Caso Fondazione Open, prosciolti Renzi e gli altri dieci indagati. L’ex premier: “Pm in pensione senza pagare”

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Il gup del tribunale di Firenze Sara Farini ha prosciolto gli undici imputati e le quattro società nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open. I fatti riguardavano le presunte irregolarità nei finanziamenti a Open – la fondazione attiva tra il 2012 e il 2018 per sostenere finanziariamente l’ascesa e l’attività politica di Matteo Renzi – prima come sindaco di Firenze e successivamente come segretario del Partito Democratico. Insieme al leader di Italia Viva, sono stati prosciolti i componenti del “Giglio magico”: l’ex ministra Maria Elena Boschi, l’ex ministro Luca Lotti, l’ex presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai.

“Gli elementi acquisti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”. Questo il contenuto del dispositivo della sentenza letto dal gup. Agli imputati veniva contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti, dal momento che la procura riteneva che la Fondazione Open fosse un’articolazione di partito riconducibile e funzionale all’ascesa politica di Renzi. A Lotti venivano contestati anche due episodi di corruzione per l’esercizio della funzione. Lo stesso reato di corruzione era contestato anche a Bianchi e all’imprenditore Patrizio Donnini, considerato collaboratore diretto della Fondazione. Tutti gli avvocati difensori hanno reagito con abbracci e reciproci complimenti per l’esito raggiunto.

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Non è tardato ad arrivare il commento di Renzi, che ha puntato il dito contro il pubblico ministero Turco: “Al PM che mi ha accusato – Luca Turco, lo stesso che ha aggredito la mia famiglia – non ho niente da dire. Mi spiace solo che vada in pensione dopodomani senza pagare per le sue perquisizioni illegittime e per la sua indagine incostituzionale. Chi sbaglia paga vale per tanti italiani, non per lui”. Il duro commento è stato accompagnato da una foto che lo ritrae insieme alla sua famiglia. “Volevano farmi fuori con una indagine farlocca. Non ce l’hanno fatta. Ripartiamo insieme” ha aggiunto Renzi: “Ma non dimentichiamo che ci sono tanti cittadini innocenti che non possono difendersi. Continueremo a fare politica anche per loro. Con il sorriso e senza vendette. Ma con la certezza che oggi ha perso il giustizialismo e ha vinto la giustizia. E chi mi aggredisce con indagini, norme, campagne ad personam non mi fa paura. Anzi, mi rende più forte”.

Renzi ha poi rincarato la dose contro il pm nella sua enews: “L’indagine è stata condotta da un Pm che è lo stesso Pm, sempre lui, che ha fatto arrestare i miei genitori per un reato per il quale sono stati assolti, che ha tenuto sotto processo mio cognato per otto anni con l’accusa di riciclaggio internazionale dalla quale è stato assolto perché il fatto non sussiste, che ha indagato mia sorella che è stata assolta. E che ha indagato me per le conferenze all’estero salvo poi essere costretto dopo ventun mesi di serrate indagini a riconoscere che avevo ragione io e dunque ad archiviarmi. Un Pm che ha mandato centinaia di finanzieri a perquisire cittadini innocenti con quella che la Cassazione ha chiamato ‘un inutile sacrificio di diritti'”. E ancora: “Un Pm che è stato smentito cinque volte dalla Corte di Cassazione e una volta anche dalla Corte costituzionale. Un Pm, Luca Turco, che dopodomani andrà in pensione. Senza pagare nemmeno un centesimo per il dolore che ha provocato a me e alla mia famiglia”.

Il gup ha celebrato esequie di un processo nato morto” il commento dell’avvocato Federico Bagattini, difensore del senatore di Rignano insieme al collega Giandomenico Caiazza: “La morte di questo processo era stata certificata già 3 anni fa allorquando la Corte di Cassazione per tre volte aveva detto che nessun reato neppure era ipotizzabile, e quindi aveva annullato tutti i provvedimenti di sequestro con la distruzione di tutte le copie eventualmente realizzate. Poi la Corte Costituzionale aveva ribadito come certi atti non avrebbero mai potuto essere utilizzati. E quindi abbiamo perso tempo. Peccato per la onorabilità degli imputati. Peccato per i contribuenti che hanno speso inutilmente un sacco di soldi”.

“Finisce l’incubo” la prima reazione della Boschi affidata ai social: “Dopo anni di sofferenza silenziosa oggi si chiude la pagina di Open: sono stata prosciolta. Da avvocato conoscevo l’assurdità delle accuse. Da parlamentare ero certa della correttezza del nostro operato. Ma da donna ho sofferto molto, quasi sempre in silenzio”.

Dopo aver ringraziato i cari per il sostegno ricevuto, la parlamentare di Iv ha rivolto un pensiero ad amici e colleghi coinvolti nell’inchiesta: “Do a tutti l’appuntamento alla prossima Leopolda, a ottobre 2025. Non smettiamo di lottare per un Paese più giusto. E più garantista”.



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