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Un viaggio tra le contraddizioni della Sardegna e la lotta per preservarne l’identità.
La poesia “La recrudescenza della corruzione e del genetico servilismo” di Gianluca Cadeddu è un’opera intrisa di rabbia, orgoglio e desiderio di riscatto. Cadeddu si rivolge alla sua amata Sardegna con un tono combattivo e dolorosamente sincero, denunciando la perdita di identità, l’indolenza e la corruzione che percepisce nella sua terra natale.
Un grido anarchico per la Sardegna.
Cadeddu si autodefinisce un “guerriero anarchico”, un viaggiatore globale che tuttavia sceglie di restare sull’isola per combattere contro i mali che la affliggono. La poesia è un atto d’accusa verso una comunità che, secondo l’autore, ha accettato passivamente il dominio di colonizzatori e speculatori.
“Perché non vi guardate allo specchio?” è una delle domande retoriche che scandiscono il testo, un invito al popolo sardo a risvegliarsi, a riprendere il controllo della propria terra e della propria identità.
Un’isola dalle potenzialità inespresse.
L’autore descrive la Sardegna come una terra unica al mondo, capace di offrire esperienze irripetibili. Tuttavia, denuncia la gestione miope dei suoi governanti, incapaci di valorizzare il territorio se non per un turismo superficiale e stagionale.
La “perlacea mediterraneità” di cui parla Cadeddu rappresenta la bellezza innata dell’isola, spesso sacrificata sull’altare della corruzione e dell’opportunismo.
Un linguaggio crudo e provocatorio.
Il linguaggio dell’autore è diretto, crudo e senza compromessi. Termini forti come “autistici e schizofrenici” o “uomini bacati” esprimono il disprezzo per l’indolenza che percepisce nella sua comunità. Ma accanto alla critica, emerge un amore profondo per la Sardegna, un legame indissolubile che motiva la sua lotta.
Il messaggio finale.
Cadeddu conclude la sua poesia con un monito: i sardi devono tornare a ruggire, a essere padroni della propria terra, a rivendicare una qualità della vita invidiabile e autentica. La sua battaglia è animata da coraggio e determinazione, ma lascia trasparire una nota di stanchezza, quasi un avvertimento che senza un risveglio collettivo, anche i guerrieri più tenaci possono cedere.
Biografia dell’autore:
Gianluca Cadeddu, originario della Sardegna, è un autore e poeta che dedica gran parte della sua opera alla denuncia sociale e alla difesa dell’identità culturale della sua terra. Con uno stile diretto e spesso provocatorio, Cadeddu esplora temi come la corruzione, la perdita di tradizioni e l’orgoglio di appartenenza. La sua scrittura si distingue per la combinazione di passione e profondità intellettuale, rendendolo una voce unica nel panorama letterario contemporaneo.
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LA RECRUDESCENZA DELLA CORRUZIONE E DEL GENETICO SERVILISMO di Gianluca Cadeddu
Da guerriero anarchico lotto contro chi bofonchia tutti i giorni
per gli arabismi che si stanno diffondendo sull’isola.
Gli immigrati e i profughi non sono antropofagi,
non divoreranno le nostre carni dopo averci ucciso.
Perché non vi guardate allo specchio?
Perché non ragionate su coloro a cui avete permesso isolane gozzoviglie?
Perché avete accettato di essere schiavi sulla vostra terra?
Perché urlate al mondo la sardità mentre i profittatori la calpestano?
Sono un viaggiatore globale e indefesso
ma quest’anno con un click sono già in vacanza.
Resto sull’isola che mi ha dato i natali
e che volente o nolente accoglie sempre colonizzatori, turisti e nullatenenti.
Voglio essere l’arredatore di una nuova casa per la sardità.
Quest’isola che si può proporre al mondo per trecentosessantacinque giorni all’anno
pare destinata solamente a balneari arrossamenti.
Chi la governa la sa svendere ai ricchi mentre non la sa consigliare all’universo.
Girovagando per il mondo ho visto etnie che proponevano con ironia
quello che la Sardegna potrebbe proporre naturalmente e senza frenesia.
Però all’estero c’è voglia e c’è professionalità
mentre in Sardegna c’è un’atavica e radicata indolenza.
La Sardegna è una terra assortita, atavica e inimitabile.
Non deve essere controllata dagli ispettori di Roma ladrona
che vogliono far attecchire nuove piante di criminale italianità
dove tutti i giorni lubrifichiamo la nostra perlacea mediterraneità.
Su spiagge di sabbia finissima
vedo molti sardi che non capiscono la realtà
come degli autistici e degli schizofrenici
o come uomini bacati che fanno i prodi soltanto nella provvisorietà.
Molti baloccano su montagne di rocce granitiche.
Sono alani che vengono spacciati come innocui quadrupedi.
Appaiono come dei bassotti rassegnati
a qualche carezza serale che però garantisce l’osso.
Sotto i boschi di querce e lecci secolari
la recrudescenza della corruzione e del genetico servilismo
fa ridacchiare i nuovi colonizzatori sfruttatori
che profittano della codardia di chi rende ridicola la sua cordialità.
Paesaggi emozionanti in un ambiente quasi incontaminato
offrono una esperienza di vita unica al mondo.
I ruggiti dei sardi devono tornare a spaventare
gli affaristi che cercano soltanto soldi, sole e rugiada.
I sardi devono tornare a essere i veri e legittimi proprietari
dell’isola dove può rigermogliare una invidiabile qualità della vita.
La mia battaglia si ripete e si rinnova con coraggio
ma forse un giorno mi stancherò di immolarmi per chi non vuole capire.
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