Sul podio dello StartupItalia Open Summit Riccardo De Nadai, ventisettenne agronomo e startupper trevigiano, a capo della comunicazione della startup protagonista di uno dei round più grandi del 2024, 36 milioni di euro. Tutto parte da Matteo Vanotti per digitalizzare la sua azienda in provincia di Alessandria. «Digitalizziamo il settore agricolo. L’azienda è nata letteralmente sul campo»
«Non si smette mai di crescere. Siamo quasi 200 oggi. Vincere questo premio è davvero una grande emozione». Riccardo De Nadai, communications manager di xFarm Technologies, ha ritirato sul palco di SIOS24 Winter, in Borsa a Milano, il premio Startup of the year. La scaleup opera in un settore in cui le esigenze di innovazione hanno ampi margini. Col suo software gestionale, una rete di sensori sul campo e un team composto soprattutto da agronomi e ingegneri, l’azienda è in crescita nel panorama agritech. Di seguito trovate l’intervista rilasciata a StartupItalia.
L’intervista a xFarm Technologies, startup dell’anno a SIOS24 Winter
Startup dell’anno a SIOS24: anzitutto un commento a caldo dopo la vittoria
«Sicuramente è un buon punto di arrivo, ma pure un punto di partenza. Non si smette mai di crescere. In questi anni abbiamo lavorato parecchio. La nostra forza è stata quella di mettere insieme competenze verticali nel settore agricolo. Abbiamo un team composto in buona parte da agronomi e ingegneri, con poi tutta una parte tecnologica. Questo insieme di competenze ci ha permesso di scalare. Vincere questo premio è davvero una grande emozione.
Il 2024 è stato un anno importante per voi, soprattutto per il round Serie C da 36 milioni di euro
Utilizzeremo questi fondi per crescere sui nuovi mercati in Europa e in Sud America. Ad oggi serviamo più di 500mila aziende agricole, ma abbiamo anche iniziato a lavorare con le food company in progetti di digitalizzazione e agricoltura rigenerativa. Lavoriamo in Italia, Svizzera, Spagna, Polonia, Francia e Germania. Ma ci stiamo espandendo anche in UK.
Di cosa si occupa xFarm Technologies?
Siamo una scaleup che punta a digitalizzare il settore agricolo. Abbiamo sviluppato un’applicazione per la gestione dell’azienda agricola, connettendola poi a una serie di sensori. Un ecosistema digitale in cui confluiscono dati da macchinari agricoli e attrezzature. Questo aiuta il settore a essere più efficiente, a migliorare le operazioni agronomiche utilizzando in modo più sostenibile tutti i prodotti. Siamo quasi 200 persone.
Cosa ha ispirato la fondazione dell’azienda?
Nasciamo letteralmente sul campo. Il founder Matteo Vanotti ha un’azienda agricola in Piemonte e ha studiato e lavorato per anni a Zurigo. Ha unito le competenze ingegneristiche con le necessità che notava. Questo lo ha portato a sviluppare l’idea di un software gestionale e da lì ha capito che c’era un product market fit.
Operate in un settore che definiresti conservatore?
L’agricoltore in realtà ha voglia di innovare. Il settore è cresciuto tanto negli ultimi anni. Per andare oltre la diffidenza abbiamo creato un prodotto orizzontale e intuitivo. Soprattutto capace di andare incontro alle esigenze. Chiaramente per raggiungere gli agricoltori un canale è quello delle food company.
Il tema della gestione delle risorse è fondamentale in agricoltura. Cosa si può fare con la tecnologia?
Abbiamo lavorato sin dall’inizio per sviluppare sistemi di supporto alle decisioni, utilizzando l’AI. Sono connessi a sensori in campo e tramite questi monitoriamo parametri ambientali come pioggia, vento e umidità del terreno. Tutto questo viene analizzato e reso disponibile sulla piattaforma. Così, per esempio, l’agricoltore sa quando irrigare in base anche alla tessitura del terreno. E risparmia acqua.
Siete presenti in Svizzera. Vi ha facilitato sotto aspetti specifici?
L’azienda è cresciuta a metà tra Svizzera e Italia. Abbiamo una sede a Lugano. Il fatto di aver una buona conoscenza di entrambi i Paesi ci ha aiutato. Per quanto riguarda la Svizzera siamo in un ecosistema che ci ha aiutato a raccogliere più facilmente i capitali. Essere in Italia è stato d’altra parte utile perché siamo entrati nel mondo food, che in Italia ha una grande rilevanza.
Che parola definirà secondo te i prossimi anni dell’innovazione?
Direi Intelligenza artificiale, ma è scontato. Per quanto riguarda l’agricoltura c’è il tema della robotica, ma anche dell’AI geospaziale, ovvero utilizzo di tutti i dati da satelliti e droni per fare analisi su larga scala per sostenibilità e calcolo dei crediti di carbonio.
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