La mostra su Joan Mirò alla galleria civica MoC.a di Montecatini Terme

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Carlos Franqui era arrivato a Montecatini negli Anni Settanta. Nato nel 1921 a Cifuentes, nel centro dell’isola di Cuba, sin da giovanissimo era entrato a far parte del Partido Socialista Popular. Dopo il Golpe di Batista, all’inizio degli Anni Cinquanta, aderì al Movimento del 26 luglio, che avrebbe dato vita alla Rivoluzione del ’59. Arrestato e spedito in esilio, prima in Florida e poi in Messico, si riunì con Fidel Castro e Che Guevara, prima di tornare in patria a combattere.

Carlos Franqui a Montecatini Terme

Tra uno stravolgimento e l’altro della Storia (con la s maiuscola), però, Franqui aveva iniziato a interessarsi di cultura, prima cronista della vita letteraria e artistica della Cuba degli Anni Quaranta, poi, dopo la vittoria di Castro, alla direzione di Radio Rebelde e del quotidiano Revolucion. Nel giro di qualche anno, però, si sarebbe consumata la rottura con il dittatore: contrario all’invasione russa della Cecoslovacchia, in ostilità verso le correnti pro-sovietiche del governo cubano, nel 1967 Franqui – amico di grandi artisti e letterati del tempo, da Picasso a Sartre – organizzò all’Avana El Salon de Mayo, un’esposizione di protesta alla quale parteciparono numerosi artisti internazionali, da Mirò a Calder. L’anno seguente Franqui prese nuovamente la via dell’esilio (stavolta volontario), e scelse di vivere tra la Francia e l’Italia.

Il Maggio Mirò a Montecatini Terme nel 1980

A Montecatini si stabilì con la moglie e il figlio, e nel 1980 mise in piedi il più grande evento della storia culturale della cittadina termale toscana: il Maggio Mirò, grande esposizione collettiva con opere inedite di pittori contemporanei di fama mondiale, da Arroyo a Rebeyrolle, Cuevas, Tapies, Pignon, Arp – gli amici di una vita per Franqui – chiamati a confrontarsi con il lavoro di Joan Mirò. Opere rimaste poi nelle collezioni dell’Accademia locale. Lo stesso Mirò, che con Franqui condivideva una stima fraterna, fu invitato a partecipare come ospite d’onore. Ormai quasi novantenne (Mirò era nato nel 1893, e sarebbe morto pochi anni più tardi, nell’83), in difficoltà all’idea di viaggiare, l’artista surrealista non sarebbe mai arrivato a Montecatini. Decise, però, di donare un’opera alla città, la Dona Voltada d’un Vol d’Ocells, tra le cinque tele più grandi al mondo da lui realizzate (la più grande conservata in Italia).

Joan Mirò, Dona Voltada d’un Vol d’Ocells, 1980

La “Dona Voltada d’un Vol d’Occels” di Mirò a Montecatini Terme

Il lavoro, dal 2012 nella collezione permanente della galleria civica Mo.C.a – Montecatini Contemporary Art, ispira ora una mostra che ripercorre l’intera vicenda, a partire proprio dalla storia della creazione dell’opera. Fino al 29 giugno 2025, il progetto Joan Miró a Montecatini Terme, espone infatti anche gli scatti inediti di Alfredo Melgar, fotografo di fama mondiale e amico dell’artista catalano, che immortalò l’artista nel suo studio a Palma di Maiorca, durante l’esecuzione della grande tela. Stesa sul pavimento (si notano ancora le tracce delle mattonelle impresse sulla stoffa, oltre a una macchia di caffè versato accidentalmente dall’artista), l’opera prese forma con una certa veemenza creativa: sull’uccello nero che oscura la visuale, simbolo della morte imminente, Miró impresse con forza il segno dei suoi tacchi, nell’intento di respingere il presagio. 

La mostra su Mirò a Montecatini Terme

Ma la mostra del Mo.C.a evoca anche l’arrivo della tela a Montecatini, 45 anni fa, attraverso il filmato storico andato in onda sulla Rai nel 1980. Ci sono poi le opere dei pittori che parteciparono all’evento – Antoni Tapies, Roberto Estopinan, Amadeo Gabino, Baruj Salinas, Manolo Rivera, Hans Jean Arp, Emilio Tadini, Josè Miguel Ullan, Josè Luis Cuevas, Renato Guttuso, Titina Maselli, Valerio Adami, Francis Biras – oltre agli scatti dello stesso, realizzati all’epoca dallo Studio Rossellini. E litografie di Miró, documenti autografi, fotografie, manifesti e altro materiale inedito, messo a disposizione da privati e da eredi di chi partecipò all’evento.

Livia Montagnoli

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