La scorsa settimana abbiamo partecipato al presidio ambientalista tenutosi a Biella. A presenziare erano diversi comitati e collettivi che si occupano di salvaguardare il territorio del biellese e piemontese: Movimento Valledora, Gruppo biellesi No Tav, Ambiente e futuro Salussola, La città di sotto, Coordinamento antifascista. Questo presidio è stata un’ottima occasione per conoscersi e avere un’ulteriore occasione di confronto.
La diversità di comitati che ha partecipato ha mostrato come il territorio biellese sia sotto attacco sotto diversi punti di vista e come, nonostante ciò, abbia l’intenzione di organizzarsi per difendere il proprio territorio. Oltre a dighe e discariche, il territorio biellese vede la presenza di un poligono militare all’interno del quale si svolgono esercitazioni. Queste esercitazioni interessano l’area del parco naturalistico della Baraggia, imponendo il divieto di transito nella zona per permettere le attività militari. Un chiaro esempio dello sfruttamento dei territori a scopi bellici alle nostre latitudini.
Il contesto della Baraggia ci mette di fronte a un collegamento evidente: quello tra le guerre e la distruzione dei territori, ovunque. È importante sottolineare come queste attività avvengano all’interno di una vasta area protetta, dove sorge uno spazio di proprietà dell’esercito che ciclicamente fa svolgere esercitazioni con mezzi cingolati e artiglieria pesante. Nel clima di guerra generale il fatto che i nostri territori diventino aree da sfruttare per gli interessi bellici mondiali fa toccare con mano la materialità della guerra anche in casa nostra. È assolutamente centrale quindi dare sostegno alle iniziative che si organizzeranno in quei luoghi e continuare a aggiornare.
Iniziamo invitandovi a leggere i resoconti dei due appuntamenti della settimana scorsa, riportati in ordine temporale.
Assemblea aperta del 10 dicembre dal titolo “SBARAGGIAMO I MILITARI. Contro le manovre militari in Baraggia. Contro le guerre, per la difesa del territorio contro la deriva autoritaria” tenutasi presso lo spazio Hydro, organizzata dal Laboratorio sociale – La città di sotto.
E’ iniziato il cammino. Consapevoli della difficoltà dei tempi, sappiamo che non sarà breve (ci sono stati tempi più attivi ma appartengono al passato).
Ma condividiamo la scelta di costruire una comunità (un movimento?) contro le guerre, strumento per tenere in vita un sistema distruttivo per le persone e per l’ambiente. Un’economia di guerra, l’aumento delle spese militari, la costruzione di muri e barriere, la “militarizzazione” della società, la deriva autoritaria (Ddl sicurezza) sono le tappe della costruzione di un mondo di incertezze e paura.
Diffondere un’altra narrazione del mondo è urgente e necessaria. Costruire una critica al tempo presente è la strada da percorrere. Dare vita ad una “utopia della pace” in questo tempo di guerra è l’obiettivo!
Sensibilizzare, coinvolgere, contro informare, favorire una nuova presa di coscienza. Rompere l’accerchiamento mediatico del “pensiero unico”. Liberare…
Sviluppare iniziative pubbliche sul territorio intorno a temi urgenti per aiutare a capire. Le forme delle guerre in corso e le implicazioni antropologiche; il coinvolgimento dell’Italia (Leonardo e le spese militari); nazionalismo e storia del colonialismo italiano; repressione, censura e riduzione della manifestazione del dissenso attraverso il “decreto sicurezza”, …
Consapevoli che temi così debbano essere affrontati tenendo integra la loro complessità, cercando di costruire un file rouge che li tenga insieme
Si potrebbero individuare delle date ufficiali intorno alle quali costruire iniziative pubbliche: 10/2 Ricordo e colonizzazione; 25/4 la Resistenza; 2/6 Repubblica e Costituzione; 4/11 guerra e antimilitarismo; ecc.
Ma anche coinvolgere la popolazione in momenti conviviali: pranzi o cene e… controinformazione.
E prepararci ad interventi in Baraggia contro, e durante, le esercitazioni militari che sono aumentate rispetto al passato e si fanno sempre più invasive.
Interventi organizzati meno occasionali e simbolici, più strutturati ed eclatanti. Che coinvolgano più direttamente le popolazioni vicine di Candelo, Mottalciata, Benna, Castelletto Cervo…
Ci vuole tempo ne siamo consapevoli. Siamo pronti a incontrare tutte le persone (e le associazioni) che lo desiderino, per chiarimenti e/o adesioni attive.
Certamente ci ritroveremo ancora, a gennaio ad esempio, dopo la pausa di fine anno.
Presidio ambientalista tenutosi il 14 dicembre ai giardini Zumaglini, organizzato dal Circolo Tavo Burat (Pro Natura) e il Centro territoriale per il volontariato ETS.
“Non lasciarsi tagliare la lingua” questa frase di Tavo Burat ricordata ieri al presidio da Giuseppe Pidello nell’intervento in cui motivava la sua adesione al nostro circolo, sintetizza bene il senso dell’evento di ieri ai giardini Zumaglini, a Biella.
Abbiamo raccolto e raccontato le questioni ambientali aperte nel Biellese e fatto il punto su come, unendole, ne esca una pressione eccessiva degli interessi privati su quelli pubblici. Quello che possiamo definire “estrattivismo”, ovvero lo sfruttamento delle aree abbandonate e in crisi di invecchiamento, come lo è il nostro territorio.
C’era anche “Il suono del respiro”, gruppo teatrale libertario, che ha portato la performance “Eppure ci piace sognare”. Questa è la seconda frase importante della giornata di ieri. Ripensare il futuro, farlo insieme, è il primo passo per modificare quello che ci circonda, che, evidentemente, sta andando nella direzione sbagliata.
“Il suono del respiro” ha ripreso le parole dai libri scritti in carcere da Nicoletta Dosio e da Leonard Peltier. Nicoletta Dosio è un’attivista No Tav che sta subendo duramente la repressione e Leonard Peltier è un nativo americano ingiustamente recluso da quasi 50 anni nelle carceri USA. L’ultima possibilità di uscire , ottantenne e malato, dalla detenzione è che Biden gli conceda la grazia prima di cedere il mandato da Presidente degli USA.
La storia di Peltier rappresenta bene quanto l’estrattivismo faccia anche rima con colonialismo.
“Certo la vicenda degli indiani d’America è molto più grande” ha detto Anna Andorno del Movimento Valledora raccontando la folle concentrazione di impiantistica per i rifiuti che, in soli vent’anni, è stata realizzata tra Biellese, Vercellese e Canavese “ma le dinamiche di quel colonialismo sono le stesse che subiamo noi. Arrivano i potentati, si insediano sul territorio, costruiscono alleanze con i potenti locali, comprano e smembrano il tessuto sociale. Ma noi siamo tenaci”. Tenacia che ha pagato, visto che, al momento, l’inceneritore di Cavaglià è stato respinto dal parere delle Provincia di Biella. Certo A2A, l’azienda che lo vorrebbe realizzare, ha fatto ricorso. E noi come circolo interverremo, insieme alle altre associazioni, perché il diniego della Provincia non venga ribaltato dal Tribunale.
Cosa che è successa invece a Salussola con la discarica di Amianto. Come ha raccontato Rita Daniela del Comitato Salussola Ambiente e Futuro, è stata ribaltata la sentenza del Tribunale di Stato che dava ragione al comitato e ai produttori di riso. La sentenza si pronunciò contro la discarica e la sua prossimità alle produzioni DOP di riso di Baraggia. E’ seguita un’altra sentenza del Consiglio di Stato che ha ribaltato quella del TAR. L’ultima speranza è un ricorso per revocazione della sentenza del Consiglio di Stato intrapreso dalle sorelle Turletti, proprietarie di un’azienda risicola.
Infine è intervenuto Daniele Gamba spiegando che la questione della diga in Valsessera, mega progetto a cui ci opponiamo, potrebbe chiudersi con un successo. Scadendo i tempi del procedimento della Valutazione d’Impatto Ambientale con cui era stato autorizzato questo impianto, a meno di inserimenti in extremis in decreti governativi o legge finanziaria, non verrà realizzata se non aprendo un nuovo procedimento.
Il Circolo Tavo Burat, con il presidio di ieri, intende unire le singole vertenze e inquadrare il Biellese in una ridefinizione comune, processo necessario per la sua rinascita. “Se riusciremo a fare arrivare nuovi abitanti nel Biellese” ha detto Giuseppe Pidello al termine del suo intervento ieri ai giardini Zumaglini “non devono essere nuovi colonizzatori, ma persone preparate a ciò che incontrano e a chi incontrano”.
Quindi la scelta che si impone per il futuro, quella tra continuare nell’ “estrattivismo” delle risorse o proporre un nuovo ambientalismo che veda nel ripopolamento della montagna e della campagna un processo di riequilibrio dell’azione dell’essere umano nei confronti delle risorse naturali.
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link