Energie rinnovabili, un passo avanti e due indietro

In Europa, l’inflazione ha visto un’impennata significativa negli ultimi mesi, con l’area dell’euro che ha registrato un aumento dell’inflazione IAPC al 2,3% a ottobre. Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, sostiene che uno dei principali fattori che ha contribuito a questa crescita sono gli effetti base legati all’energia. “Mentre il mercato si attendeva una lieve crescita dell’inflazione, i dati hanno confermato che l’inflazione core, ossia quella che esclude i beni volatili come energia e alimentari, è rimasta al 2,7%, lievemente al di sotto delle previsioni”. Tuttavia, un aumento nei prezzi dei beni di base ha impedito una discesa più marcata dell’inflazione core.

Le valutazioni delle agenzie internazionali

Gli effetti degli aumenti dei costi energetici sono anche uno dei principali temi nelle valutazioni delle agenzie internazionali. S&P Global Ratings ha recentemente avvertito che, sebbene ci siano altri rischi elevati legati alla crescita economica globale, i conflitti regionali e l’incertezza riguardo l’evoluzione dei prezzi dell’energia rappresentano una delle maggiori minacce per l’economia europea nel breve periodo. Questo, con il rischio che le politiche commerciali protezionistiche e il rallentamento della crescita possano aggravare la situazione, mettendo ulteriormente a dura prova la resilienza delle economie.

Prezzo petrolio

Ma non è solo l’economia globale a essere in gioco. La transizione verso energie rinnovabili, pur essendo una necessità sempre più urgente, è una sfida che riguarda anche la diplomazia internazionale. La conferenza COP29, tenutasi di recente, ha mostrato che le negoziazioni globali sul cambiamento climatico sono spesso ostacolate da compromessi diplomatici che non sempre riescono a tradursi in azioni concrete. Come sottolineato da MUFK Bank, la conferenza ha mostrato come la politica e la scienza non sempre vanno di pari passo. “Tuttavia, l’attenzione si sposta già verso la COP30 in Brasile, dove si prevede un impegno maggiore verso la riduzione graduale dei combustibili fossili e misure più incisive sul fronte della biodiversità, in particolare per proteggere le foreste amazzoniche, risorsa fondamentale per la regolazione del clima globale”.

Il trasporto marittimo

Una delle principali sfide, tuttavia, rimane quella dei trasporti marittimi, che sono responsabili di circa il 3% delle emissioni globali di gas serra. Nonostante il settore marittimo rappresenti una delle modalità di trasporto più efficienti dal punto di vista delle emissioni di carbonio, il volume del commercio globale significa che il suo impatto ambientale resta considerevole. Willem Visser, sector portfolio manager di T. Rowe Price, evidenzia che la riduzione delle emissioni nei trasporti marittimi dipende principalmente da due fattori: il passaggio a combustibili alternativi e l’efficienza energetica. “Tra le soluzioni più promettenti, i biocarburanti e il metanolo stanno guadagnando terreno come carburanti di transizione, ma la vera sfida risiede nel lungo termine, con l’obiettivo di raggiungere l’emissione zero nel 2050”, conclude.

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