Sassari «Scusa ma sono di fretta. Oggi parto per una serie di impegni di lavoro e sono in ritardo, fra due ore devo imbarcarmi e non ho ancora fatto le valigie». Chiara Martini, 38enne, sarda che vive a Olbia, non ha molto tempo libero da quando è uscito “Confessioni di una cortigiana”, il suo libro. Perché Chiara, che non è il suo vero nome, è la protagonista di un racconto autobiografico scritto per mettere nero su bianco le sue confessioni.
Lei si definisce “cortigiana” in un tempo in cui si sente parlare di escort, onlyfanser e content creator?
«In realtà mi definisco una cortigiana del nuovo millennio, che è quello che sono. Le escort, per quanto professionali, offrono un servizio breve in un lasso di tempo altrettanto breve e per un target di persone medio. Anzi, popolare. Lo dico senza offendere nessuno. Io offro compagnia a 360 gradi, fisica ed erotica, ma soprattutto intellettuale e culturale, che possa stimolare anche il cervello».
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Ci può fare un esempio?
«Per me è importante condividere una conoscenza enologica, culinaria e culturale. Ecco, quando il mio ospite lo desidera, scelgo un menù raffinato, con uno costo aggiuntivo, e lo consumiamo all’interno degli incontri dopo che è stato preparato da uno chef ».
Ospite?
«Sì, chiamo così le persone che scelgo di incontrare».
Cosa racconta nel suo libro?
«Ho scritto i motivi e le motivazioni che mi hanno spinta verso questa direzione, che poi fanno parte dei tanti aspetti che caratterizzano la mia personalità. Durante la pandemia avevo ben poco da fare e ho deciso di dedicarmi a qualcosa di stimolante che normalmente non avrei avuto il tempo di completare. Ma soprattutto l’ho fatto perché mi interessava potermi mettere a nudo di fronte al pubblico, in modo da spiegare la mia scelta».
Perché alla fine è di questo che si tratta, una scelta.
«Proprio così, non lo faccio solo per avere un tornaconto economico o per risolvere le difficoltà. Io ho la mia vita, sono un’imprenditrice e questo non è il mio lavoro principale. Ho un’attività ben avviata in Costa Smeralda, essere una cortigiana è solo un modo per evadere».
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Quindi l’aspetto economico non conta?
«Diciamo che è diventato un fattore, non lo nego».
Anche perché lei mette subito in chiaro le cose, a partire proprio dall’aspetto economico dei suoi incontri.
«Fissare una cifra proibitiva per i più è la prima selezione per chi decide di volermi incontrare. Non tutti possono permettersi di spendere 600 euro per un incontro di un’ora, 700 per un’ora e mezza e 800 per due ore fino a 10mila per 48 ore».
Lei dice di essere un’imprenditrice, quindi a un certo punto ha deciso di cambiare vita?
«No, non ho mai cambiato vita. Ho sempre avuto e ho una vita regolare, sono laureata in Scienze della comunicazione, ho un percorso di studi in ambito imprenditoriale e di marketing ad alti livelli. La verità è che sin da quando ero ragazzina sognavo di vivere una vita alternativa. Volevo provare quello che fantasticavo, in compagnia di uomini interessanti, di cultura, con esperienza mentale e fisica. Ho sempre avuto voglia di condividere l’intimità con quelli che definisco “gentiluomini”».
Però queste “evasioni” comportano anche rischi. Si è mai sentita in pericolo?
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«Per fortuna non ho mai avuto paura. Nella maggioranza dei casi mi sono trovata molto bene, sempre con persone serie».
È stata fortunata?
«Non è questo. Grazie alla mia formazione sono in grado di capire chi sto incontrando dopo pochi messaggi, perché inizia tutto su Whatsapp. È allora che io capisco se una persona è ansiosa o arrogante, se vuole comandare o prevaricare. Riesco a capire la formazione, l’intelligenza emotiva…. E quando non riscontro queste qualità, blocco il contatto. Perché comunque è capitato di parlare al telefono con persone bizzarre».
Le è mai capitato che un ospite si innamorasse di lei?
«In realtà succede abbastanza spesso. Ci sono persone che si invaghiscono ma dopo un tot di tempo si rendono conto di dover mettere dei freni, capiscono da soli che non è il caso di continuare. Nel 99 per cento dei casi si risolve così, sennò mi allontano io».
Anche perché lei ha un compagno.
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«Sì, è vero. Siamo persone mentalmente libere e aperte e, lo dico subito, non siamo strani. Entrambi comprendiamo che non si debba rinunciare a vivere esperienze di questo tipo solo per i blocchi mentali».
Come avete vissuto questa esposizione pubblica?
Dopo l’uscita del libro è stata contatta anche da giornalisti brasiliani. «Ma non parlo il portoghese ( ride, ndr). La verità è che la mia esposizione pubblica lo ha rincuorato. Lui sa quanto io sia selettiva e non si preoccupa. Quello che non mi va, lo scarto. Preferisco perdere un’occasione che rischiare qualcosa».
Ritornando al suo libro, cosa c’è di vero in quello che racconta? «Tutto. Dico che la autobiografia è romanzata perché tutelo la mia privacy e quella dei miei ospiti. A viso scoperto non lo avrei mai potuto raccontare a nessuno».
Quanto è importante la privacy?
«È fondamentale. Anche nel mio sito mostro solo parzialmente il viso e poco altro. Pubblicare le mie foto sul web senza accorgimenti sarebbe controproducente per il mio lavoro, quello vero. Poi la mia famiglia non conosce questo aspetto della mia vita e non voglio che lo scopra perché quello che per me è solo un modo per evadere, per loro potrebbe essere divisivo. Inoltre desidero rimanere anonima, altrimenti sarebbe come essere una pornostar e portarsi appresso un’etichetta».