”Parliamo di pace, ma armiamo la guerra. A Gaza non entra il patriarca”

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L’accusa di Francesco ai microfoni di Canal Orbe 21. Nel frattempo a Gaza possibile “cessate il fuoco”

Papa Francesco ha espresso con fermezza il suo sdegno per la situazione umanitaria e politica in Terra Santa e nelle zone di conflitto, evidenziando la crudeltà e l’ipocrisia che caratterizzano molte dinamiche di guerra. Durante gli auguri alla Curia, il Papa ha denunciato il mancato ingresso del Patriarca di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, a Gaza, nonostante le promesse delle autorità israeliane. Questo episodio, unito al bombardamento di bambini innocenti, è stato definito dal Pontefice come un gesto di estrema crudeltà, lontano dalla logica di una guerra convenzionale. Francesco è costantemente aggiornato sulla situazione a Gaza, mantenendo un contatto quotidiano con la parrocchia della Sacra Famiglia. La sua attenzione non si limita però al conflitto in Medio Oriente. In un’intervista a Canal Orbe 21, rilanciata da Vatican News, il Papa ha sottolineato come gli appelli internazionali alla pace siano spesso vanificati da un sistema permeato di ipocrisia. “Parliamo di pace, ma armiamo la guerra“, ha dichiarato, puntando il dito contro le industrie belliche che continuano a prosperare, anche in Europa, nonostante i proclami di pacificazione. Il Pontefice ha affrontato con durezza il tema delle guerre in Ucraina e a Gaza, descrivendo alcune azioni come “criminali” e più vicine alla guerriglia che a un conflitto regolamentato. Con riferimento a Gaza, ha raccontato l’episodio di una madre con i suoi due figli, mitragliata senza motivo mentre cercava rifugio. Questi atti, secondo il Papa, non possono essere considerati parte di una guerra “normale”, ma rappresentano un’umanità devastata e ferita. Anche la guerra in Ucraina è stata al centro delle sue riflessioni, dove ha denunciato una grande ipocrisia internazionale e la mancanza di volontà concreta di raggiungere un trattato di pace. “Quando si parla di pace, si comincia a ballare il minuetto con cose secondarie”, ha osservato con amarezza.

Cessate il fuoco all’orizzonte

“È più vicina che mai la possibilità di raggiungere un accordo” per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e la liberazione di ostaggi trattenuti nell’enclave palestinese e di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane “se il nemico smetterà di imporre nuove condizioni”. È quanto affermano Hamas, Jihad islamica e Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) in un comunicato insolitamente diffuso a nome dei tre gruppi. Nel frattempo, una delegazione israeliana, compresi responsabili coinvolti nelle trattative per gli ostaggi, è arrivata al Cairo oggi. Lo ha riferito il quotidiano del Qatar al Araby al Jadeed. La delegazione incontrerà i funzionari dell’intelligence egiziana per discutere i dettagli ancora in discussione, compresa la gestione delle frontiere e del valico di Rafah. In un comunicato ufficiale di Hamas, il gruppo ha annunciato che venerdì sera la sua delegazione si è incontrata al Cairo con le delegazioni della Jihad islamica e del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Secondo il comunicato, hanno discusso gli sviluppi dei negoziati e le tre organizzazioni hanno sottolineato di essere “desiderose di fermare l’aggressione” nella Striscia di Gaza. Nel comunicato si afferma anche che sono più vicini che mai a raggiungere un accordo, “a condizione che il nemico smetta di avanzare nuove richieste”. Il ministero della Salute di Gaza, infine, ha dichiarato che nelle ultime 24 ore nella Striscia di Gaza sono morti almeno 21 palestinesi e altri 61 sono rimasti feriti e che il bilancio totale dei morti palestinesi nella Striscia dall’inizio della guerra è salito a 45.277, con in più 107.573 feriti totali. Lo riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa.

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