Pensioni 2025, ecco quando ti conviene passare alla pensione di vecchiaia e prendere fino a 8.600 euro di arretrati

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Vediamo quando convengono il passaggio da una prestazione assistenziale ad una previdenziale e la decorrenza anticipata della pensione

Anna è una casalinga che sta per compiere 71 anni e vorrebbe capire se ha possibilità di prendere la pensione di vecchiaia con 16 anni di versamenti contributivi. Oggi prende l’assegno sociale che le vale 534,41 euro al mese. A 71 anni, essendo una ex lavoratrice del settore contributivo perché ha il primo accredito nel 2001, potrebbe chiedere la pensione di vecchiaia. Si domanda se è più vantaggioso mantenere l’assegno sociale oppure optare per la pensione di vecchiaia, avendo versato pochi contributi.

È noto che, per andare in pensione, a prescindere dalla misura che diventa obiettivo di un lavoratore, è necessario aver versato un adeguato numero di anni di contributi. Se non si raggiunge il giusto numero di anni di contribuzione la pensione non potrà essere liquidata.

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Sul punto si rammenta che la pensione di vecchiaia contributiva è:

  • un trattamento pensionistico erogato al perfezionamento di determinate età anagrafiche, in presenza di una contribuzione in genere non inferiore a 20 anni;
  • riguarda solo i lavoratori che possono vantare contribuzione a partire dal 1° gennaio 1996, i lavoratori cosiddetti “contributivi puri”. Questi ultimi potranno accedere alla pensione con 67 anni di età e 20 di contributi, a condizione che l’importo-soglia maturato non risulti inferiore al valore dell’assegno sociale (ovvero, nel 2024, pari a 534,41 euro al mese e, nel 2025, di poco superiore a 538 euro).

Nel 2023, per accedere alla pensione contributiva, una volta raggiunti 67 anni di età e versati 20 anni di contributi, era invece necessario un importo minimo di almeno 1,5 volte l’assegno sociale.

Si prescinde dal requisito dell’importo minimo laddove il lavoratore abbia 71 anni, ferma restando un’anzianità contributiva minima di 5 anni. Ai fini del computo di questi 5 anni di contribuzione è utile solo la contribuzione effettivamente versata (obbligatoria, volontaria, da riscatto), con esclusione di quella accreditata figurativamente a qualsiasi titolo.

Si ricorda, ancora, che – nei confronti dei soggetti che maturano il diritto ai trattamenti pensionistici sopra indicati – continuano a trovare applicazione le disposizioni di cui all’articolo 1, comma 40, della L. n. 335 del 1995, che riconoscono i seguenti periodi di accredito figurativo:

  • per assenza dal lavoro dovuta a periodi di educazione e assistenza dei figli fino al sesto anno di età, in ragione di 170 giorni per ciascun figlio;
  • per assenza dal lavoro dovuta ad assistenza a figli dal sesto anno di età, al coniuge e al genitore purché conviventi, nel caso ricorrano le condizioni previste dall’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, per la durata di 25 giorni complessivi l’anno, nel limite massimo complessivo di 24 mesi;
  • a prescindere dall’assenza o meno dal lavoro al momento del verificarsi dell’evento maternità, è riconosciuto alla lavoratrice un anticipo di età rispetto al requisito di accesso alla pensione di vecchiaia, pari a 4 mesi per ogni figlio e nel limite massimo di 12 mesi. In alternativa al detto anticipo, la lavoratrice può optare per la determinazione del trattamento pensionistico con l’applicazione del coefficiente relativo all’età di accesso al trattamento pensionistico, maggiorato di un anno in caso di uno o due figli, e di due anni in caso di tre o più figli.

Ritornando al quesito di partenza, non è automatico che la pensione di vecchiaia contributiva raggiunga una cifra elevata, specialmente quando i contributi versati non sono sufficienti per garantire un trattamento superiore ai 538 euro mensili. Le pensioni contributive, infatti, non danno diritto né a maggiorazioni sociali né all’integrazione al trattamento minimo. Di conseguenza, l’importo della prestazione è calcolato unicamente sulla base del montante contributivo accumulato. Ciò implica che, anche con un numero ridotto di anni di contributi versati, come ad esempio 5, si acquisisce comunque il diritto a una pensione, ma è poco probabile che l’importo superi i 500 euro mensili.

Tuttavia, questo non significa che chi richiede la pensione di vecchiaia rischi una riduzione rispetto all’assegno attualmente percepito. L’INPS, infatti, eroga al beneficiario il trattamento più favorevole tra quelli disponibili, che potrebbe anche essere l’assegno sociale. Pertanto, chi ha già ricevuto l’assegno sociale e intende accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 71 anni dovrà valutare tutti questi aspetti.

Infine va segnalato che, grazie a un recente intervento del governo Meloni nella legge di bilancio 2025, per alcuni contribuenti c’è la possibilità non solo di andare in pensione nel 2025 prendendo almeno 538 euro al mese, ma anche di recuperare diverse mensilità di pensione. Infatti, chi esce dal lavoro nel 2025 a 67 anni, se ha avuto dei figli, può ottenere:

  • 4 mesi di arretrati se ha avuto un solo figlio;
  • 8 mesi di arretrati con due figli avuti;
  • 12 mesi di arretrati con tre figli avuti;
  • 16 mesi di arretrati con almeno quattro figli avuti.


Questo avviene semplicemente indicando una decorrenza anticipata della pensione. In teoria, per le contributive con figli avuti, l’uscita con la pensione di vecchiaia può scattare a:

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  • 66 anni e 8 mesi se ha avuto un solo figlio;
  • 66 anni e 4 mesi con due figli avuti;
  • 66 anni con tre figli avuti;
  • 65 anni e 8 mesi con almeno quattro figli avuti.


In quest’ultimo caso si tratterebbe di circa 16 mesi di taglio sull’età pensionabile, che si traducono – per chi è nato nel 1958 e, quindi, va in pensione nel 2025 a 67 anni di età – in ben 16 mensilità di arretrati sulla stessa pensione. In pratica, se il pensionato ha diritto a 538 euro al mese di pensione, potrebbe ottenere arretrati di ben 8.600 euro circa. Tuttavia, occorre tenere anche presente che andare in pensione spostando indietro la decorrenza potrebbe essere meno vantaggioso, essendo più bassi i coefficienti applicati nel biennio 2025-2026. Quindi il beneficio di ottenere nell’immediato degli arretrati dovrà fare i conti con una pensione più bassa.





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