Legambiente, Lipu e Wwf presentano ricorso al Tar del Lazio

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Legambiente, Lipu e Wwf Italia hanno notificato il ricorso al Tar del Lazio contro il parere favorevole con prescrizioni sulla Valutazione d’impatto ambientale (Via) riguardante il Ponte sullo Stretto di Messina, nonostante il parere negativo della Valutazione di incidenza. 

Nel ricorso, firmato dagli avvocati Daniela Ciancimino, Elio Guarnaccia, Enrico Mantovani e Aurora Notarianni, si evidenzia l’illogicità del parere rilasciato dalla commissione Via che presenta importanti carenze di analisi: la valutazione d’incidenza negativa  pregiudica il parere positivo rilasciato, mentre le analisi e gli approfondimenti richiesti – in particolare su mitigazioni e compensazione – si sarebbero dovuti presentare già con il progetto definitivo essendo irragionevole chiederli per il progetto esecutivo dopo l’affidamento per la realizzazione dell’opera. Peraltro, sottolineano le tre associazioni, un unico progetto esecutivo, a cui fanno riferimento le prescrizioni, non ci sarà avendo il Parlamento approvato una norma che consente la cantierizzazione per stralci a cui corrisponderanno altrettanto progetti esecutivi che non consentiranno una visione d’insieme su applicazione, efficacia e ottemperanza delle prescrizioni.

Il Ponte sullo Stretto di Messina, per il quale tra l’altro il governo ha deciso di stanziare ulteriori 1,4 miliardi di euro facendo lievitare il costo dell’opera a 13 miliardi, rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, denunciano Legambiente, Lipu e Wwf Italia, non mitigabile né compensabile come ammette la stessa commissione Via che, relativamente alla Valutazione d’Incidenza , evidenzia: «Le medesime analisi del proponente conducono a ritenere che per alcuni siti della Rete Natura 2000 non è possibile concludere che il progetto non determinerà incidenze significative, ovvero permane un margine di incertezza che, per il principio di precauzione, non permette di escludere effetti negativi su detti siti», riportano nel ricorso al Tar Lazio le associazioni citando una specifica pagina (la 635 )del Parere fornito dalla commissione. 

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L’organismo, ricordano le tre associazioni, fissa ben 62 prescrizioni e il quadro che emerge dalla loro lettura è che il progetto si sarebbe dovuto bocciare: «Ma evidentemente è prevalsa la volontà di procedere in ogni caso, anche se ciò ha fatto sorgere una serie di illogicità del parere rilasciato che sono state puntualmente evidenziate nel ricorso e che sono riassunte a seguire».

Anche rispetto al piano procedurale di cantierizzazione, denunciano Legambiente, Lipu e Wwf Italia, non mancano problemi e criticità. Sono mancate l’analisi dell’effetto cumulo e sinergico degli impatti (obbligatoria ai sensi della normativa sia comunitaria che italiana) e l’applicazione del principio di precauzione relativamente alle problematiche sismiche (le prescrizioni della Commissione reiterano richieste di approfondimenti sulle faglie attive e capaci) e strutturali (non sono stati effettuati i test preliminari sulle prove da fatica dei cavi che reggono il Ponte). 

Proprio le prescrizioni della commissione Via, sottolineano le associazioni, chiedono di compensare gravi mancanze quali: indagini geologiche, idrogeologiche, geotecniche, potenziale impatto del particolato sui corpi idrici, piano di mobilità/viabilità, esatta indicazione dei punti e delle modalità di approvvigionamento idrico, contenimento dei rumori e delle vibrazioni, simulazioni e mappature previsionali per il monossido di carbonio e il benzene. E viene anche sottolineato che il piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo non è ancora compiutamente definito, e problemi permangono anche per l’aggiornamento dei programmi di calcolo della dispersione degli inquinanti nei bassi strati dell’atmosfera. 

Non solo. Anche rispetto alla questione della tutela della costa vengono segnalate anomalie. Lo studio sulla morfodinamica delle linee di riva nei versanti Calabria e Sicilia doveva già essere presentato, ricordano le tre associazioni che hanno presentato ricorso al Tar del Lazio, ed è illogico prescriverne la presentazione a parere positivo rilasciato in particolare imponendosene una cadenza di circa due anni. È sempre la stessa commissione Via ad affermare che, nonostante l’utilizzo del sistema digitale utilizzato per l’analisi della costa, i dati presentati non sono sufficientemente precisi ed accurati: si tratta di un elemento ostativo ai fini di una corretta valutazione ambientale a maggior ragione se poi si chiede anche di aggiornare gli scenari di intervento per i singoli tratti di ripascimento. 

Il tema dell’approvvigionamento idrico per la gestione del cantiere, inoltre, è di enorme delicatezza in un contesto territoriale, soprattutto in relazione a Messina, dove ancora l’accesso all’acqua per i cittadini non è costantemente garantito. La commissione dispone numerose prescrizioni che però sono inerenti ad elementi incerti che si sarebbero dovuti constatare e quindi verificare in sede di progetto definitivo.

Quanto alla tutela delle acque, la commissione Via chiede di considerare le metodologie del Piano Stralcio di Bacino dell’Assetto Idrogeologico della Regione Calabria, aggiornare i dati tramite la banca dati del Servizio Informativo Agrometereologico della Regione Siciliana, considerare il trasporto di materiale solido delle portate in alveo, seguire le metodologie regionali per stabilire la compatibilità delle opere con i Piani di Assetto idrogeologo, aggiornare la caratterizzazione idrologica dell’area interessata dalle opere in progetto e dell’area vasta, avere un congruo e aggiornato numero di rilievi piezometrici  per definire meglio gli impatti della realizzazione delle gallerie. Sempre la Commissione richiama la necessità di avere certezza rispetto ai corpi idrici recettori e all’interferenza possibile degli interventi su una serie di torrenti: tutte richieste alle quale si sarebbe dovuto rispondere prima di avere un parere favorevole. 

In relazione ai Laghi di Ganzirri e Faro la Commissione chiede di aggiornare la stima dell’interazione con le acque di mare, gli scambi di acqua superficiale nei laghi e nella falda anche in riferimento alle variazioni del livello del pelo libero dell’acqua nei laghi, nonché gli scambi tra i due laghi attraverso il canale Margi. Questa prescrizione è la prova della sostanziale inottemperanza di due analoghe richieste che la Commissione aveva precedentemente avanzato. Il proponente non è stato in grado di dimostrare la sostenibilità dell’impatto rispetto l’area, come per altro sostenuto anche dal competente Ente gestore della Riserva di Capo Peloro e Ganzirri. La certezza di una possibile soluzione di questa problematica è dirimente ai fini del parere positivo: la Commissione, invece, rimanda illogicamente al progetto esecutivo. 

E poi, come se non bastasse, c’è la questione dell’impatto sulla migrazione degli uccelli. La commissione prescrive di aggiornare il piano monitoraggio della componente faunistica, sia di vertebrati che di invertebrati, e in particolare chiede che vengano fornite maggiori informazioni riguardo la migrazione degli uccelli, rispetto alla quale la stessa Commissione rileva un impatto elevato e irreversibile. Non è comprensibile come si possa rilasciare parere positivo quando è accertato che l’opera avrebbe un’incidenza su una delle rotte di migrazione degli uccelli più importante d’Europa, rispetto alla cui tutela il nostro Paese ha una enorme responsabilità.

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Non è finita. La commissione prescrive aggiornamenti di monitoraggi e analisi sulle comunità planctoniche e sui movimenti di pesci e cetacei per un anno intero ante operam. La commissione chiede, inoltre, interventi di restauro ecologico attivo di Pinna nobilis, Posidonia oceanica e coralligeni assumendoli, evidentemente, come compensazione e mitigazione. Ma la definizione dell’intervento e delle aree dove questo si ritiene possibile è un elemento di valutazione del progetto definitivo e non può essere una disposizione per quello esecutivo.  In pratica, si ipotizza una compensazione di cui si sa pochissimo, tant’è che rispetto alla Posidonia la Commissione chiede di identificare e caratterizzare le praterie riceventi, la descrizione del materiale biologico che si intende utilizzare, il dettaglio di prelievo della prateria donatrice, con trapianti pilota della durata di almeno un anno. Ma come fa la Commissione, in assenza di questi dati, a stabilire che gli interventi proposti costituiscano una compensazione ambientale?

Ultimo ma non ultimo, il Piano di monitoraggio ambientale. La commissione, segnalano le associazioni, consapevole dell’impatto dell’opera, chiede l’aggiornamento per diversi habitat del Piano di monitoraggio ambientale di almeno un anno da eseguirsi ante operam, ma l’illogicità delle prescrizioni è evidente: dette analisi, proprio perché “ante operam” e relative al ciclo di vita di un intero anno, erano essenziali al fine della corretta valutazione del progetto definitivo che dunque è stato giudicato nella carenza di questi elementi. Identico approccio illogico rispetto alla fauna sia dei vertebrati che degli invertebrati per cui si chiede ante operam un monitoraggio che copra un anno intero che riguardi anche le specie migratorie prendendo in considerazione altre fasce orarie rispetto a quelle analizzate. 

La conclusione di Legambiente, Lipu e Wwf Italia è questa: è evidente che gli studi prodotti non sono sufficienti, per cui non si comprende su quali basi la commissione abbia potuto rilasciare parere favorevole. E ora su tutto ciò le tre associazioni chiedono al Tar Lazio di esprimersi.



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