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La crisi siriana, che ha scosso il paese dal 2011, ha avuto implicazioni geopolitiche che vanno ben oltre i confini della Siria stessa. Una delle questioni chiave che ha alimentato il conflitto è il controverso progetto del gasdotto Qatar-Turchia, che prevedeva il passaggio attraverso la Siria.
Questo progetto, rifiutato da Bashar al-Assad, è stato suggerito da alcuni analisti come uno dei fattori sottostanti all’intero sviluppo della guerra civile siriana, soprattutto alla luce del coinvolgimento dei gruppi jihadisti guidati da Al-Jolani che ora governano Damasco.
Negli ultimi anni, la situazione per Damasco è stata segnata da tentativi di mediazione e da riassetti geopolitici, con il coinvolgimento di potenze come la Turchia, il Qatar, l’Iran e la Russia.
Crisi Siriana e il gasdotto Qatar-Turchia
Il gasdotto Qatar-Turchia è stato uno dei progetti più discussi, in particolare per il suo potenziale impatto economico e strategico. Questo gasdotto avrebbe dovuto trasportare gas naturale dal gigantesco giacimento South Pars/North Dome (in condominio Qatar-Iran) attraverso la Siria per arrivare in Turchia, da dove sarebbe stato distribuito in Europa.
La realizzazione di questo progetto avrebbe rappresentato una significativa alternativa ai flussi di gas russi, ma è stato bloccato dal rifiuto di Assad, che ha visto nel progetto una minaccia alla sua sovranità.
Alcuni analisti sostengono che il progetto del gasdotto sia stato un fattore determinante nel conflitto siriano, poiché ha attirato l’interesse di attori regionali, tra cui la Turchia e il Qatar, che hanno sostenuto gruppi jihadisti in Siria per cercare di influenzare la politica del paese.
Turchia e Qatar: diplomazia e rivalità regionali
Nel corso degli anni, la Turchia ha cercato di negoziare con il regime di Assad, ma senza successo. Recentemente, il ministro turco per le risorse naturali ha dichiarato che, se la Siria raggiungesse unità e stabilità, il gasdotto Qatar-Turchia potrebbe essere una possibilità.
Tuttavia, ha sottolineato che la sicurezza della rotta è fondamentale. La Turchia, alleata del Qatar, ha sostenuto diversi gruppi di opposizione, compreso il gruppo jihadista HTS, legato in passato ad al-Qaeda e ora visto da alcuni come affiliato alla Fratellanza Musulmana, una forza che ha sempre avuto conflitti con il regime baathista siriano.
Il Qatar, che ha storicamente sostenuto la Fratellanza Musulmana, ha continuato a spingere per il cambiamento del regime siriano. Tuttavia, la sua posizione si è scontrata con quella di altri attori regionali, come l’Arabia Saudita, che ha un progetto proprio per la pacificazione della regione. Nonostante il riavvicinamento tra Qatar e Ryad, le tensioni tra i due paesi sono ancora evidenti, soprattutto per le rivalità religiose e politiche all’interno del mondo islamico.
La Lega Araba e Assad
Nel 2023, la Siria è stata riammessa nella Lega Araba, segnando un cambiamento importante nella diplomazia regionale. Tuttavia, questa mossa non è stata priva di controversie, con il Qatar che si è opposto fermamente alla reintegrazione di Assad.
La Lega Araba ha quindi preso una posizione favorevole al regime di Assad, ma ciò non ha risolto le tensioni tra le potenze regionali. Il rifiuto di Assad di negoziare con la Turchia ha complicato ulteriormente il panorama geopolitico, mentre altri paesi, come l’Egitto e la Giordania, avevano suggerito ad Assad di dimettersi in favore di un governo in esilio, ricordando che le elezioni presidenziali del 2021 avevano visto l’ormai ex presidente vincere con l’88,7% dei voti. La fuga a Mosca e la caduta del regime ha azzerato tutto.
Il progetto del Gasdotto:
Con il processo di normalizzazione dei rapporti tra Israele e alcuni paesi arabi, come nel caso degli Accordi di Abramo, la geopolitica energetica e le alleanze regionali stanno cambiando. La guerra tra Israele e Gaza, così come la conflittualità con l’Iran, ha complicato ulteriormente il contesto, poiché i vari attori cercano di eliminare le interferenze iraniane prima di avviare nuovi progetti infrastrutturali.
Il Qatar, che aveva perso la sua influenza diretta tramite Hamas (un altro gruppo legato alla Fratellanza Musulmana), sta cercando di ritagliarsi uno spazio nel nuovo ordine regionale, ma l’emergere di nuove alleanze, in particolare con l’Iran, potrebbe modificare il quadro strategico. Inoltre, se il gasdotto dovesse passare per l’Iraq, questo implicherebbe un accordo con l’Iran, paese con cui il Qatar ha storicamente ottimi rapporti.
Il futuro della Siria
Damasco si trova in una condizione entropica che favorisce il disordine, complicando qualsiasi tentativo di costruzione politica stabile. La possibilità di un progetto unificante e sostenibile sembra al momento remota, lasciando la regione in un equilibrio precario.
La Siria è uno stato fallito dal punto di vista economico, con il 35% della popolazione che vive in condizioni di povertà estrema. La ricostruzione del paese richiederebbe investimenti stimati fino a 360 miliardi di dollari, una cifra che al momento nessun attore internazionale sembra disposto a fornire.
La dipendenza dal credito iraniano, russo e cinese non offre una soluzione sostenibile, mentre la produzione di petrolio, fosfati e narcotici (come il captagon) non è sufficiente per rilanciare l’economia, essendo completamente in mano all’occupazione americana delle aree produttive.
Il progetto del gasdotto Qatar-Turchia rimane un simbolo delle tensioni geopolitiche che hanno alimentato il conflitto e delle sfide future per la stabilità della regione.
Se il gasdotto dovesse essere realizzato, avrebbe un impatto significativo sulla distribuzione delle risorse energetiche, ma non è chiaro come questo progetto possa essere implementato senza risolvere le profonde divisioni politiche e religiose che segnano il Medio Oriente.
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