi.

In accordo con i sindacati, con cui l’azienda deve trovare intesa in sede governativa, si avvia questo strumento. Con i sindacati, l’azienda non fa altro che predisporre questo esodo incentivato. Si stabilisce il numero degli addetti da mandare in prepensionamento e si indicano i dipendenti a cui proporre l’uscita.

Solo dopo l’intesa, al lavoratore viene concessa questa facoltà, perché deve essere sempre lui a scegliere se aderire o meno all’uscita.

Chi paga l’isopensione? Da chi arrivano i soldi al pensionato?

L’isopensione è completamente a carico dell’azienda, che si fa carico di finanziare la pensione, la quale viene poi pagata dall’INPS come un normale trattamento previdenziale. All’azienda grava anche l’onere di versare la contribuzione figurativa per i periodi di prepensionamento di chi vi accede con 35,10 anni di versamenti.

Il trattamento percepito dal lavoratore è commisurato esattamente alla pensione maturata alla data di uscita con l’isopensione. Quindi, il trattamento che finisce nelle tasche del lavoratore è esattamente quello di una normale pensione.



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