a rischio l’ecosistema fluviale e lo sviluppo turistico sullo Jonio – Italia Libera

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Alla foce del fiume che ha dato origine al nome della città, Ottaviano e Marco Antonio nel 35 a.C. stipularono un accordo per rinnovare il triumvirato e contrastare Sesto Pompeo. Qui l’Acquedotto pugliese progetta di costruire un dissalatore già bocciato dall’Arpa Puglia. Si mobilita un comitato di cittadini per chiedere che il dissalatore si costruisca lontano dalla foce, prelevando l’acqua dal mare e non dal fiume, come dovrebbe essere logico. Per il Tara, il comitato propone di farne il capofila di un Parco dei fiumi carsici con gli altri quattro corsi d’acqua del comprensorio tarantino che riemergono verso la foce e sboccano nello Jonio. Assieme al Parco delle Gravine, sul quale la Regione ha già espresso parere positivo, con il suo percorso storico-ambientale il Parco dei fiumi carsici darebbe vita a una grande attrazione turistica per superare gradualmente l’economia dell’acciaio, come aspira la comunità jonica. Chiesto l’intervento del presidente della Regione Emiliano. In vista una grande assemblea cittadina


L’intervento di MARIO GUADAGNOLO

Le immagini della pagina raccontano il fiume carsico dopo la sua riemersione negli ultimi due chilometri dalla foce. Nasce a dieci chilometri dalla costa ionica in prossimità della Gravina di Leucaspide a Statte

Uno scempio. Si accingono a fare uno scempio. L’ennesimo sulla pelle della città di Taranto e sul suo ambiente dopo quello catastrofico e devastante dell’acciaio di Stato. Come è noto, è in itinere, su iniziativa della Giunta regionale pugliese, un progetto per la costruzione di un grande dissalatore alla foce del fiume Tara previsto tra i progetti finanziati dal Pnrr. L’opera è finanziata dal Fondo di sviluppo e coesione sottoscritto da poco tra governo e regione Puglia per 70 milioni di euro finanziati dal Pnrr. Destinatario è l’Acquedotto pugliese (Aqp) a cui l’opera è stata appaltata. Su di esso si sono espresse negativamente non solo le associazioni ambientaliste ma anche l’Arpa Puglia (Agenzia per l’ambiente regionale) che in una relazione di 24 pagine esprime il suo parere negativo sul progetto. 

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Nella relazione l’Arpa Puglia scrive: «Viste le carenze del progetto, permane la valutazione sfavorevole in merito alla compatibilità ambientale della proposta. Sul Tara c’è già la presa d’acqua di Acque del sud ex Epli di 1100 litri al secondo che rifornisce l’ex Ilva e l’irrigazione dell’agricoltura e, se si aggiunge il prelievo del dissalatore Aqp, il fiume che non ha una grande portata è destinato a scomparire». La scelta di costruire il dissalatore alla foce del fiume è dettata dal fatto che la salinità del Tara è minore rispetto a quella del mare e questo renderebbe meno costose la costruzione e la gestione del mega impianto. Il dissalatore, come logica e buon senso vorrebbero, dovrebbe invece essere costruito in mare o in un altro posto non alla foce di un fiume. 

Il fiume Tara è balneabile e, per antica tradizione, le acque sono ritenute molto benefiche per i dolori articolari; la temperatura delle acque a due chilometri dalla foce oscilla dai 13 C° ai 18 gradi C° per tutto l’anno

Allo scopo di evitare questa sciagura a Taranto si è costituito un Comitato di cittadini per la salvezza del fiume Tara. Diverse le ragioni per dire no alla costruzione del dissalatore sul fiume. Ragioni di carattere storico ed identitario ma anche ragioni di tutela ambientale. È a tutti noto il valore storico del fiume Tara. Come scrive lo storico greco Appiano di Alessandria nella sua opera “Historia Romana”, sulle sponde di questo fiume Ottaviano e Marco Antonio nel 35 a.C. stipularono un accordo per rinnovare il triumvirato per altri cinque anni con l’impegno di unire le forze e contrastare Sesto Pompeo. Ma il fiume è soprattutto importante per la città di Taranto per il valore identitario e simbolico che rappresenta. Esso è caro alla storia della città per essere legato alla leggenda della sua fondazione e all’origine stessa del suo nome. 

Ma il no alla costruzione del dissalatore alla foce del fiume è supportato anche e soprattutto dal fatto che esso comporterebbe un vero e proprio disastro ambientale poiché distruggerebbe un ecosistema importante essendo quello del Tara uno dei pochi sistemi idrici della provincia di Taranto oltre che un’oasi ambientale di notevole pregio. Il Comitato per la salvezza del fiume Tara fa appello alla mobilitazione dei cittadini per impedire questo ennesimo scempio perpetrato ai danni di una città che ancora porta i segni di un’altra violenza, l’acciaio di Stato, salvare l’ecosistema rappresentato dal fiume e lavorare, al contrario, per la redazione di un progetto per un Parco dei fiumi carsici (il Tara è un fiume carsico) del comprensorio. Oltre al Tara, il Parco comprenderebbe il Galeso, il Cervaro, il Patemisco, il Lenne e altri corsi d’acqua di origine carsica presenti sul territorio. Il Parco con il suo percorso storico-ambientale rappresenterebbe una grande attrazione turistica. 

D’estate molti tarantini preferiscono balneare nelle acque del Tara (credit Saverio Campanelli)

Questo progetto potrebbe essere il pendant strutturale del Parco delle gravine sul quale la Regione ha già espresso il suo parere positivo e il cui progetto è in stato avanzato. Si tutelerebbe così un bene ambientale di grande valore storico e si darebbe luogo, nel contempo, ad un investimento turistico di notevole valore economico nella direzione della diversificazione dello sviluppo che è un obiettivo da sempre perseguito dalla comunità jonica per superare gradualmente l’economia dell’acciaio. In tale progetto devono essere coinvolti i comuni del comprensorio interessati: Taranto, Massafra, Statte, Mottola, Palagiano, Palagianello, Crispiano.  

Va precisato, per chiarezza, che il Comitato non è contro la costruzione del dissalatore in quanto tale, poiché ritiene la costruzione di un dissalatore un’operazione giusta e lungimirante in una regione che ha bisogno di acqua sia per gli usi potabili che per quelli irrigui agricoli, soprattutto in un momento in cui il riscaldamento globale condanna i nostri territori alla siccità. Il Comitato chiede solo che il dissalatore venga costruito in mare, in un altro sito lontano dal fiume. Il Comitato ha in programma, a breve, una grande assemblea di cittadini con la partecipazione di consiglieri comunali, regionali, partiti politici e istituzioni per affrontare e discutere il problema e mobilitarsi, chiedere un incontro al sindaco di Taranto e Presidente dell’Amministrazione provinciale, Rinaldo Melucci, e al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, perché la Giunta regionale ritorni sui suoi passi e modifichi la localizzazione del dissalatore. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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