MANFREDONIA – «Contiguità compiacente» del costruttore ed ex sindaco di Manfredonia Gianni Rotice agli interessi di Michele Romito che cercava di evitare lo smontaggio di una struttura abusiva del suo ristorante «Guarda che luna»; contiguità familiare tra Rotice e Francesco Scirpoli ritenuto luogotenente su Mattinata del clan Romito, la cui sorella è legata sentimentalmente all’ex primo cittadino. Poggia su queste basi la decisione dell’ex prefetto di Foggia Maurizio Valiante di rigettare la richiesta dell’impresa edile Gianni Rotice srl di iscrizione nella white list provinciale; e l’avvio dell’iter per l’interdittiva antimafia.
Un’inchiesta penale quale quella in corso a carico di Rotice e Romito per voto di scambio nel processo «Giù le mani», presuppone l’esistenza di prove per punire e condannare. L’interdittiva antimafia non si basa su logiche penalistiche di certezza probatoria, in quanto mira a evitare il rischio di infiltrazioni mafiose che non necessariamente si concretizzano in fatti illeciti; viene adottata quando l’impresa può direttamente o indirettamente agevolare le attività criminose o esserne condizionata.
Le white list sono elenchi istituiti presso ogni Prefettura per rendere più efficaci i controlli antimafia rispetto alle attività imprenditoriali considerate più a rischio di infiltrazioni mafiose. L’iscrizione è obbligatoria per alcune categorie di imprese se devono stipulare contratti diretti o indiretti con la pubblica amministrazione. Ovvio quindi come sia una mazzata il «no» all’iscrizione nella white list e l’interdittiva antimafia per società che lavorano principalmente con enti pubblici, come la Gianni Rotice srl. I legali faranno ricorso al Tar (della tesi difensiva riferiamo a fianco ndr), ribadendo quanto sostengono nell’inchiesta Giù le mani a carico di 9 imputati per i quali è in corso l’udienza preliminare: Gianni Rotice, il fratello Michele e Michele Romito sono accusati di corruzione elettorale sul presupposto che Romito avrebbe promesso di sostenere Romito nel ballottaggio che lo portò a diventare sindaco a novembre 2021, in cambio del suo interessamento per evitare lo smontaggio di parte del «Guarda che luna». Nelle 19 pagine del provvedimento del prefetto si fa ripetutamente riferimento a quanto emerso nell’inchiesta per rimarcare la capacità di Romito di permeare il tessuto politico-amministrativo del Comune, e per sostenere il presunto comportamento compiacente di Rotice nei confronti degli interessi imprenditoriali di Romito, con cui avrebbe condiviso un sistema di illegalità per ottenere relativi benefici. E l’ex sindaco, argomenta la prefettura, ben conosceva il profilo criminale della famiglia Romito e l’influenza avuta nello scioglimento del consiglio comunale di Manfredonia datato ottobre 2019 per infiltrazioni mafiose.
Le prime elezioni dopo la gestione commissariale del Comune portarono nel novembre 2021 all’elezione di Rotice rimasto in carica sino all’ottobre 2023 quando lasciò in seguito alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali.
Nel provvedimento prefettizio ampio spazio viene dedicato al contesto ambientale. Al clan Romito, ora ridenominato clan Lombardi/Ricucci/La Torre, alla sua forza nel panorama mafioso garganico. Si cita il coinvolgimento dei Romito nell’inchiesta sulla mafia garganica con 99 arresti nel 2004, processo in cui i 4 esponenti della famiglia furono assolti ma nel quale emerse il ruolo di confidenti dei carabinieri svolto da alcuni di loro anche contro i soci Li Bergolis, innescando così la guerra che dal 2008 a oggi ha contato 15 sparatorie con 14 morti e 7 feriti/illesi. Si elencano i morti ammazzati, tra cui il boss Mario Luciano Romito fratello di Michele, ucciso il 9 agosto 2017 nella strage con 4 morti. Si citano le inchieste «Goccia» del ’99 sul contrabbando di sigarette, in alleanza con un clan camorristico, «Età moderna» del 9 ottobre 2013 con 21 arresti per armi, droga ed estorsione, «Ariete» del 31 ottobre 2016 con 19 arresti su assalti a portavalori, «Età moderna», «Omnia Nostra» del 7 dicembre 2021 con 32 arresti per omicidi, mafia, droga, estorsioni e che ha dimostrato la pervasività dei Lombardi/Ricucci/Romito sull’economia garganica e in particolare nei settori dell’itticoltura e nelle attività ricettive; e l’ultima «Mari e monti» del 14 ottobre scorso con 39 arresti per mafia, estorsioni e droga (quest’ultima contro il clan Li Bergolis). In quasi nessuna di queste inchieste è coinvolto Michele Romito, ma da tutte emerge il ruolo del clan Romito nelle dinamiche mafiose del Gargano.
Occhi della prefettura anche sul mattinatese Francesco Scirpoli, ritenuto luogotenente del clan Romito su Mattinata, fratello della compagna di Rotice. Scirpoli è stato arrestato nel blitz Firestorm del 2009 per un assalto da un milione e 800mila euro a un portavalori vicino Bergamo, in Età Moderna, Ariete, è detenuto di nuovo per Omnia nostra con processo in corso a Foggia in cui risponde di mafia, favoreggiamento e furto.
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