Cresce l’affluenza nelle zone alluvionate: non riesce la spallata della politica, avanti anche sul Vanoi
Consorzi di bonifica, l’assalto di politica e cittadini preoccupati per un tema altrimenti dimenticato come la gestione delle acque non è riuscito. Il mondo agricolo (la «triplice» composta da Coldiretti, Cia e Confagricoltura, come la chiama qualcuno), ha tenuto. Eppure qualcosa, dopo il voto di domenica che ha rinnovato le assemblee dei dieci consorzi veneti, è cambiato.
Votanti in aumento
Ci avevano già provato i pentastellati cinque anni fa (perdendo) a voler essere precisi ma la tornata elettorale di quest’anno è stata inedita. Lo testimonia l’affluenza in crescita praticamente ovunque se si toglie l’area veronese in cui è rimasta pressoché identica a cinque anni fa. Il caso più eclatante è il consorzio Piave dove la lista di Giuseppe Romano, già presidente Anbi e sindaco di Vedelago ha creato non poco scompiglio. E così si è passati dai 20 candidati e 2.400 votanti di 5 anni fa ai 10.200 votanti di domenica con quasi cento candidati. Risultato: il 40% della lista Coldiretti (qui la «triplice» si è divisa) si affianca al 27% della lista Cia-Confagricoltura e al 31% di Acqua di Marca, la lista che ha messo insieme leghisti, dem, e semplici cittadini. Epicentro del mezzo «colpo di Stato» è stata, non a caso, la più volte alluvionata Castelfranco.
I numeri
Gli eventi meteo eccezionali che hanno messo in ginocchio molti territori a causa dei corsi d’acqua minori, e quindi con un diretto coinvolgimento dei consorzi, ha portato a votare persone che non l’avevano mai fatto con l’idea di avere qualcuno all’interno per seguire più da vicino gli interventi necessari. Saranno sei i membri dell’assemblea del consorzio Piave della lista di Romano, non tanti ma sufficienti a fare da «antenne» per la componente non legata al mondo dell’agricoltura. Resta di segno politico, invece, il consorzio Brenta, quello che sta difendendo il progetto ormai osteggiato da tutti, Regione inclusa, di una diga sul Vanoi. Qui gli sfidanti erano capeggiati da Giustino Mezzalira che si è fermato, però, a 146 preferenze su oltre 12 mila voti espressi. Poco, si dirà, ma gli ambientalisti sono andati a votare. E comunque c’è ancora da costruire una maggioranza. L’affluenza qui è stata di oltre il 9%, cinque anni fa si era fermata all’8. Al consorzio Bacchiglione (tenuto saldamente da Coldiretti) si è passati dal 2,6 al 3,4% di votanti, in numeri assoluti da 4.800 a 6.500.
Dove hanno vinto le donne
In tanti altri consorzi come per l’Alta Pianura Veneta gli agricoltori hanno tenuto ben saldo il timone. Qualche curiosità c’è, come il seggio conquistato da una donna, una delle pochissime, al consorzio Acque Risorgive (anche qui ha vinto la triplice con 15 eletti su 20 nonostante l’impegno diretto della Lega con il consigliere regionale Giulio Centenaro) o come l’unico eletto dei «cobas» dell’agricoltura sotto le insegne di «Agricoltori uniti», un esponente di quel movimento che ha «occupato» Rovigo con i trattori qualche tempo fa per l’Adige Po. Soddisfatto Carlo Salvan, Coldiretti: «Da sempre ci assumiamo la grande responsabilità di guidare questi enti, avendo ben chiaro che sono al servizio di tutti i cittadini e di tutte le imprese presenti sul territorio, agricole e non. Questa tornata elettorale conferma la leadership agli agricoltori ed in particolare ai candidati di Coldiretti. Oggi più che mai gli agricoltori sono consapevoli che una gestione efficace del territorio si può perseguire solo in sinergia con tutti i portatori di interessi. Ecco perché siamo particolarmente soddisfatti dell’affluenza alle urne». L’unione fa la forza anche per il presidente di Cia, Gianmichele Passarini: «La lista unitaria degli agricoltori è stata dirimente in tutti i Consorzi di bonifica veneti».
Acque Risorgive
Centenaro, da parte sua, specifica che il mandato avuto era «provinciale e non regionale» e che l’elezione di due candidati ad Acque Risorgive è un risultato «soddisfacente». «Per preparami alle elezioni – spiega il consigliere – mi sono reso conto che dovremmo mettere mano alla legge regionale che le regola: non ci sono quote di genere, non è obbligatorio presentare un programma e gli orari dei seggi vanno rivisti». L’attenzione sui consorzi non sembra, quindi, destinata ad attenuarsi. Nel mondo agricolo c’è chi sorride: «È l’effetto terzo mandato (che non ci sarà) quindi la caccia a nuovi posti da occupare, è aperta».
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