CATANIA – L’esito dell’operazione “Villa Glori” a Catania. Alle prime ore di questa mattina, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, oltre 100 militari del comando provinciale dei carabinieri di Catania, supportati dai reparti specializzati dell’Arma, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare personale (6 in carcere e 6 all’obbligo di dimora) emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, su richiesta della locale Procura Distrettuale della Repubblica, nei confronti di 12 indagati.
Operazione “Villa Glori”
È stata data inoltre esecuzione ad un decreto di perquisizione e contestuale informazione di garanzia, emesso dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, nei confronti di altri 8 indagati in stato di libertà.
Le accuse
Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di concorso in estorsione, furto aggravato in concorso, ricettazione aggravata in concorso, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, nonché detenzione illegale di armi.
L’operazione, denominata “Villa Glori“, ha riguardato un gruppo che avrebbe disponibilità di armi e base operativa in una “stalla” sita nel quartiere Picanello di Catania e più precisamente in una traversa di piazza Villa Glori. Il gruppo sarebbe stato dedito, senza soluzione di continuità, ai furti di veicoli in sosta sulla pubblica via, alle estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno” e alla ricettazione degli stessi mezzi.
Traffico di droga
Dalle indagini è inoltre emerso che 12 indagati sarebbero stati anche coinvolti in un’attività di traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, principalmente marijuana, hashish e droghe sintetiche.
L’esito dell’operazione
L’indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica e condotta dal Nucleo Operativo della compagnia carabinieri di Catania Piazza Dante da ottobre 2022 ad aprile 2023, si è sviluppata attraverso attività tecnica di intercettazione e numerosi riscontri oggettivi quali arresti in flagranza di reato, sequestri di droga, denaro e armi, che hanno consentito di ricostruire a livello investigativo il modus operandi degli indagati, che quotidianamente avrebbe commesso furti di veicoli nella provincia di Catania con strumenti tecnologicamente avanzati per eludere le centraline elettroniche.
I mezzi trafugati sarebbero poi diventati oggetto di estorsioni che fruttavano tra i 500 ed i 1500 euro, a seconda della marca, del modello e del valore di mercato del veicolo.
Le estorsioni sarebbero state attuate secondo la cosiddetta “regola dei tre giorni dal furto“, che si riferisce al limite temporale entro il quale i proprietari avrebbero potuto contattare gli autori per riottenere il bene solo dietro il pagamento della somma di denaro. Infine, trascorsi i tre giorni, le ricettazioni sarebbero state compiute nel caso di mancato perfezionamento del reato estorsivo, attraverso la vendita del veicolo trafugato a soggetti deputati al “taglio“.
La stalla come deposito
La stalla, come detto, avrebbe rappresentato, non solo simbolicamente ma anche operativamente, il fulcro delle loro attività illecite. Una sorta di base dove gli indagati si sarebbero incontrati per pianificare i reati, discutere del prezzo delle estorsioni, trafficare stupefacenti.
Nella stalla il gruppo avrebbe custodito anche armi e droga, come emerso nel corso di una perquisizione eseguita durante le indagini, che ha permesso di sequestrare una pistola cal 7,65, il calciolo di un fucile, munizioni varie e 15 stecche di marijuana.
Gli indagati avrebbero adottato anche strategie per eludere eventuali investigazioni, dimostrando una notevole “professionalità” criminale nella gestione delle loro attività illecite, come evidenziato dalle intercettazioni che documentano l’utilizzo di un linguaggio volutamente criptico e vago. Queste modalità di comunicazione trovavano applicazione non solo per organizzare furti o estorsioni, ma anche per la gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti.
I NOMI
A tale proposito, emergerebbero dalle indagini svolte quali indiziati le figure chiave di Giuseppe Tringale, detto “Zio Pino“, e Angelo Di Stefano, già condannati per associazione per delinquere di stampo mafioso e autori di numerose estorsioni in concorso; di Carmelo Enrico Privitera e Sebastiano Sanfilippo, che sarebbero implicati sia nell’organizzazione dei furti che nelle successive estorsioni; Francesco Spinella, che sarebbe coinvolto nei furti, nella gestione delle estorsioni unitamente ad altri coindagati e nella attività di spaccio; di Fulvio Antonino Amante che, avendo accesso diretto ad armi, avrebbe svolto svolgeva un ruolo di primaria importanza nella contrattazione con le vittime dei furti, contattando di volta in volta i proprietari per prospettare loro la restituzione del bene dietro pagamento di un corrispettivo e, in altre occasioni, svolgendo trattative con terzi, a loro volta interessati a far riacquistare la disponibilità dei veicoli ai proprietari.
Le attività investigative hanno inoltre raccolto indizi significativi che collegano i reati contestati a una rete di ulteriori soggetti, tra cui Alessio Scuderi, Damiano Scuderi, Giuseppe Renato Boccuni, Giuseppe Licciardello, Carlo Rosselli, Antonio Giuseppe Tringale, Rosario Buzzanca e Salvatore Vinciguerra, coinvolti prevalentemente nello spaccio di sostanze stupefacenti.
A riscontro delle investigazioni, sono stati arrestati 8 soggetti. Inoltre, sono state sequestrate tre pistole, un fucile sovrapposto, munizioni varie. Trovati anche più di 20kg di marijuana, 1,6kg di hashish, 35gr di cocaina, 25gr di ketamina, 25gr di MDMA. Si aggiungono 19 pasticche di Ecstasy e circa 5000 euro in contante.
Persone destinatarie delle misure:
- Rosario Buzzanca (25 anni)
- Francesco Spinella (24 anni)
- Angelo Di Stefano (63 anni)
- Federico Morabito (21 anni)
- Sebastiano Sanfilippo (32 anni)
- Giuseppe Tringale (54 anni)
- Fulvio Amante (21 anni)
- Santo La Martina (38 anni)
- Orazio Leonardi (46 anni)
- Ernesto Carmelo Nicolosi (38 anni)
- Carmelo Enrico Privitera (29 anni)
- Alessio Scuderi (23 anni)
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