La diplomazia sanitaria è ormai uno dei terreni principali su cui si gioca la competizione globale per l’influenza in Africa. Alla luce della crescente influenza di Pechino, l’Unione europea è chiamata a rivedere il suo approccio con un focus su tre aspetti chiave. Ecco quali nell’analisi di Emanuela Del Re, rappresentante speciale dell’Ue per il Sahel
15/12/2024
Dagli anni dieci del XXI secolo la diplomazia sanitaria è diventata una componente cruciale delle relazioni internazionali. In particolare l’Africa, con i suoi sistemi sanitari spesso fragili e le molteplici sfide sanitarie che si trova a dover affrontare, è diventata un campo di competizione per le varie potenze globali. La crescente presenza della Cina nel comparto farmaceutico e sanitario in Africa rappresenta una nuova sfida geopolitica, a cui l’Unione europea è chiamata a rispondere con una strategia che rafforzi la sua posizione e il suo ruolo nel continente.
L’INFLUENZA CINESE SULLA SANITÀ AFRICANA
La Cina ha sviluppato una robusta diplomazia sanitaria in Africa che fa parte del suo più ampio approccio di cooperazione economica e politica con il continente noto come Belt and road initiative (Bri). Sin dagli anni Sessanta la Cina invia missioni mediche in Africa, ma è negli ultimi anni che ha intensificato il suo impegno con investimenti significativi nelle infrastrutture sanitarie, nelle forniture mediche e nella formazione del personale sanitario. Durante la pandemia di Covid-19, la Cina ha dimostrato la sua capacità di mobilitarsi rapidamente per fornire aiuti sanitari, tra cui dispositivi medici come mascherine e ventilatori, e in un secondo momento attraverso la donazione e la vendita di vaccini contro il virus. La Cina ha utilizzato la cosiddetta “diplomazia del vaccino” per rafforzare ulteriormente le sue relazioni con i Paesi africani, promuovendo l’immagine di un partner affidabile e pronto a rispondere alle emergenze globali. Le aziende farmaceutiche cinesi, come Sinopharm e Sinovac, hanno giocato un ruolo-chiave in questo processo, e parimenti la costruzione di ospedali e cliniche da parte di imprese cinesi ha contribuito a migliorare la capacità infrastrutturale di diversi Paesi africani. Questo tipo di interventi è stato accolto favorevolmente dai governi africani che vedono nella Cina un partner non vincolato da condizioni stringenti legate, per esempio, al rispetto dei diritti umani o alla governance democratica, a differenza dei partner occidentali e in particolare dell’Unione europea per cui tali principi e valori sono imprescindibili.
L’APPROCCIO ATLANTICO: USA E UE
In risposta alla crescente influenza cinese, gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno tentato di rafforzare la loro presenza in Africa, specialmente nel campo sanitario, ma l’approccio strategico e le attività sul campo sono state meno coordinate rispetto a quelle di Pechino. Gli Stati Uniti hanno storicamente dominato l’area della salute pubblica in Africa attraverso iniziative come il Presidential emergency plan for Aids Relief (Pepfar) e i programmi per la lotta alla malaria, alla tubercolosi e altre malattie infettive. Il loro approccio è stato caratterizzato da investimenti ingenti ma spesso focalizzati su interventi di emergenza piuttosto che su uno sviluppo sistematico delle infrastrutture sanitarie locali. L’Unione europea, dal canto suo, ha prediletto un approccio più multilaterale, spesso in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e altre agenzie internazionali. Alla luce della crescente influenza della Cina, l’Unione europea è chiamata a rivedere il suo approccio alla diplomazia sanitaria in Africa con un focus su tre aspetti chiave: investimenti strategici, partenariati paritari e promozione della resilienza dei sistemi sanitari africani. Attraverso iniziative importanti come il programma Global health for all, l’Ue lavora per migliorare l’accesso a cure di qualità, rafforzare i sistemi sanitari africani e promuovere la produzione locale di farmaci e vaccini. Questo supporto non solo contribuisce a salvaguardare la salute pubblica, ma rappresenta anche uno strumento di soft power, consolidando le relazioni tra Europa e Africa e posizionando l’Unione europea come partner strategico nel contesto africano (e globale).
INVESTIMENTI STRATEGICI
L’Ue è oggi più che mai chiamata ad aumentare i suoi investimenti diretti nel settore farmaceutico africano, non solo attraverso donazioni o forniture mediche, ma stimolando la creazione di un’industria locale sostenibile. La Cina ha mostrato come le infrastrutture sanitarie possano essere utilizzate come strumenti diplomatici. L’Europa deve puntare a promuovere investimenti che favoriscano la produzione locale di farmaci e vaccini, attraverso partenariati pubblico-privati e il trasferimento tecnologico. Questo approccio contribuirebbe a ridurre la dipendenza del continente dalle importazioni e a garantire un accesso più equo alle cure. Il Global gateway, varato nel 2022, va in questa direzione.
COLLABORAZIONE PARITARIA E COSTRUZIONE DI FIDUCIA
A differenza dell’approccio cinese, spesso criticato per la sua natura verticistica e legata a interessi strategici ben precisi e poco velati, l’Ue persegue una cooperazione basata sul rispetto reciproco e sul dialogo paritario. È essenziale che l’Unione europea continui a presentarsi, a mostrarsi e a essere un partner affidabile e trasparente, promuovendo programmi sanitari che non solo rispondano alle emergenze, ma che siano orientati al lungo termine, supportando governance, ownership e sviluppo di capacità locali. A tal proposito, l’Ue dovrebbe insistere ancora di più sulla costruzione di alleanze e partenariati con le istituzioni sanitarie africane e pan-africane, facendosi portavoce delle esigenze locali e adattando i propri interventi alle specificità dei singoli Paesi.
PROMUOVERE LA RESILIENZA DEI SISTEMI SANITARI AFRICANI
La pandemia di Covid-19 ha messo in luce la fragilità dei sistemi sanitari africani e la loro vulnerabilità e volatilità di fronte alle crisi globali. Negli ultimi anni l’Unione europea si è concentrata in particolare su iniziative volte a rafforzarne la resilienza, puntando sulla formazione del personale medico, sulla digitalizzazione della sanità e sull’espansione della copertura sanitaria universale. L’Ue, inoltre, sostiene il processo di integrazione regionale dei sistemi sanitari finanziando sul piano bilaterale e multilaterale progetti che migliorino la cooperazione tra i Paesi africani e favoriscano la condivisione di risorse e competenze.
RAFFORZARE IL DIALOGO CON L’AFRICA
Affinché la nostra strategia sia efficace, come Unione europea siamo impegnati a rafforzare e intensificare il dialogo politico con l’Unione africana, le organizzazioni regionali e i singoli Paesi partner, e siamo impegnati a creare un’agenda sanitaria condivisa. Sosteniamo l’iniziativa dell’African medicines agency (Ama), nata per regolamentare i farmaci e i prodotti medici in tutto il continente. Supportiamo lo sviluppo di un’agenzia farmaceutica panafricana e promuoviamo l’adozione di standard di qualità più elevati per i prodotti farmaceutici venduti e prodotti in Africa.
THE WAY FORWARD
La diplomazia sanitaria è ormai uno dei terreni principali su cui si gioca la competizione globale per l’influenza in Africa. La Cina ha saputo sfruttare con abilità questo strumento per rafforzare la sua presenza economica e politica nel continente, ma l’Unione europea ha tutte le carte in regola per distinguersi, offrendo un modello di cooperazione più equo e sostenibile, alla pari, da partner a partner. Investendo nella resilienza dei sistemi sanitari africani, promuovendo la produzione locale di farmaci e vaccini e costruendo partenariati basati sul rispetto reciproco, l’Ue può rispondere in modo efficace alla sfida cinese e rafforzare il suo ruolo di attore chiave nello sviluppo del continente.
(Questa analisi è stata pubblicata sull’ultimo numero di Healthcare Policy)
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