Droga a Catania, chi era il corriere della cocaina dalla Calabria

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CATANIA – La droga arrivava a Catania dalla Calabria trasportata da un solo corriere, che la consegnava a Catania, Palermo e Marsala. Proprio seguendo il corriere gli investigatori sono riusciti a sgominare due gruppi di narcotrafficanti a Catania, nell’operazione Cemento che la settimana scorsa ha portato in carcere 18 persone.

Il corriere della droga coinvolto nell’operazione era Rocco Rizzo, 35 anni. Seguendo i suoi movimenti anche grazie a un Gps installato sulla sua auto i poliziotti hanno ricostruito la mappa del traffico di cocaina a Catania e nella sicilia occidentale. Un flusso alimentato da persone legate alla rete calabrese del narcotraffico.

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I movimenti di droga a Catania

Rizzo entra nei radar nel 2021, quando è visto muoversi tra due abitazioni di via Palermo, a Catania. In una di quelle, al 499, è attiva una delle piazze di spaccio che per gli investigatori sarebbero gestite da Sebastiano Buda, in cui Rizzo entra con un grosso sacco di plastica e ne esce con una busta di carta. È una delle consegne di cocaina in cui il corriere riscuote il denaro da portare poi ai fornitori.

Lo stesso giorno, il corriere calabrese fa appena cento metri per arrivare al 473 di via Palermo, sempre con un sacco, sempre per uscirne poco dopo con una busta. Al residence è attiva un’altra organizzazione che si dedica al traffico di cocaina.

Le consegne

La polizia inizia così a tenere d’occhio Rizzo, installando un Gps sulla sua auto e facendo verifiche sui suoi recenti passaggi sullo stretto di Messina per consegnare droga a Catania.

Scoprono così che Rizzo effettua di frequente dei viaggi da Reggio Calabria a Catania e ritorno, contattando sia Sebastiano Buda che Maria Nicotera e Maria Concetta Barbanera, il primo referente delle piazze di spaccio di via Palermo 499 e Villaggio Sant’Agata, le due donne attive nel gruppo che importava cocaina per poi spacciarla nel negozio edile di Francesco Platania.

Oltre a questi gruppi, gli investigatori documentano diversi movimenti del corriere Rizzo in altre zone di Catania, da San Giovanni Galermo a San Giorgio a via Palermo e Villaggio Sant’Agata. Tutte soste di venti minuti, tra cui anche quelle dai due gruppi colpiti nell’operazione Cemento.

La prima cosa che fa Rocco Rizzo prima di partire dalla Calabria e appena tornato è sempre passare da Reggio Calabria, dalla polleria del padre. Il quale è intercettato, come documenta l’ordinanza di custodia cautelare, mentre fa da vedetta per il figlio, avvertendolo della presenza delle forze dell’ordine a Villa San Giovanni.

La polleria è usata da Rizzo come base per gli scambi di droga in Calabria. Lì riceve la droga, la prepara per trasportarla, e tiene i soldi che riceve in Sicilia in attesa di consegnarli ai fornitori.

La rotta dalla Calabria

Come scrive il Gip, Rizzo e un’altra persona coinvolta nell’inchiesta sono gli anelli terminali della catena di smistamento della cocaina in Sicilia. In particolare in un caso, in cui Rizzo si coordina con un altro personaggio comparso in inchieste legate al narcotraffico tra Calabria e Sicilia.

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Si tratta di Manuel Monorchio, 28 anni, accusato di essere il coordinatore dei corrieri e l’addetto a tenere i contatti con i grossi fornitori di cocaina, a cui faceva arrivare i soldi raccolti con l’attività di distribuzione.

Proprio sotto il coordinamento di Monorchio si svolge uno dei viaggi di consegna di Rizzo, 3 chili di cocaina a Palermo venduta a 36 mila euro al chilo. Al termine del viaggio Rizzo consegna 96 mila euro a Monorchio. Il quale trattiene i compensi per sé e per i corrieri. E incarica Rizzo di consegnare i rimanenti 87 mila euro allo “zio”, un personaggio operativo nella zona di Polistena, in provincia di Reggio Calabria.

Monorchio compare in un altro episodio legato al traffico di droga in Sicilia, quello della rapina a un altro corriere della droga.

Nel giugno del 2022 sparirono in una rapina a Palermo i 180 mila euro di una vendita di cocaina. Il corriere che li aveva in custodia disse di essere stato rapinato. Ma non fu creduto da Manuel Monorchio e un’altra persona, che ispezionarono il luogo della presunta rapina.

Il corriere denunciò poi di essere stato sequestrato da Monorchio e dall’altra persona. I quali gli avrebbero tagliato un dito minacciandolo di darlo in pasto ai maiali. Se non avesse restituito i soldi che loro sostenevano lui avesse rubato, inscenando una finta rapina.

Sia per Rocco Rizzo che per Manuel Monorchio il Gip ha deciso di non applicare la misura di custodia cautelare per incompetenza territoriale. Individuando la sede giudiziaria competente nel tribunale di Reggio Calabria.



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