AUGUSTA – Perché ad Augusta si compra la benzina più cara d’Italia, isole minori escluse? Perché nella città petrolchimica dove si fabbricano combustibili per mezzo mondo, i prezzi alla pompa sono inversamente proporzionali ai costi di trasporto delle autobotti? Perché nella vicina e trafficata Siracusa un pieno costa meno, per non parlare dell’altrettanto confinante e trafficatissima Catania? Perché le tariffe liberamente praticate dalle multinazionali nei distributori della zona, contraddicono gli stessi principi economici del libero mercato che vogliono prezzi di vendita più alti dove c’è maggiore domanda, perché ci sono più mezzi in circolazione? Ora se lo chiede anche il coordinamento cittadino di Forza italia, invocando un intervento della Regione siciliana e dell’amministrazione comunale, con la mediazione della prefettura. Un comunicato diffuso il 17 dicembre dal coordinatore Paolo Amato, avverte che per la politica locale non è più eludibile il problema del caro-carburante “su misura” per gli augustani. Il documento alza il velo sul cartello dei petrolieri, che attraverso le stazioni di servizio spreme gli automobilisti proprio dove maggiori sono i disastri ambientali causati dalla raffinazione. Una situazione paradossale, che solleva una domanda: ci sono “costi“ diversi da quelli direttamente legati all’attività degli impianti, cioè “prettamente locali”, che i produttori poi scaricano direttamente sugli augustani?
PER APPROFONDIRE: Augusta, Anac e sponsor concerti: bufera “estate eco-insostenibile”
“Benzinai locali incolpevoli”: Fi denuncia il cartello fra raffinatori e catene di distribuzione.
Amato fa notare che “i singoli gestori dei distributori hanno un margine di ricarico bassissimo”. Fino a qualche anno fa, per quelli legati a un grande marchio c’era pure una quota percentuale che seguiva il prezzo fissato giorno per giorno dalla casa-madre. Ora le reti di distribuzione più grosse danno ai benzinai una quota fissa intorno i 3,5 centesimi al litro, indipendentemente dalla tariffa alla pompa. Dall’ottovolante tariffario perciò gli esercenti non ricavano nulla. Semmai dalle impennate dei prezzi ci perdono, perché simmetricamente si riducono pure i consumi in litri di carburante. “Il problema vero lo pone quindi la grande distribuzione proprietaria degli impianti, che in gran parte è rappresentata dalle stesse aziende produttrici o da gruppi finanziari di loro riferimento”, sottolinea il coordinatore forzista. Nel suo comunicato lamenta che “l’obbligo di esposizione del prezzo medio regionale alla pompa, che faceva da deterrente, è stato abolito dal Consiglio di Stato: così di fatto si continua a fare cartello, tenendo i prezzi alti su tutti gli impianti, senza che il consumatore sappia quanto sta pagando in più rispetto al resto della Sicilia“.
PER APPROFONDIRE: Augusta, il sindaco che fa uscire l’acqua dal pozzo
Amato: intollerabile che augustani paghino il carburante ancora più caro di Siracusa e Catania.
Anche senza quei tabelloni rivelatisi comunque inutili a calmierare, i pendolari della zona possono però farsi un’idea di quanto vengono spremuti, quando si trovano a fare rifornimento nei capoluoghi confinanti. Così Amato dice che “non è più tollerabile che i cittadini di Augusta continuino a pagare il carburante fino a 12 centesimi in più al litro, rispetto agli altri distributori della provincia di Siracusa. Per non parlare della vicina Catania, dove i prezzi sono in assoluto molto più bassi”. Cioè, paradossalmente, la benzina costa meno proprio dove ci sono più domanda e maggiori spese per rifornire le stazioni di servizio. “Si tratta di una situazione cristallizzata nel tempo che non ha alcuna giustificazione, se si considera la vicinanza del polo petrolchimico ad Augusta, e quindi non ci sono nemmeno i costi di trasporto visto che le industrie distano solo pochi chilometri”. Il coordinatore forzista trae l’incredibile conclusione “che qui da noi il prezzo del carburante è inversamente proporzionale” ai costi delle autobotti per i distributori. Infatti, “più chilometri si fanno e meno costa, meno se ne fanno e più costa: perché questo feroce accanimento per il popolo augustano?”.
PER APPROFONDIRE: Augusta d’estate, la grandeur è degli sponsor: elargiti 123 mila euro
Di Mare e gli sponsor raffinatori: chiesto al sindaco Fdi “un atto deliberativo di protesta”.
Eppure, “l’alto prezzo che il territorio paga in termini di inquinamento ambientale e cronicizzazione di alcune gravi malattie, anche in questo caso va tenuto in considerazione a tutti i livelli. Sia per le ricadute che si devono avere nel campo del sociale e del potenziamento dei servizi, sia nell’abbattimento dei costi legati ai prodotti che provengono dal nostro Petrolchimico“. Forza italia dice che “la vertenza deve diventare complessiva, dalla battaglia per l’occupazione contro la fuga delle industrie, alla questione centrale della qualità della vita nei comuni industriali“. Perciò il coordinatore cittadino ritiene fermamente “necessario che il problema venga affrontato a tutti i livelli, anche con il coordinamento del prefetto e del presidente della Regione, e con il coinvolgimento dell’amministrazione comunale“. Amato fa inoltre sapere che “abbiamo già dato mandato al nostro assessore, Valeria Coco, di farsi promotore di concrete interlocuzioni con il sindaco Giuseppe Di Mare, al fine di predisporre un atto deliberativo dí protesta“. Una richiesta che il primo cittadino meloniano, in piena campagna elettorale e quindi fortemente interessato all’intesa coi forzisti dopo il recente crollo delle sue azioni dentro Fratelli d’italia, difficilmente potrà ignorare. Nonostante gli eccellenti rapporti intrattenuti con i raffinatori, che hanno finanziato generosamente parecchi eventi del Comune.
PER APPROFONDIRE: Augusta, Auteri e il “familygate” Fdi sui fondi spettacoli della Regione
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link