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12.58 – sabato 21 dicembre 2024
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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I dati aggiornati sulla spesa dei fondi Pnrr confermano le difficoltà e i ritardi. Una recente relazione della Corte dei Conti conferma che molti interventi sono in ritardo e che c’è bisogno di recuperare il tempo perso. Per questo si è resa necessaria un’ulteriore riprogrammazione della spesa.
Secondo la Corte dei Conti, al 30 settembre sono stati spesi circa 57,7 miliardi di euro, ossia appena il 30% dei fondi Pnrr totali. Nel biennio 2025-2026 si prevede di spendere oltre 17 miliardi in più rispetto alla programmazione originaria. In 79 casi su 100, il livello di spesa già sostenuta è inferiore al 25%. La rendicontazione dei progetti è ancora nelle fasi iniziali. Il governo ha adottato misure per velocizzare le erogazioni, ma ciò potrebbe comportare problemi.
Nelle scorse settimane, il governo ha ottenuto il via libera preliminare dalla Commissione Europea per l’erogazione della sesta rata dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Si tratta di un traguardo importante, subordinato a una serie di controlli che permettono di comprendere lo stadio attuale del piano. Tuttavia, la verifica sul rispetto delle scadenze non è in questa fase un indicatore particolarmente significativo per valutare eventuali criticità o ritardi. Questo perché il Pnrr è stato modificato ben 4 volte e, in molti casi, gli obiettivi da raggiungere sono stati posticipati o rivisti al ribasso.
Un elemento molto più utile per valutare lo stato di avanzamento dei vari progetti finanziati con il piano è quello della spesa sostenuta finora. Il suo incremento, infatti, dovrebbe indicare un avanzamento delle procedure legate alle opere che si intende realizzare. Su questo fronte, purtroppo, i dati disponibili sono ancora molto scarsi. Per questo motivo, abbiamo presentato anche una specifica richiesta di accesso agli atti (FOIA), alla quale però è giunta una risposta insoddisfacente.
Tuttavia, una recente relazione della Corte dei Conti fornisce una serie di indicazioni utili a ricostruire un quadro aggiornato. Dal documento emerge come, al 30 settembre 2024, i fondi spesi ammontassero a circa il 30% delle risorse totali assegnate all’Italia.
57,7 miliardi € i fondi del Pnrr già spesi.
La Corte evidenzia come, a seguito dell’ennesima revisione del piano, si sia resa necessaria una ulteriore riprogrammazione della spesa. Di conseguenza, l’erogazione di una parte dei fondi inizialmente prevista per quest’anno è stata posticipata al biennio 2025-2026.
Da ciò emerge con evidenza lo sforzo richiesto negli ultimi semestri del Pnrr a tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione delle iniziative progettuali, al fine di assicurarne la finalizzazione nei tempi previsti.
– Corte dei Conti, Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (dicembre 2024)
I fondi spesi e la nuova programmazione
Le norme in materia di Pnrr prevedono che la Corte dei Conti rediga una relazione sullo stato di avanzamento del piano con cadenza semestrale. A questo fine, i giudici contabili hanno la possibilità di audire i soggetti coinvolti e hanno anche accesso al sistema Regis, la piattaforma dedicata alla rendicontazione del Pnrr, riservata ai soli addetti ai lavori. Sulla base delle informazioni raccolte, la Corte ha potuto così delineare lo sviluppo del nuovo quadro programmatico della spesa.
In base ai dati presenti sul sistema Regis a inizio novembre, si nota un ulteriore slittamento di alcune spese precedentemente previste per il biennio 2023-2024, per un totale di circa 2,4 miliardi di euro. A seguito di questa revisione, si prevede un incremento della spesa di circa 1,2 miliardi nel 2025 e 680 milioni nel 2026. Confrontando questa nuova programmazione con quella originaria, emerge che nel biennio 2023-2024 la spesa ipotizzata inizialmente è stata rivista al ribasso in modo particolarmente significativo.
-12,9 miliardi € la riduzione della spesa dei fondi Pnrr nel biennio 2023-2024 rispetto alla programmazione originaria.
A ciò si aggiunge una riduzione anche nelle annualità precedenti, tutte da recuperare nei due anni conclusivi del piano. Rispetto a quanto previsto inizialmente, infatti, si prevede di spendere ben 8,3 miliardi in più nel 2025 e 8,9 miliardi nel 2026.
Pnrr, posticipate in avanti spese per oltre 17 miliardi. L’evoluzione della programmazione della spesa dei fondi Pnrr. Per quanto riguarda i dati sulla spesa sostenuta finora, la Corte riporta che nei primi 9 mesi dell’anno c’è stato un incremento di 12,6 miliardi rispetto al dicembre 2023. Tale ammontare rappresenta circa il 30% rispetto alla programmazione rivista presente attualmente sul sistema Regis. Ciò significa che, in teoria, nell’ultimo trimestre dell’anno si dovrebbero riuscire a spendere 29,5 miliardi di euro.
A questo proposito, però, occorre sottolineare che il governo, nel documento programmatico di bilancio (DPB), ha ulteriormente rivisto al ribasso le stime. In base a questo documento, infatti, il livello di spesa raggiunto attualmente sarebbe pari a circa il 60% di quanto previsto per l’anno in corso. Dunque, l’aspettativa sarebbe quella di riuscire a spendere un totale di circa 21 miliardi nel 2024.
8,4 miliardi € i fondi Pnrr che il governo conta di riuscire a spendere nell’ultimo trimestre dell’anno, secondo le indicazioni contenute nel DPB.
Ciò comporterebbe una ulteriore revisione rispetto alla programmazione della spesa contenuta in Regis e un ennesimo aumento degli obiettivi da raggiungere nel biennio 2025-2026.
Dove si concentrano i fondi già erogati
La relazione della Corte dei Conti fornisce ulteriori dati sulla spesa sostenuta, aggregati per missione e componente del Pnrr. Considerando la nuova programmazione 2020-2024, sono gli investimenti contenuti nella missione 3 (dedicata alle infrastrutture e alla mobilità) quelli che fanno registrare il tasso di avanzamento più elevato. Parliamo dell’87% di fondi già erogati a fronte di quanto programmato. Questo dato sale al 92% se consideriamo gli investimenti ferroviari raccolti nella componente 2. Si deve però rilevare come, a livello complessivo, la spesa sostenuta rappresenti appena il 37% rispetto al totale delle risorse assegnate per questo tipo di interventi. Anche su questo fronte, peraltro, le difficoltà non sono mancate.
Sempre con riferimento alla programmazione 2020-2024, risultano in stato particolarmente avanzato anche la prima missione dedicata a digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (70%) e la seconda dedicata alla transizione ecologica (68%). Nel primo caso, a trainare la spesa sono stati principalmente gli investimenti della componente 2 (Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo) con un tasso di avanzamento del 77%. Nel secondo caso, invece, risulta particolarmente elevata la spesa per gli investimenti della componente 3 (efficienza energetica e riqualificazione degli edifici), che raggiunge addirittura il 97%.
La spesa dei fondi Pnrr è trainata dai crediti d’imposta.
A incidere particolarmente su questi dati sono i fondi erogati attraverso i crediti d’imposta, come Superbonus e Transizione 4.0. La Corte fa notare che se si escludessero dal conteggio queste due misure, la percentuale di completamento per la missione 1 scenderebbe al 40%, mentre per la missione 2 al 37%.
L’accentuazione dell’incidenza dei contributi alle imprese, in particolare quelli consistenti nei crediti d’imposta, potrebbe imprimere maggiore velocità alla realizzazione della spesa, imponendo però l’esigenza di garantire un attento monitoraggio nella ripartizione territoriale dei fondi, al fine di preservarne un’adeguata fruizione anche nelle aree meridionali.
– Corte dei Conti, Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (maggio 2024)
Gli investimenti contenuti nella missione 5 (Inclusione e coesione) sono quelli che presentano lo scostamento più significativo rispetto al cronoprogramma 2020-2024. Parliamo di una spesa sostenuta pari al 27% rispetto a quanto previsto per l’anno corrente, percentuale che scende all’11% considerando l’importo totale delle risorse disponibili. Le missioni 4 (Istruzione e ricerca) e 6 (Salute) hanno un livello di allineamento rispettivamente del 60% e del 68%. In entrambi i casi, tuttavia, si tratta di dati particolarmente bassi rispetto alla dotazione finanziaria totale: 25% e 14% rispettivamente.
La spesa dei fondi Pnrr è inferiore al 25% in 8 casi su 10. Il livello di spesa sostenuta per gli investimenti del Pnrr suddivisi in componenti.
A livello di singole misure con dotazione finanziaria, la corte rileva che nel 79% dei casi il tasso di avanzamento complessivo risulta essere inferiore al 25%. Solamente il 13% delle misure si colloca a un livello di avanzamento compreso tra il 25% e il 50%. Solo l’8% degli investimenti si trova a un livello ancora superiore.
57% il complesso di misure del Pnrr con una dotazione finanziaria il cui livello di spesa già sostenuta è inferiore al 10%.
La rendicontazione della spesa
Altri dati interessanti che emergono dalla relazione della corte dei conti sono quelli relativi alla rendicontazione delle spese sostenute. Un passaggio fondamentale per i soggetti attuatori al fine di ottenere i fondi assegnati. Tale attività costituisce la fase conclusiva di ciascuna spesa (parziale o totale che sia) e consiste nell’invio della documentazione a supporto dei pagamenti disposti. Eventuali criticità o ritardi in questa fase possono rappresentare un problema per quei soggetti che hanno anticipato i fondi con risorse proprie. Perciò è molto importante analizzare anche questi dati. I controlli sono a carico delle amministrazioni centrali titolari della specifica misura e si distinguono in:
Formali (su tutti i progetti): verifica della correttezza e completezza dei dati e della documentazione amministrativa, tecnica e contabile inviata;
Sostanziali (anche a campione) circa la regolarità delle spese e delle relative procedure rendicontate dagli attuatori.
Se l’esito dei controlli è positivo, i rendiconti sono trasmessi all’ispettorato generale per il Pnrr del ministero dell’economia. Quest’organo aggrega i rendiconti per misura e dispone l’erogazione dei pagamenti. Inoltre esegue specifici controlli su base campionaria focalizzati sui profili del conflitto di interessi e del rischio di doppio finanziamento.
La rendicontazione delle spese si trova ancora in una fase iniziale.
L’analisi delle informazioni disponibili su Regis restituisce un quadro in cui la rendicontazione si trova ancora in una fase iniziale. Infatti, alla data del 17 luglio, risultavano ultimati 4.775 rendiconti di progetto da parte dei soggetti attuatori (i progetti finanziati attualmente sono oltre 260mila). Questi rendiconti sono legati principalmente a investimenti contenuti nella missione 1 (32%) e nella missione 4 (26%). Ciò comporta che tali istanze sono soggette principalmente ai controlli dei ministeri della cultura (26%), dell’istruzione (22%) e del dipartimento per lo sport (10%).
Oltre la metà (52%) dei rendiconti predisposti dai soggetti attuatori devono ancora passare al vaglio delle amministrazioni titolari competenti. C’è poi un 23% di progetti che si trova nella fase della verifica formale mentre solo l’1% si trova alla fase della verifica sostanziale. Scomponendo l’iter di controllo tra verifiche formali e sostanziali, va sottolineato come le prime, necessarie su tutti i rendiconti, abbiano assorbito gran parte delle tempistiche di approvazione con circa 73 giorni, a fronte dei 19,4 mediamente impiegati per i controlli sostanziali.
Rendicontati meno di 5mila progetti Pnrr
A livello di amministrazioni titolari emergono risultati molto disomogenei, anche influenzati dal numero di rendiconti di competenza. Fanno registrare dati superiori alla media il ministero del lavoro (quasi 8 mesi per un solo rendiconto), quello delle infrastrutture (oltre 6 mesi per 38 rendiconti), quello della cultura (poco meno di 4 mesi, ma per 607 rendiconti) e quello della salute (più di 3 mesi per 89 rendiconti).
Le cause delle difficoltà nei controlli
La corte ha anche svolto degli approfondimenti in merito alle difficoltà incontrate dalle amministrazioni titolari che hanno fatto registrare tempi superiori alla media. Il primo elemento che emerge è il numero molto consistente delle rendicontazioni presentate, a cui si associa spesso uno scarso livello di adeguatezza compilativa. Anche l’eterogeneità dei soggetti attuatori coinvolti (che può variare da strutture interne ai ministeri a società pubbliche e private, a enti locali e organizzazioni profit e no profit) ostacola la celerità dei controlli soprattutto nella fase iniziale. Le amministrazioni consultate hanno poi sottolineato il fatto che i soggetti attuatori spesso presentano rendiconti con importi molto ridotti (spezzettando quindi le richieste anziché presentarne una univoca), aggravando ulteriormente il lavoro delle strutture preposte al controllo.
Altro fattore che incide negativamente sulla capacità di gestire le attività di verifica delle spese è la forte carenza di personale. Tutte le amministrazioni in esame hanno infatti evidenziato penuria di organico negli uffici di rendicontazione e controllo, con conseguente allungamento delle tempistiche. Le difficoltà nella rendicontazione sono dovute alla carenza di personale e all’inadeguatezza della documentazione.
Per far fronte alle carenze documentali e alla difficoltà dei soggetti attuatori di rispondere alle richieste di integrazione, sono state avviate attività formative e di affiancamento. Al fine, invece, di sopperire alla mancanza di personale dedicato alle attività di controllo, in alcuni casi, sono state avviate procedure per il reclutamento di esperti. In altri casi invece l’amministrazione sta verificando la possibilità di attingere a servizi di assistenza tecnica, anche con il coinvolgimento di soggetti esterni.
Inoltre, per velocizzare le erogazioni il governo è intervenuto con un decreto legge, il 113/2024. In sintesi, al fine di garantire ai soggetti attuatori la liquidità necessaria alla realizzazione degli interventi, le amministrazioni titolari sono autorizzate a erogare fino al 90% del costo dell’intervento a carico del Pnrr entro 30 giorni dalla data di presentazione della richiesta. Le verifiche e i controlli sulla documentazione giustificativa saranno concentrati nella fase finale della procedura, prima dell’erogazione del saldo.
Se, da un lato, tale intervento di semplificazione accelera i flussi di cassa per il finanziamento dei progetti del PNRR, dall’altro rischia di determinare un accumulo dei controlli sulle rendicontazioni nella fase finale della spesa, aumentando le eventualità di rettifiche di spese già oggetto di rimborso.
– Corte dei conti, Relazione sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (dicembre 2024)
Il nostro osservatorio sul Pnrr
Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.
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Foto: Unsplash Guillaume TECHER – Licenza
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