di Mar. Ros.
«Come spesso succede il passato è il miglior insegnate per immaginare il futuro. La costruzione del Canale Nerino che con una portata di 27mc/sec di acqua prelevata dal fiume Nera rende disponibile una forza motrice per attirare nuove attività industriali. La Fabbrica d’armi che precede di poco la costruzione di una acciaieria così come lo sfruttamento del salto della Cascata delle Marmore, lo straordinario lavoro fatto nel dopoguerra nella ricostruzione della rete elettrica e delle centrali del territorio hanno un comune denominatore: l’energia come fattore indispensabile per la crescita della manifattura e per lo sviluppo economico e sociale del territorio». Da qui ha origine la riflessione dell’attento e propositivo Augusto Magliocchetti, esperto di siderurgia e rappresentante di Federmanager Terni che fa leva sulla ‘questione delle questioni’ per guardare al futuro industriale della Conca, e propone attraverso le pagine di Umbria24 la ‘Teoria delle due G’.
Soluzione Magliocchetti In estrema sintesi, quello che propone, è: il ritorno in casa dell’autoproduzione idroelettrica (Galleto) e l’utilizzo innovativo di un nuovo vettore energetico l’idrogeno verde (Gallese). «Sulla prima – argomenta – non c’è molto da dire visto che si tratta di impianti, inaugurati nel 1929 e potenziati nel 1973, che fino agli anno sessanta del secolo scorso hanno rappresentato per decenni una realtà ed una risorsa prioritaria per l’approvvigionamento energetico della Terni Siderurgica. Una capacità operativa di 210 MW in grado di produrre 304 GWh in un anno non rappresenta solo una realizzazione di grande valore storico-architettonico ma anche un centro nevralgico per la produzione e distribuzione dell’energia elettrica della rete nazionale. L’orizzonte temporale non è domani ma neppure biblico visto che la concessione dovrebbe scadere nel 2029. Si tratterebbe di ripristinare il vecchio collegamento diretto con la centrale oggi dell’Enel per tornare ad auto produrre o quantomeno disporre di energia rinnovabile e green con l’obiettivo sia di riallineare le condizioni concorrenziali con gli altri competitors europei sia di disporre di uno strumento fondamentale per la de-carbonizzazione della nostra siderurgia. Per quanto riguarda l’idrogeno verde la cornice su cui lavorare, vista la scarsa taratura delle possibili Hydrogen Valley umbre su cui si è focalizzata la discussione, è rappresentato dal progetto SunsHyne Corridor avviato alla fine del 2021 con l’obiettivo di dare un contributo all’importazione dei 10 milioni di tonnellate annue di H2 green da fonti extra europee a partire dal 2030».
Idrogeno verde Il riferimento è al programma REPowerEU di cui avevamo già accennato con Giacomo Porrazzini, ex sindaco di Terni e presidente dell’associazione ‘Pensare il domani’. Entro il 2030, infatti, si prevede di poter gestire una rete di idrogenodotti, opere costruite proprio per il trasporto del combustibile attraverso delle tubature, lunga 3.400 Km e costituita per l’85% di pipeline già utilizzate per il gas naturale, riconvertite poi ad H2.
Il SoutH2 Corridor, in particolare, è una ‘autostrada’ dell’idrogeno che attraverso l’Italia collegherà il Nord Africa ad Austria e Germania, garantendo la produzione di idrogeno rinnovabile. Come suggeriscono gli esperti, l’alta irradiazione solare e le ottime condizioni di vento nel Nord Africa favoriscono la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, necessaria ad alimentare il processo di elettrolisi da cui viene poi ottenuto l’idrogeno green.
«Come sfruttare tale opportunità? – incalza Magliocchetti -. Un importante impianto di compressione è collocato a ridosso della nostra Regione e per la precisione a Gallese. Scopo di tali impianti è comprimere il gas e fornirgli la necessaria spinta per articolarsi lungo la rete di distribuzione. Poter disporre di questo vettore energetico in un hub collocato a ridosso del confine umbro-laziale può rappresentare una svolta significativa per tutta la realtà sia industriale che civile del territorio».
Metanodotto C’è di più. «Contemporaneamente – prosegue Magliocchetti nel suo saggio tecnico – è stato approvato ed è divenuto operativo il rifacimento del metanodotto (già predisposto anche per l’Idrogeno) Gallese-Foligno che diventerà realtà entro il 2028, il cui tracciato interessa la Conca nella intersezione di Narni-Nera Montoro. Dal momento che in tale ultima località esiste ormai dagli anni 60 un idrogenodotto che con 27 km di tubature collega Montoro all’Ast la fattibilità di poter disporre di Idrogeno verde non è solo teorica ma, significativamente, concreta. Nel caso dell’economia ternana e nello specifico in quella della locale siderurgia -ammonisce l’esponente di Federmanager – alcune soluzioni vanno immaginate qui ed ora».
L’appello La teoria delle due G, così ben argomentata e con spunti di riflessione e operatività, è ovviamente sottoposta alle istituzioni e cade a pennello con la recente costituzione della giunta regionale. Magliocchetti pungola: «Lo schiacciamento sul presente e il divieto di pronunciare la parola stessa ‘programmazione’ hanno di fatto reso cieche le nostre società e trasformato la politica in gestione improvvisata della quotidianità. Ma se salta la politica come costruzione di visioni future salta qualsiasi strumento per poter decidere in maniera razionale come gestire le risorse di cui si dispone o si potra disporre. Purtroppo negli ultimi 50 anni abbiamo vissuto di rendita e investito davvero poco su infrastrutture e reti che potenziassero l’attrattività della Conca ternana al punto che per risolvere i problemi ambientali l’opinione pubblica si è convinta che la migliore soluzione sarebbe chiudere gli impianti industriali. Pensiamo ad alcuni punti non risolti: il nodo energetico; dopo i progetti di raddoppio di Galleto-Monte Argento negli anni 70 o quello della centrale turbo gas degli anni 90 non è dato riscontrare più nulla. Le infrastrutture stradali e ferroviarie, il collegamento con i porti, l’incapacità (salvo rare ed encomiabili iniziative) di verticalizzare la disponibilità di acciaio prodotto in loco sembrano alcuni punti fermi del fallimento iscritti in rosso nella storia recente del nostro territorio che fanno il paio con la chiusura di Papigno, Nera Montoro e con il declino del Polo Chimico».
Galleto-Gallese per l’energia e il futuro «Certo – ammette Magliocchetti – non c’è nulla di banale o privo di complessità ma se davvero crediamo alla validità di questa soluzione si dovrà iniziare fin da ora a mettere in campo idee e strumenti. Solo a mo di esempio si potrebbe programmare e focalizzare l’attenzione sul progetto di autonomia energetica della Conca fuori dalle reti di alta tensione in maniera da massimizzare l’utilizzo dell’energia idroelettrica per gli stabilimenti energivori disponendo di fonti alternative per i fabbisogni della città. Tornare a parlare concretamente del tema energia – conclude – è diventato un elemento cruciale di portata nazionale ed europea. Farlo, poi, focalizzandoci su fonti verdi è di grande significato in quanto l’energia europea rappresenta per oltre ¾ il principale problema di emissioni di gas climalteranti; affrontarla con la disponibilità di tali strumenti potrebbe essere, al contempo il settore che maggiormente contribuisce alla soluzione del trilemma della transizione ecologica UE che sappiamo consistere nell’avere una energia decarbonizzata, sicura e a prezzi accessibili ovvero lato sensu sostenibile, sia per gli effetti climatici, di sicurezza di approvvigionamento e competitività per l’economia e la collettività».
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