Confindustria Alto Adriatico, avanti con il progetto Ghana: «A marzo in arrivo 250 lavoratori»

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Uno sguardo all’anno che si conclude e uno rivolto a quello che verrà, già costellato da una fitta serie di obiettivi che Confindustria Alto Adriatico ha iscritto nella sua agenda.

A snocciolarli, il 23 dicembre 2023, è stato il presidente dell’associazione degli industriali pordenonesi e isontino-giuliani, Michelangelo Agrusti, che nella tradizionale conferenza stampa di fine anno ha tirato un bilancio del 2024 dal quale è poi partito per rilanciare le sfide che attendono, ormai dietro l’angolo, l’associazione e l’economia regionale.

Nel 2025 continuerà il lavoro dell’associazione sul fronte delle risorse umane: a gennaio arriveranno altri 8 lavoratori, formati all’Academy in Ghana, che saranno occupati alla Cimolai. A marzo se ne aggiungeranno ulteriori 250, destinati ad essere inseriti in diverse aziende del Fvg (e non solo).

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Accanto al tema del personale, quello del futuro della manifattura. Agrusti ha annunciato per l’inizio del 2025 l’istituzione di una cabina di regia, insieme alla Regione e alla Camera di Commercio di Pordenone Udine, il cui compito sarà redigere un piano decennale per la nuova manifattura

«Abbiamo incrociato uno dei periodi più complicati della vita economica del nostro Paese e della geopolitica mondiale. Ciononostante – ha esordito Agrusti commentando il 2024 – il nostro tessuto industriale ha tenuto. Delle tre crisi con cui abbiamo dovuto fare i conti, quella di Wartsila è stata brillantemente risolta, in queste ore pare si stia avviando verso una soluzione la crisi di Tirso, mentre resta sospeso il problema Flextronics, sul quale siamo concentrati».

Parallelamente alle crisi conclamate, altre aziende, «in particolare quelle attive nella subfornitura dell’automotive e dell’elettrodomestico» ha precisato Agrusti, hanno sofferto e sono dovute ricorrere alla cassa integrazione per far fronte al rallentamento.

La generale tenuta del sistema fa però ben sperare il presidente di Confindustria Alto Adriatico che per il 2025 auspica «un anno con qualche speranza in più», legata soprattutto alla possibile conclusione del conflitto russo-ucraino.

Quello del personale e della sua formazione è stato il tema che ha impegnato per tutto il 2024 l’associazione guidata da Agrusti. In particolare, il presidente ha ricordato con soddisfazione l’inaugurazione, nei giorni scorsi al Valle Center, della sede di Its Alto Adriatico: «750 metri quadrati di pura innovazione – li ha definiti – pronti ad accogliere 120 studenti. Un investimento da 14,5 milioni di euro di risorse del Pnrr, ricevuti e spesi nel corso del 2024 che hanno consentito – ha proseguito l’industriale – anche l’attivazione di laboratori ad Amaro e alla Lef».

Da sinistra, Giuseppe Del Col, Michelangelo Agrusti e Massimiliano Ciarrocchi

All’impegno per l’alta formazione in Friuli, Confindustria Alto Adriatico ha affiancato quello per la formazione di figure professionali intermedie andando ad attingere all’immigrazione organizzata e gestita (oltre che sostenendo gli istituti tecnici esistenti).

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Lo ha fatto istituendo un’Academy in Ghana – inaugurata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – che lo scorso settembre ha visto arrivare in Friuli i primi 15 lavoratori ganesi, oggi in forze alla Fincantieri, «con eccellenti feedback da parte dell’azienda» ha sottolineato Agrusti per annunciare quindi nuovi, ulteriori arrivi: «Otto a marzo andranno a lavorare in Cimolai, altri 250 arriveranno a marzo, destinati a prendere servizio in diverse aziende della regione (ma ci sono richieste anche dall’Emilia Romagna e dal Piemonte), attive nei settori del legno-arredo, della carpenteria, della logistica».

Il futuro della manifattura

Tra gli impegni del 2025, anche la redazione di un piano decennale per la nuova manifattura. Un documento al quale Confindustria Alto Adriatico si prepara a lavorare insieme alla Regione e alla Cciaa di Pordenone Udine (e magari chissà, anche insieme a palazzo Torriani, dopo la nomina del presidente designato, commentata ieri da Agrusti auspicando che «nel prossimo futuro Confindustria parli una sola lingua ai tavoli della regione»).

Il piano annunciato ieri si reggerà su tre pilastri: la crescita dimensionale delle Pmi (aziende fino a 15 dipendenti che rappresentano oggi oltre l’80% del totale), la digitalizzazione e l’evoluzione tecnologica del sistema industriale e infine l’aumento dell’attrattività per le imprese che vengono da fuori regione. «Dobbiamo dar loro la certezza di provvedimenti che durino nel tempo, la semplificazione delle procedure autorizzative e un sistema scolastico adeguato alle necessità e aspettative dei grandi player internazionali» ha aggiunto il presidente senza dimenticare i giovani, che vanno messi nelle condizioni di trasformare idee e competenze in aziende, anche senza essere “figli o nipoti di”.

«Magari – ha chiosato Agrusti – immaginando di dar alle imprese di prima generazione terreni alla cifra simbolica di un euro».



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