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Ultim’ora pensioni, nel 2025 la pensione mix tra INPS e Fondi pensione, 64+24 la combinazione

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Novità dell’ultima ora da parte del governo. Oggi, 17 dicembre, era la giornata di alcuni emendamenti alla Manovra di Bilancio da valutare e far passare in Commissione Bilancio. Uno di questi, presentato dalla Lega e a prima firma della deputata leghista Tiziana Nisini, riguarda le pensioni 2025. È una notizia importante perché introduce una pensione mista tra previdenza pubblica e privata che faciliterà l’uscita dal lavoro a 64 anni.

A dire il vero, un provvedimento di questo genere era già stato accennato nella Legge di Bilancio uscita dal CDM il 15 ottobre scorso.

Ma ora, con questi emendamenti, si arriva alla conclusione con il provvedimento che andremo a conoscere meglio.

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Ultim’ora pensioni, nel 2025 la pensione mix tra INPS e Fondi pensione, 64+24 la combinazione

Prima di tutto, occorre dire che si parla di pensioni per chi vanta una carriera contributiva avviata non prima del 1996. Lavoratori che rientrano nel sistema contributivo e che per andare in pensione hanno sostanzialmente tre vie oggi disponibili. La prima, in ordine anagrafico, è a 64 anni. Parliamo della pensione anticipata contributiva, che si centra su:

  • 64 anni di età;
  • 20 anni di contributi;
  • Pensione minima pari a 3 volte l’assegno sociale (1.603,23 euro al mese);
  • Pensione minima pari a 2,8 volte l’assegno sociale (1.349,35 euro al mese) per le donne con un figlio avuto;
  • Pensione minima pari a 2,6 volte l’assegno sociale (1.389,46 euro al mese) per le donne con più figli avuti.

La seconda è la pensione di vecchiaia ordinaria per contributivi puri, che prevede:

  • 67 anni di età;
  • 20 anni di contributi;
  • Pensione minima pari a 534,41 euro al mese, ovvero pari all’assegno sociale.

Infine, la terza via è la vera pensione di vecchiaia per contributivi, che si completa senza grandi vincoli aggiuntivi con:

  • 71 anni di età;
  • 5 anni di contributi.

Ecco come diventerà più facile andare in pensione nel 2025 a 64 anni di età

Per quanto scritto sopra, è evidente una cosa: fermo restando il fatto che chi non arriva a 20 anni di versamenti non potrà andare in pensione a 64 o a 67 anni, ma dovrà per forza arrivare a 71 anni, perché in quel caso bastano solo 5 anni di versamenti.

Il prolungarsi dell’attesa del pensionamento può nascere dall’importo soglia della prestazione.

Chi non arriva a 3 volte l’assegno sociale a 64 anni e poi non raggiunge nemmeno un importo pari all’assegno sociale (e per le pensioni contributive non è difficile finire così, visto che non ci sono maggiorazioni, integrazioni al minimo e somme aggiuntive) a 67 anni, ripiegare sulla pensione a 71 anni è l’unica soluzione.

Ed è su questo che si incastona la novità di cui parliamo adesso. Si cerca di rendere più facile l’accesso alla pensione a 64 anni, in modo da evitare sia di arrivare a 67 anni sia di posticipare tutto a 71 anni di età.

Cosa cambia adesso dopo l’emendamento della Lega

Ma come si fa a rendere più facile l’accesso alla pensione a 64 anni? La soluzione è intervenire sull’importo soglia della pensione. Come detto, alla luce delle regole di calcolo del sistema contributivo, tutto è fuorché facile da centrare. Non si interviene riducendo le soglie naturalmente, ma utilizzando anche la previdenza integrativa.

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Sommare i contributi della previdenza obbligatoria con quelli dei fondi complementari, o meglio, sommare la pensione INPS con la rendita dal fondo previdenziale integrativo, è la soluzione contenuta sia nell’articolo numero 28 della bozza della Legge di Bilancio del 15 ottobre 2025 che nell’emendamento della Lega.

L’articolo numero 28 della Manovra prevede esattamente misure in materia di previdenza complementare. Nel dettaglio, sottolinea che, a decorrere dal 1° gennaio 2025, ai soli fini del raggiungimento dell’importo soglia mensile, solo su richiesta dell’assicurato, può essere computato, unitamente all’ammontare mensile della prima rata di pensione di base, anche il valore teorico di una o più prestazioni di rendita di forme pensionistiche di previdenza complementare.

Più semplice arrivare agli importi soglia previsti

In pratica, per arrivare agli importi soglia citati prima, pari a 3 volte l’assegno sociale o meno per le lavoratrici con figli avuti, si potranno sommare tutti i contributi della previdenza obbligatoria con quelli dei fondi complementari. Rispetto a quanto previsto nell’articolo prima citato, l’emendamento aggiunge alcuni limiti.

Per esempio, per chi opta per questa soluzione, non basteranno più 20 anni di versamenti, ma alla previdenza obbligatoria bisognerà aver versato 25 anni di contributi. Anzi, dal 2030, la stessa possibilità verrà offerta solo a chi avrà almeno 30 anni di versamenti.

Inoltre, per chi sfrutta tale occasione e va in pensione con il mix tra pensione e rendita, ci sarà il divieto di cumulo dei redditi di pensione e di lavoro, sia da dipendente che da autonomo. E come accade già oggi con la quota 103, con l’unica eccezione per il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro lordi annui.



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