Enrico Bertino: «In Piemonte ogni anno nascono 3 mila bambini pretermine che non possono prendere latte dalla madre. Per loro le «banche del latte» sono fondamentali. Ma in Italia sono ancora troppo poche»
«Si parla tanto di donazione del sangue ma del latte materno si dice poco o niente. Eppure, per i neonati più prematuri il latte materno è l’alimentazione migliore, addirittura un salvavita in molti casi. E quando la madre non può allattare, quello donato da altre donne è l’alternativa migliore anzi: una vera e propria cura alla fragilità».
A dirlo è il neonatologo Enrico Bertino della Terapia intensiva neonatale universitaria dell’ospedale sant’Anna di Torino che, insieme alla collega Alessandra Coscia e ai ricercatori Laura Cavallarin e Marzia Giribaldi del Cnr, hanno appena brevettato un nuovo pastorizzatore che servirà a migliorare la qualità del latte umano donato ai neonati più deboli che, per vari motivi, non possono bere quello della loro madre.
«Oggi in Italia solo metà dei bambini nati prematuri riescono ad accedere alla banca del latte umano e questo, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione fatte negli anni dall’associazione banca del latte umano» precisa Bertino. Un fenomeno che tocca tutte le Regioni d’Italia, incluso il Piemonte, dove ogni anno nascono 3 mila bambini pretermine (prima delle 37 settimane di gravidanza), 400 gravemente pretermine (prima di 32 settimane) e, di questi, oltre 200 con un peso inferiore ai 1.500 grammi.
«Nel nostro Paese ci sono 41 banche del latte ma la loro diffusione è eterogenea – prosegue Bertino – basti pensare che in Sardegna e in Basilicata non c’è nemmeno una banca del latte umano». In Piemonte le cose vanno meglio (ce ne sono tre) ma, in linea generale, «l’Italia è ancora molto indietro rispetto al resto d’Europa – sostiene il neonatologo –. Un fenomeno legato principalmente a una scarsa consapevolezza» aggiunge il neonatologo.
Eppure, per i bimbi sotto il chilo e mezzo, il latte umano spesso rappresenta davvero un salvavita. «Ecco perché l’Europa ha deciso di intervenire e proprio in queste settimane dovrebbe uscire una legge il cui obiettivo è quello di organizzare in una economia di scala la donazione del latte materno» aggiunge il medico.
In questo contesto, il nuovo pastorizzatore appena brevettato servirà a garantire la giusta sicurezza microbiologica del latte donato ma – qui la novità – preservando maggiormente, rispetto al passato, la qualità del trattato. «Il sistema attualmente è scuro ma riduce la capacità del latte umano di fornire difese e di stimolare il sistema immunitario del neonato rispetto al latte fresco, a causa dell’intenso danno termico – spiegano da Città della Salute, da cui dipende l’ospedale sant’Anna di Torino -. Dopo anni di ricerche, pubblicate su riviste internazionali e appena presentate a un congresso europeo di Madrid, siamo riusciti a dimostrare che, invece, il pastorizzatore per piccoli volumi di latte (Low Volumes Milk Pasteurizer, Lo.V.Milk), basato su tecnologia High Temperature Short Time (Htst, 72°C per 15 secondi) e brevettato dai nostri ricercatori, può fornire latte con un migliore compromesso tra sicurezza microbiologica e qualità nutrizionale»
Il dispositivo inizierà a essere usato dal prossimo gennaio e pastorizzerà il latte destinato ai neonati critici ricoverati all’ospedale Sant’Anna e alla Banca del latte dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
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