Settimana d’Arte 24/50 | Esempi d’arte senza compromessi

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La seconda settimana di dicembre è stata ancora particolarmente ricca in termini di inaugurazioni di nuovi eventi espositivi. Ci siamo concentrati su diversi progetti allestiti in spazi privati, per la ricchezza della proposta delle gallerie d’arte rispetto ad artisti già entrati di diritto nella storia dell’arte degli ultimi decenni. Partiamo con Mario Raciti a Conegliano, proseguiamo con Nunzio ancora in Veneto, a Verona, ritroviamo quindi l’artista statunitense Marcia Hafif a Napoli e l’antologia poetica di Vito Capone a Brescia. Infine, nell’unico evento ospitato in spazi pubblici, rendiamo omaggio a Titina Maselli nel centenario della nascita.

Mario Raciti (Milano 1934) è considerato uno dei maestri del Simbolismo Astratto della pittura del dopoguerra milanese, e si è da sempre contraddistinto per l’unicità della ricerca pittorica. Una ricerca artistica volta all’interiorità, che mette al centro l’uomo e la sua complessità, piuttosto che la sua interazione col mondo esterno, e che ha saputo tenersi lontana dalle mode e dalla facile omologazione alle “etichette” delle varie correnti artistiche.

Mario Raciti, Eden, 1962, tecnica mista su carta intelata cm 100×150 – courtesy Archivio Mario Raciti

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Un’esposizione alla galleria Oltrearte di Conegliano, Mario Raciti. Ricordi dell’Eden, attraverso diversi lavori inediti, finora custoditi gelosamente nello studio dell’artista, getta luce su un periodo fondamentale per la definizione del suo linguaggio pittorico e della sua poetica, quello degli anni Sessanta, a partire dalle serie Per Eden e Eden a cui ha lavorato tra il ’61 e il ’62. Come scrive Luca Pietro Nicoletti nel suo testo critico, l’Eden di Raciti “[…] puntava a raffigurare un luogo in cui le inquietudini del presente potessero stemperarsi in un abbaglio radioso tramite il gesto spontaneo della mano che seguiva un cadenzato ritmo musicale […]

Mario Raciti ha sempre guardato alla grande pittura del passato, e ciò che concede nelle sue opere ne è un eco, che vuole coinvolgere in un sentire che va oltre il quadro, in contrasto con la transitorietà e inutilità di molta arte contemporanea. Scopri di più.

Nunzio Talismano, 1985 piombo e carbone su legno 208 x 84 x 22 cm (Foto Agostino Osio – Alto Piano) opera esposta nella seconda personale all’Attico, Roma, febbraio-marzo 1986; poi alla XLII Biennale di Venezia, sezione Aperto ’86 quando Nunzio vince il Premio 2000 come miglior giovane artista

La Galleria dello Scudo di Verona sabato 14 dicembre 2024 ha inaugurato un’esposizione che presenta una selezione di quindici sculture degli anni ottanta di Nunzio (Nunzio Di Stefano) provenienti dalla collezione di Fabio Sargentini. Nunzio Di Stefano, nato nel 1954 a Cagnano Amiterno, in provincia dell’Aquila, negli anni Ottanta vede la sua prima mostra nel 1981 alla Galleria Spatia a Bolzano, dove espone una serie di sculture in gesso colorato e alcuni acquerelli, l’inizio di un’intensa collaborazione con la galleria romana L’Attico di Fabio Sargentini, che riaprì in quell’occasione, dopo la chiusura nel 1978, la sua prima esposizione a New York, da Annina Nosei, nel 1985, e l’anno successivo la partecipazione alla XLII Biennale di Venezia. Quell’anno erano apparse le prime opere in legno e piombo, presentate in una nuova personale a L’Attico, accompagnata da un testo di Achille Bonito Oliva. Si tratta di sculture in legno, materiale sul quale Nunzio interviene con cera, pece, carbone, pigmenti o piombo. Con alcune di queste opere, Talismano, Meteora e Odissea, espone alla LXII Biennale di Venezia, nella sezione “Aperto 86”, in occasione della quale vince il Premio 2000 conferito al miglior giovane artista.

Per ammirare dal vivo alcune di queste creazioni, fondamentali nel percorso artistico di Nunzio, ci sarà tempo fino al 29 marzo. Scopri di più

La galleria Tiziana Di Caro presenta Marcia Hafif

Venerdì 13 dicembre la galleria Tiziana Di Caro ha inaugurato la prima mostra personale a Napoli di Marcia Hafif (Pomona, USA, 1924 – New York, USA 2018), Tra consapevolezza linguistica e risultati oggettuali. L’artista americana giunse a Firenze nel 1961 per trasferirsi poi a Roma dove si fermò per quasi 8 anni. Qui realizzò circa 500 opere tra disegni, dipinti, collage e serigrafie: la sua ricerca sul colore come l’indagine sulla forma determineranno la definizione di Minimal – pop: le opere si caratterizzano attraverso stesure di pattern geometrici, che presto si trasformeranno in quelle che saranno definite “hill shapes”, rese attraverso segmenti sinuosi che ricordano forme collinari e che oggi rappresentano le opere più rappresentative del periodo trascorso a Roma. 

Sebbene a Roma la Hafif avesse incontrato molti artisti dediti ad un linguaggio minimal e al monocromo, il suo interesse per quest’ultimo sarebbe nato solo diversi anni dopo, cioè a partire dal 1972, quando era già tornata in America. All’inizio degli anni Settanta il dibattito dell’arte in America era incentrato sul superamento della pittura, motivo che induce Marcia Hafif a una riflessione sulla sua pratica, ed inizia a dedicarsi al monocromo. La sua pittura, da ora in poi, sarà il risultato di un articolato sistema di idee, di tecniche, di momenti che nella loro complessità determineranno l’intera produzione dagli anni Settanta e fino al 2018.

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La mostra Tra consapevolezza linguistica e risultati oggettuali inquadra in particolare un arco temporale che va dal 1974 al 2008, volendo dimostrare l’essenza della pratica pittorica di Marcia Hafif guidata da una riflessione scientifica che afferisce in modo particolare all’uso del colore. Continua a leggere.

Vito Capone e la sua Antologia poetica alla Fondazione Berardelli

Vito Capone

Vito Capone, Libro complesso, 2023, carta riciclata fatta a mano e scolpita,78

La Fondazione Berardelli dedica una mostra a Vito Capone, “straordinario pittore a secco in carta“, come lo definì il grande critico Enrico Crispolti. La mostra propone una selezione di opere donate dall’artista che spaziano dalla ricerca segnica degli anni Settanta, sino ai Libri-Libri esposti al MoMA di New York nel 1992, che lo hanno consacrato tra i massimi artisti dediti al Libro d’artista. Elemento di particolare interesse della mostra è la presenza di alcuni lavori inediti degli anni Settanta, che dimostrano tutta la potenza del segno e del gesto di Capone. 

Le opere segniche di quegli anni chiamate Guazzi, realizzate con colori terrosi e ferrosi, donati dalla sanguigna, dalla seppia e dal carboncino, si caratterizzano per l’impressione del non-finito, lasciando che i corpi siano solo intuibili. Particolarmente significativa la successiva evoluzione, negli anni Ottanta, in cui l’artista si dedicherà a cesellare la carta industriale con un taglierino, di quelli di dotazione scolastica, tecnica che lo porterà ad un esito altissimo. In mostra anche la serie Libro-libro, sculture imbevute della luce del sud e della carta intagliata, che ricorda i ricami che si scorgono dietro i vetri delle case o sulle facciate delle chiese della sua Puglia. Scopri di più sulla mostra e sull’artista.

Titina Maselli celebrata a Roma nel centenario della nascita

Titina Maselli

Titina Maselli, Le plongéon, 1971, acrilico su tela, 200×200 cm

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In occasione del centenario della nascita di Titina Maselli (1924-2024), i Musei di Villa Torlonia, Casino dei Principi e il MLAC Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma ospitano una grande antologica dedicata all’artista, che è stata capace di ritagliarsi uno spazio significativo nel campo della grande arte internazionale del Novecento.

La mostra intende riportare l’attenzione sulla pittura e sulla sua figura, che ha fatto dell’autonomia e della libertà visiva la sua bandiera, anticipando i tempi, grazie alla sua formazione visiva svolta tra Roma, New York e Parigi, e che è anche da considerarsi come anticipatrice dei temi e delle iconografie della Pop Art romana. Le sue prospettive urbane, la serie sui grattacieli, le nature morte con materiali di scarto della fine degli anni Quaranta e Cinquanta, sono state un sicuro punto di confronto e di ispirazione per la nuova generazione artistica degli anni Sessanta. Continua a leggere.





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