16.30 – lunedì 23 dicembre 2024
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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“Natale, invito alla speranza”. In occasione della solennità del Natale, don Lauro ha diffuso il consueto video-messaggio augurale: “In questo momento buio e difficile dell’umanità, sulle porte del Giubileo, vi invito – sottolinea don Lauro – alla speranza, che ha il volto bellissimo dell’umanità di Gesù. Umanità che io incontro nelle donne e negli uomini che dentro le nostre comunità vivono per gli altri, vivono servendo, si fanno prossimo. Guardatevi attorno: queste donne e questi uomini sono presenti. Oso di più: anche ognuno di voi è uno di questi uomini e di queste donne che prova a immaginare la vita con gli altri e per gli altri. Di nuovo, a tutti, buon Natale!”. Monsignor Tisi presiederà in cattedrale la Messa di Natale al mattino del 25 dicembre(ai media sarà anticipata come di consueto l’omelia il giorno stesso).
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MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO LAURO PER L’APERTURA DEL GIUBILEO
Nella terra della speranza
Il Natale, gioia incontenibile per il Dio bambino, quest’anno irradia una luce particolare. Essa si diffonde, infatti, attraverso la soglia del Giubileo che anche nella nostra Chiesa, così come in ogni Diocesi del mondo, sarà inaugurato domenica 29 dicembre, sulla scia dell’apertura delle Porte Sante a Roma da parte di papa Francesco, nella basilica di San Pietro e nel carcere di Rebibbia.
Il Giubileo pone al centro la riscoperta della virtù della speranza. Con lo sguardo alla fonte più autentica della Speranza: Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Lo fa mentre la guerra sembra minare alla radice il futuro di molti popoli, in ogni angolo del pianeta. È difficile anche solo immaginare di poter “sperare” sotto il cielo di Gaza o di Kiev, di Aleppo o di Damasco, della Corea e del Sudan… I conflitti sono ovunque, con uno spaventoso e scandaloso investimento in armi.
C’è un’altra lotta, meno palese. Abita nella stanchezza delle nostre relazioni familiari o professionali. Là dove i rapporti si fanno competitivi, viene meno la fiducia reciproca, l’altro non è mai alleato ma avversario, di cui diffidare o prevenire le mosse.
Mentre le bombe demoliscono e uccidono a distanza ravvicinata, ognuno di noi fatica ad alimentare rapporti costruttivi.
C’è di più: nel contesto sociale cresce la percezione di essere quasi burattini di un sistema politico-economico che talvolta non si adopera per il bene comune ma tende a perseguire l’interesse personale o di parte.
Pellegrini
In un mondo apparentemente in decadimento, complice anche la narrazione mediatica prevalente, il Giubileo ci propone di essere “Pellegrini di speranza”.
Chi o che cosa ci consente di parlare di speranza? Pellegrini di speranza sono coloro che non s’arrendono al catastrofismo dominante, rifiutano i luoghi comuni, cercano strade alternative, non temono la fatica dei passi erti.
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Nella terra della speranza”: messaggio dell’arcivescovo Tisi alla Diocesi e alla comunità trentina per il Giubileo. La guerra che sembra minare alla radice il futuro di molti popoli, in ogni angolo del pianeta (“sotto il cielo di Gaza o di Kiev, di Aleppo o di Damasco, della Corea e del Sudan”), accanto alla stanchezza delle nostre relazioni familiari o professionali. Ma anche la percezione crescente di essere quasi “burattini di un sistema politico-economico che talvolta non si adopera per il bene comune ma tende a perseguire l’interesse personale o di parte”.
È il quadro descritto dall’arcivescovo Lauro nel messaggio dal titolo “Nella terra della speranza”, indirizzato alla Diocesi e alla comunità trentina in occasione dell’avvio del Giubileo, che si apre a Roma nella notte di Natale e domenica 29 dicembre in tutte le Diocesi, compresa quella di Trento (solenne S. Messa alle ore 15 con processione dalla chiesa di San Francesco Saverio alla Cattedrale).
“In un mondo apparentemente in decadimento, complice anche la narrazione mediatica prevalente, il Giubileo ci propone di essere “Pellegrini di speranza”, con lo “sguardo – precisa l’Arcivescovo – alla fonte più autentica della Speranza: Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
Secondo Tisi, i pellegrini di speranza già non mancano. Sono “coloro che non s’arrendono al catastrofismo” e ad “ogni alba si alzano per compiere il proprio dovere in una logica di servizio e di gratuità”, i giovani che “davanti a un orizzonte sempre più carico di incertezze e di illusioni, non ammainano la bandiera dell’entusiasmo e della creatività”, gli anziani che “non si preoccupano di aggiungere giorni alla vita, ma pensano piuttosto ad aggiungere vita ai giorni” o coloro che non s’attardano in logiche ecclesiali paludate e stantie, ma si preoccupano di consegnare al mondo la forma umana della vita di Gesù come unico antidoto alla violenza, al vivere per sé, al narcisismo”.
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