Qualità della vita: i commenti alle classifiche di sindacati, opposizione e amministrazione

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L’indice della Qualità della vita ha mostrato una Liguria nella seconda metà della classifica. Parecchi i commenti da parte di sindacati, esponenti dell’opposizione, ma anche di chi rivendica alcuni successi.

Igor Magni segretario generale della Camera del Lavoro di Genova dice: «Da tempo come sindacato abbiamo evidenziato i problemi legati alla stagnazione economica nella nostra provincia e come questo dato sia conseguenza di un mercato del lavoro sempre più legato alla precarietà tanto da spingere centinaia di giovani ogni anno a cercare fuori dalle nostre città una occasione per vedere soddisfatte le loro esigenze di costruire percorsi di vita che siano soddisfacenti o almeno più sicuri».

I dati, secondo la Cgil, evidenziano come gli abitanti si sentano più soli, siano più anziani e vivano in contesti poco stimolanti a livello sociale e culturale, con risposte insufficienti dai servizi pubblici e questo riguarda tanto i giovani quanto gli anziani e dove la qualità della vita dei bambini è relegata solo al 74/mo posto.

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Per questo la Cgil chiede una discussione seria che possa mettere al centro il lavoro, stabile e ben retribuito come naturale condizione che possa contrastare una crisi della città che non può essere ignorata.

«Se crescono le disuguaglianze, se aumentano le povertà, se il problema della casa torna ad essere centrale, se la reindustrializzazione resta uno slogan mentre il lavoro povero, precario in nero o grigio diventa quello principale significa che alla base della nostra società c’è un terreno sabbioso che non consente la costruzione di un futuro solido, ma solo il tentativo di arrangiare qualcosa in attesa di non si sa bene che − afferma Magni − visto anche il contesto internazionale che crea ulteriori elementi di criticità, occorre affrontare i problemi con la giusta programmazione e l’attenzione dovuta a chi oggi fa fatica a sopravvivere pur avendo un salario o una pensione».

Le opposizioni

«Bucci continua a ripetere che la sua Genova è un modello, quando i dati dimostrano che il suo governo è un fallimento» commenta Selena Candia, capogruppo di Avs in consiglio regionale, davanti ai risultati della classifica annuale. «Continuare a negare l’evidenza e autocelebrare una realtà immaginaria non risolverà i problemi di Genova e della Liguria e questo a partire da un aspetto che il centrodestra snobba ogni volta che se ne parla: il gender pay gap, ovvero la differenza di guadagno tra uomini e donne.  A Genova, secondo la classifica, i maschi guadagnano in media il 35% in più rispetto alle donne. In Italia solo 17 città nel nostro Paese sono messe peggio».

Il capogruppo regionale del M5S Stefano Giordano spiega: «Rispetto al 2023 ha perso sette posizioni, certificando un percorso in continua discesa dal 2021. Non siamo affatto sorpresi e al contempo siamo profondamente amareggiati perché tra gli indicatori che bocciano il capoluogo di Regione spiccano temi sensibili come demografia e società. Solitudine (le persone sole sono il 47% sul totale), indice di dipendenza degli anziani, disuguaglianza del reddito netto, inflazione, canoni d’affitto che si mangiano le retribuzioni (l’alternativa è restare senza casa), gender pay gap (in media gli uomini guadagnano il 35% in più rispetto alle donne). Perdiamo posizioni poi al capitolo ambiente e servizi; siamo messi malissimo per giustizia e sicurezza. E i bambini? Sono tra quelli che a Genova vivono peggio. Non se la passano bene nemmeno i giovani. Povertà, diseguaglianze e disparità salariale si possono e si devono combattere. La destra regionale non si ostini per presa ideologica a rifiutare strumenti per aiutare chi è economicamente fragile: il reddito di cittadinanza regionale è una risposta per aiutare chi è ai margini a risollevarsi. Dopodiché, servono posti di lavoro con paghe dignitose: vogliamo parlare di un salario minimo garantito regionale?»

Il consigliere regionale Gianni Pastorino, capogruppo “Orlando Presidente” e rappresentante di Linea Condivisa dichiara: «La fotografia scattata dal Sole 24 Ore non lascia spazio a interpretazioni: Genova è una città in caduta libera, e il peggioramento continuo nella qualità della vita è l’emblema di una gestione che non funziona. Passare dal 26° al 54° posto in pochi anni non è solo un dato statistico, ma la dimostrazione di come la visione di Bucci, che oggi governa anche la Regione, stia portando la nostra città e il nostro territorio verso il declino. Dietro ai numeri si nasconde una realtà dura: Genova è una città con profonde disuguaglianze. Una città in cui la solitudine è una compagna per il 47% delle persone e dove gli anziani, pur essendo numerosi, non trovano risposte adeguate ai loro bisogni. Una città in cui vivere costa troppo, mentre i servizi pubblici arrancano. Questa amministrazione si vanta di successi parziali – turismo, cultura, digitalizzazione – ma dimentica che la qualità della vita non si misura solo con i grandi eventi o con i numeri delle presenze turistiche. Si misura dal benessere quotidiano di chi vive qui: dalle famiglie che faticano a pagare l’affitto, dai giovani che non trovano spazi adeguati, dalle bambine e dai bambini che frequentano scuole senza spazi all’aperto. I dati sull’ambiente e sui servizi sono impietosi: una delle raccolte differenziate peggiori d’Italia, rischio idrogeologico altissimo, una città che non investe nel verde pubblico né nella sicurezza del territorio. Chi governa Genova oggi, e chi la governa in Regione, porta la responsabilità di queste scelte sbagliate. Una politica che non guarda alle persone, che non investe in inclusione e servizi ma si concentra su spot, lustrini e apparenze».

Il Comune di Genova celebra i (pochi) successi

Nell’indice di sportività Genova ha guadagnato 10 posizioni in una classifica che si basa su 35 indicatori suddivisi in quattro macro categorie: strutture sportive, sport di squadra, sport individuali, sport e società.
Particolarmente significativo, rileva il Comune, il primato assoluto di Genova nella prima delle quattro categorie, relativa alla struttura e organizzazione del sistema sportivo. Il capoluogo ligure è inoltre 6° per sport di squadra, 8° per sport individuali e 5° per sport e società.

«Aver raggiunto il podio delle città italiane più sportive, con una scalata di 10 posizioni rispetto allo scorso anno, è un risultato che ci riempie di orgoglio e che certifica l’impegno della nostra Amministrazione che ha scelto di investire nello sport, dalla promozione delle discipline tra i più giovani ai grandi appuntamenti, passando per l’ammodernamento ed efficientamento delle infrastrutture sportive e la creazione di aree di libera fruizione – sottolinea Alessandra Bianchi, assessore allo Sport del Comune di Genova – Festeggiare questo traguardo nell’anno in cui la nostra città è Capitale Europea dello Sport è motivo di ulteriore soddisfazione. Una soddisfazione che condividiamo con tutte le realtà del nostro territorio con le quali collaboriamo quotidianamente ed il cui apporto è stato fondamentale per il raggiungimento di questo nuovo ed importante obiettivo».

Marta Brusoni, assessore a Digitalizzazione, Smart City, Intelligenza Artificiale, Servizi Civici e Personale del Comune di Genova commenta il primato sulla digitalizzazione dell’amministrazione: «Nel capoluogo ligure attività amministrativa, siti web istituzionali, servizi online e su piattaforme nazionali raggiungono l’eccellente punteggio di 87 su una media globale che si attesta a 68. Sin dal nostro insediamento abbiamo considerato prioritario lo sviluppo della digitalizzazione. Quindi il riconoscimento ottenuto dal Sole 24 Ore non può che riempirci d’orgoglio confermandoci che abbiamo intrapreso la strada giusta e stimolandoci a proseguire con sempre più impegno un lavoro virtuoso a beneficio dei cittadini e della nostra Amministrazione. Questo è un risultato che premia la Direzione e il nostro personale a cui vanno i miei ringraziamenti per la professionalità e la dedizione dimostrata anche su questi obiettivi. La digitalizzazione dei servizi pubblici rende i processi più accessibili e trasparenti per i cittadini rappresentando un elemento chiave per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Siamo consapevoli che il percorso verso una digitalizzazione sempre più efficiente pone sfide importanti, fra queste la riduzione del divario digitale per formare le persone ad utilizzare le nuove tecnologie e studiare soluzioni per alzare ancora di più il livello di protezione dei dati. Tuttavia, ritengo che nel mondo contemporaneo il progresso digitale rappresenti non solo un’opzione ma, soprattutto, una necessità per affrontare al meglio le future opportunità che attendono la nostra società».

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