I programmi elettorali dei partiti tedeschi riflettono la frammentazione politica del Paese

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A giudicare dai programmi elettorati presentati la scorsa settimana per le prossime elezioni federali in Germania, le fratture tra partiti notate negli ultimi tre anni sono destinate a consolidarsi.

Nel governo di Olaf Scholz, la presenza dei liberali della Fdp ha determinato conflitti profondi tra questi e gli alleati verdi e socialdemocratici. Ma ora che i liberali faticano a superare la soglia di sbarramento nei sondaggi e quasi certamente saranno ininfluenti in ogni ipotesi di coalizione, i problemi non sono necessariamente superati. Infatti, se la Cdu di Friedrich Merz dovesse vincere le elezioni come previsto, per evitare di dialogare con l’estrema destra di Alternative für Deutschland la scelta obbligata sarà quella di un governo con la Spd o, se i numeri finali dovessero riservare sorprese, con i Verdi.

La domanda, però, è quanto le proposte dei partiti progressisti siano compatibili con i progetti della Cdu. Se Merz propone meno tasse per imprese, bisogna chiedersi quanto ciò sia compatibile con le politiche ambientali volute dai Verdi o i sussidi per le auto elettriche proposti dalla Spd di Olaf Scholz; le stretta sull’immigrazione su cui insiste Merz è di segno opposto a quanto sostengono i Verdi, e solo parzialmente compatibile con il focus sull’attrazione di manodopera specializzata di cui parlano i socialdemocratici. Il salario minimo, per la Spd, è da aumentare ancora, una proposta che probabilmente troverebbe d’accordo il candidato dei Grüne Robert Habeck, ma non la Cdu.

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Soprattutto, dai programmi emerge come sia ormai centrale per la Germania il tema dello Schuldenbremse, il freno al debito sospeso negli ultimi anni a causa di pandemia e guerra, ma che Christian Lindner, ministro delle Finanze e leader della Fdp, avrebbe voluto vedere ripristinato nel 2025, segnando uno dei punti più critici nei rapporti interni alla maggioranza. Sia la Spd che i Verdi si dichiarano ormai apertamente favorevoli a una revisione strutturale del freno, per poter varare investimenti che giudicano centrali per economia e ambiente. La Cdu, invece, ha ribadito la sua posizione contraria a ogni modifica.

Nel contesto della crisi industriale tedesca, e in un momento storico in cui anche a livello europeo si discute su investimenti comuni (e come finanziarli), diventa chiaro che lo Schuldenbremse non è uno dei tanti punti su cui servirà accordarsi per formare una coalizione: la posizione che si ha su di esso rappresenta un punto nevralgico della visione delle diverse forze politiche, e può diventare un discrimine importante in ottica di alleanze (o nel rifiuto di esse).

Certo, nella necessità di formare una maggioranza, diverse formule pragmatiche o tattiche potrebbero prevalere: la Spd potrebbe accordarsi per una nuova sospensione temporanea che potrebbe portargli consenso, Merz potrebbe trovare soluzioni creative per rivedere alcune regole ma in una forma che gli consentisse di poter dire di non aver distrutto l’impianto della norma, ecc.

Per la Cdu sarebbe un’ottima notizia se i numeri le consentissero di fare un governo di coalizione includendo i soli socialdemocratici, perché un’accordo sarebbe molto più facile da raggiungere vista la minore distanza su alcuni temi rispetto a quella che li separa dai Verdi. Tuttavia, il prezzo da pagare per la Spd sarebbe un altro governo centrista, e con il ruolo di partner minore. In uno scenario del genere, non è del tutto peregrino immaginare che ottenere concessioni sul freno al debito diventerebbe una merce di scambio non indifferente per i socialdemocratici, in quanto strumento necessario per una serie di interventi che potrebbero utilizzare per motivare la propria partecipazione al governo.

In un momento cruciale per la Germania, dunque, alcune differenze tra le forze politiche si cristallizzano. Non è detto che le distanze siano insuperabili, ma con ogni probabilità il prossimo governo tedesco sarà attraversato, come il precedente, da una dialettica interna che va oltre la semplice amministrazione del Paese, toccando questioni identitarie per le diverse identità politiche, che richiederanno negoziazioni e concessioni. In questo scenario, il dibattito sullo Schuldenbremse e le scelte che si prenderanno su di esso, su cui già si erano concentrati alcuni dissidi nel precedente governo, potrebbe rivelarsi determinante tanto per il futuro di ogni maggioranza quanto per la reazione tedesca alla sua fase economica.



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