Discariche, il sindaco di Pesaro Biancani: «Con la mia proposta non si salva Riceci, ma si programmano impianti»

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CENTROPAGINA – Discariche, il sindaco di Pesaro Andrea Biancani sbotta alla vigilia dell’assemblea Ata che dovrà decidere sul piano dei rifiuti. La polemica è scoppiata nei giorni scorsi quando la consigliera regionale Pd Micaela Vitri aveva attaccato Biancani per aver proposto un emendamento che riduceva le distanze delle discariche dai centri abitati, bollandolo come “Salva-Riceci”.

«Adesso basta menzogne, io non ho mai voluto salvare la discarica di Riceci (di iniziativa privata e non prevista dalla programmazione pubblica) e l’osservazione di cui si parla in questi giorni non ha scritto sopra il mio nome e cognome, ma è stata presentata all’interno della proposta dai tecnici ATA (Assemblea Territoriale d’Ambito), e votata dai sindaci di centrodestra e di centrosinistra», che andrà al voto definitivo nell’assemblea prevista per venerdì. «Quella a cui stiamo assistendo in questi giorni è pura demagogia e populismo. Uno dei miei obiettivi è aumentare la qualità e quantità della raccolta differenziata ma negli anni che occorrono per arrivare a questo risultato, il territorio non può certamente rimanere senza impianti. Situazione che ci costringerebbe a portare i nostri rifiuti fuori Regione. Dobbiamo prioritariamente fare un serio ragionamento sull’ampliamento delle discariche già esistenti e, se non sufficienti, creare le condizioni per portare avanti una programmazione pubblica». È la risposta che arriva puntuale dal sindaco Andrea Biancani sulle accuse riferite all’osservazione “Salva-Riceci”.

«Il Piano rifiuti che ha presentato la Regione Marche non da nessuna soluzione e non decide nulla ma, anzi, sceglie di non decidere. Prevede per un futuro imminente – nel 2030 – l’accensione e il pieno funzionamento di un termovalorizzatore regionale; un progetto impossibile che rappresenta solo uno specchietto per le allodole. Ma, anche ammesso diventasse realtà, in questi anni dobbiamo capire come smaltire i rifiuti senza far pagare i costi ai cittadini e alle imprese del territorio, considerando che un progetto di questo tipo costerebbe nel suo complesso – come certifica la stessa Regione Marche – circa 400milioni di euro di fondi che dovranno pagare i cittadini in bolletta e che, comunque, non basteranno per rispondere alle esigenze dei cittadini e delle imprese».

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Tutte le province sono in grave difficoltà, «non hanno impianti – aggiunge Biancani -, tanto che siamo costretti a prendere e smaltire i rifiuti di Macerata. Inoltre, con i limiti previsti dalla proposta del Piano regionale – di 1500 metri di distanza dai centri abitati per tutti i tipi di discarica –, sarebbe impossibile individuare un luogo idoneo con queste caratteristiche nella provincia di Pesaro e Urbino, dato certificato anche dai documenti allegati al Piano. Parliamo, quindi, di una norma che blocca la programmazione pubblica e scarica i costi sui cittadini e le imprese. I sindaci, in questo modo, non potranno fare scelte fondamentali per il futuro di tutto il territorio, finendo per rimpallarsi responsabilità con la Regione», ha precisato Biancani.

Queste le motivazioni che hanno spinto il primo cittadino pesarese a presentare alcuni emendamenti integrativi alle osservazioni ATA, richiedendo «di rafforzare l’obiettivo all’80% della raccolta differenziata, la previsione di un centro di selezione per la raccolta differenziata dei rifiuti (per ogni provincia), al fine di ottimizzarne gli effetti e aumentare la quantità e la qualità di materiale da avviare al riciclo e al riutilizzo, e la verifica dell’impatto sanitario sulle zone circostanti ai nuovi impianti, al fine di tutelare la salute dei cittadini e far chiarezza agli stessi sulla non pericolosità degli impianti».

Infine, l’emendamento che fa chiarezza sulla “questione distanza”, «che darà ai sindaci il potere e la responsabilità di decidere sul futuro dei rifiuti in tutta la provincia – precisa -. Il Piano regionale dà priorità all’ampliamento delle discariche esistenti ma con i vincoli che propone, qualora servissero, rende impossibile la realizzazione di nuovi impianti anche se pubblici e pianificati dai sindaci (quindi non di iniziativa privata). Date le criticità e viste le scarse capacità di ampliamento delle discariche esistenti (in particolare quella di Tavullia) si verificherà un’emergenza regionale nello smaltimento dei rifiuti con pesanti conseguenze sulle tariffe dei cittadini e delle imprese, vittime dell’incapacità della Regione».

Si chiede, quindi, «di rivedere i limiti per la realizzazione di nuovi impianti di discarica pubblici, che non riguardano il progetto privato della discarica di Riceci, rendendo possibile la realizzazione di impianti per i rifiuti urbani non pericolosi che rientrino all’interno della programmazione pubblica d’ambito, demandando la valutazione delle distanze più idonee alla fase attuativa del singolo impianto, da definirsi in armonia con le norme nazionali ed europee, e da sottoporre a Verifica di impatto sanitario; quest’ultima una novità che ho voluto inserire per tutelare i cittadini e l’ambiente», continua Biancani.

Poi l’appello: «Mi auguro che domani i sindaci della provincia non rinuncino alla possibilità di dare un’indicazione forte alla Regione Marche su come gestire i nostri rifiuti sul territorio. I sindaci non possono permettersi, come proposto dalla stessa Regione, di sottoscrivere Piani che non riusciranno mai a dare risposte ma che, anzi, per motivi di incapacità decisionale, rimandano il problema ai prossimi anni pur essendo tutti consapevoli che oggi il tema dei rifiuti è già un’emergenza. Non intendo stare zitto di fronte ad una politica che non risponde delle proprie azioni e che spera che i cittadini dimentichino i responsabili dell’aumento, che ci sarà nei prossimi anni, delle tasse», conclude Biancani.





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