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Sulla Gazzetta di Benevento, abbiamo letto un interessante articolo dell’ex onorevole Roberto Costanzo. Lo condividiamo quasi in ogni sua parte. Sull’avverbio quasi torneremo al termine dello scritto.

L’On. Costanzo torna sulle polemiche che hanno interessato l’invaso di Campolattaro, spiegandoci che l’opera impatta totalmente sulla provincia di Benevento e dunque i costi li sostiene per intero il nostro territorio, mentre “l’utilizzazione dei servizi di quelle opere, quasi totalmente sono destinati fuori del territorio sannita”.

Non è un pericoloso No Tav il Costanzo, anzi precisa che quelle opere devano farsi, ma è necessario precisare la destinazione delle stesse e stabilire la relativa compensazione per il territorio e le comunità che subiscono l’insediamento.

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Il Costanzo tira in ballo la “Logica Mattei” e ci spiega cos’è: 70 anni fa Enrico Mattei, allora Presidente dell’ENI, si mise contro le più grandi compagnie petrolifere, alcune delle quali eredi dirette della Standard Oil di Rockfeller, costretta nel 1911 dalla Corte Suprema americana e dalla Politica a scorporarsi (quando la politica poteva ancora competere con le multinazionali), queste estraevano petrolio in Medio Oriente e lasciavano ai territori solo il 10%. Mattei irruppe nel mercato energetico come un elefante in una cristalleria e propose agli Stati di lasciar loro il 50% dei profitti in vece del 10%. L’On. Costanzo ha dimenticato di dirci, che Mattei saltò in aria insieme al suo aereo nei cieli lombardi il 27 ottobre 1962. Non è mai stato provato un diretto coinvolgimento delle compagnie in questo “incidente”, ma leggendo “Il golpe inglese” di Cereghino e Fasanella, un’idea ce la siamo fatta.

Non divagando, ma immaginando l’applicazione della “logica Mattei” alle nostre risorse. Provate solamente ad immaginare se le multinazionali dell’eolico, lasciassero sul territorio il 50% del profitto e non il 3% lordo.

Se l’energia idroelettrica che sarà prodotta dall’invaso di Campolattaro restasse sul territorio per almeno il 50%.

Se l’energia dei numerosi impianti fotovoltaici da decine e decine di Megawatt restassero nel nostro territorio.

Secondo voi staremmo parlando di spopolamento? Secondo voi parleremmo ancora di emigrazione?

Siamo quasi d’accordo con l’On. Costanzo. Quasi perché l’Onorevole dice che la difesa del territorio non va fatta impedendo l’insediamento di parchi eolici, ma facendosi pagare il giusto prezzo.

L’eolico in Campania rappresenta il 61,7% di tutta l’energia rinnovabile prodotta in Campania, le provincie di Benevento ed Avellino producono il 17,5% di tutta l’energia eolica nazionale, la potenza eolica installata in Regione Campania è pari a 2000 MW, secondo ANEV, Associazione Nazionale Energia del Vento, entro il 2030 si potrebbe arrivare all’installazione di altri 1300Mw, per un totale di 3300Mw. Al 31 ottobre 2024 le richieste arrivate a Terna di connessione alla rete di impianti eolici ammontano a 7670 Mw. Fate un po’ voi la differenza tra l’ipotesi ANEV e le richieste di connessione. Non è in atto una sana programmazione energetica, ma un’aggressione al territorio.

Le provincie di Benevento ed Avellino da sole producono 4 volte e mezzo l’energia eolica del Centro-Nord insieme.

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Per farla breve la Valfortore e l’avellinese hanno già dato. Una volta raggiunti i 3300 Mw, continuare ad installare turbine eoliche significa accanirsi oltre contro i nostri territori.

Bisognerebbe salvaguardare come fossero una riserva indiana i territori ancora integri, quale appunto il territorio di San Bartolomeo. La nostra non è una lotta contro le energie rinnovabili, ma è contro l’eolico selvaggio e contro lo sfruttamento rapace delle risorse territoriali.

Conveniamo infine, con la chiusa dell’On. Costanzo: “[…] a partire dal Fortore, si dovrebbe applicare una politica di sviluppo come un Piano Mattei, perché non si tratta di parenti poveri da assistere, ma di aree altamente produttive da riconoscere e compensare”.

Che poi ci siano sindaci che con il 3% dei profitti abbiano trasformato i loro paesi in meglio è un altro discorso. Provate ad immaginare cosa farebbero con il 50%.



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