Vincenzo De Luca condannato a risarcire 609mila euro alla Regione Campania per la Smart card Covid: “Fu totalmente inutile”

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Il governatore della Campania Vincenzo De Luca è stato condannato “a risarcire alla Regione Campania la somma di euro 609.000,00 (seicentonovemila,00) oltre alle somme derivanti dal degrado monetario calcolato dalla data dei singoli mandati di pagamento”, oltre agli interessi e alle spese di giudizio, per il caso della smart card finalizzata a dimostrare che si era vaccinati contro il Covid. Lo ha stabilito la Corte dei Conti. Secondo l’accusa la produzione delle card sarebbe stata una spesa inutile in quanto si sovrapponeva al Green pass nazionale.

De Luca era stato rinviato a giudizio il 5 marzo con altre cinque persone: a tutti era stato contestato un danno erariale di 3,7 milioni di euro, dei quali 928mila euro, il 25% del totale, al solo governatore dem. Per questo nell’agosto 2023 al presidente della Regione e agli altri cinque componenti dell’Unità di crisi della Regione (Italo Giulivo, Antonio Postiglione, Massimo Bisogno, Ugo Trama e Roberta Santaniello) era stato notificato l’”invito a dedurre”, l’equivalente nel processo contabile dell’avviso di conclusione indagini.

La sentenza stabilisce che i 3,7 milioni spesi dalla Regione per le smart card furono una spesa che la Regione avrebbe dovuto evitare perché il governo aveva già messo a punto il Green Pass: “Non pare potersi revocare in dubbio – scrivono i giudici – che, successivamente alla sopravvenienza della disciplina che aveva introdotto il GREEN PASS, la inutilità della smart card regionale dovesse apparire di inconfutabile evidenza“. La responsabilità di De Luca è messa in evidenza, secondo i magistrati, “dallo stesso contenuto dell’ordinanza n. 17 del 6 maggio 2021, (…) che tentava pretestuosamente di attribuire alla smart card caratteristiche sostanzialmente “corrispondenti” al GREEN PASS, del tutto contrariamente al vero, al solo fine di giustificare la prossima adozione di particolari linee guida e direttive per disciplinarne l’uso e la circolazione”.

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Secondo i giudici il presidente di aveva una volontà così ferrea nel “portare comunque sino alla fine l’accordo di fornitura” che questa “non si scoloriva nemmeno di fronte all’ineluttabile diffusione del GREEN PASS e della specifica regolazione attuativa (…) che confermava la assoluta inutilità ed inutilizzabilità della smart cards”.

“Ancor meno comprensibile e giustificabile (…) – proseguono i magistrati – resterebbe comunque la scelta di non voler interrompere, neppur tardivamente, il flusso delle forniture, pur dopo aver assicurato al Garante della privacy che l’utilizzo delle cards era solo “temporaneo”. Con la conseguenza “che, dopo il primo massiccio ordine di ben 2,8 milioni tessere del 9 giugno 2021, seguì da SORESA (la centrale acquisti della sanità campana, ndr) (…)un secondo ordine di acquisto in data 1° settembre 2021 e le consegne procedettero con regolarità sino a tutto l’autunno del 2021, quando oramai gran parte delle cards continuavano ad accumularsi nei magazzini delle aziende sanitarie”.

La Corte ha accolto parzialmente la richiesta avanzata dai pubblici ministeri nei confronti di De Luca, condannandolo risarcire alla Regione “solo” 609mila euro. Ma “non v’è luogo, per mitigare il totale della condanna, all’esercizio della riduzione dell’addebito (…) trattandosi di responsabilità ritenuta a titolo di dolo“, scrivono i giudici contabili. Che hanno invece prosciolto Giulivo, Bisogno, Trama, Postiglione e Santaniello in quanto le contestazioni degli inquirenti nei loro confronti – anche queste caratterizzate da colpa grave – sono state ritenute coperte dallo scudo erariale.

La risposta del governatore non si è fatta attendere: “Rivendico pienamente e con orgoglio le decisioni assunte a tutela della salute dei miei concittadini, ricordando che la Campania è la Regione che ha avuto il numero più basso di decessi per Covid in relazione alla popolazione – dice De Luca in una nota -. E questo anche grazie al fatto di esserci assunti la responsabilità di decisioni anticipando spesso il Governo nazionale. Ovviamente, la sentenza sarà immediatamente impugnata. Non vorrei dover rispondere del reato di efficienza“.



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