Crisi idrica in Basilicata, uno scandalo politico e gestionale senza precedenti

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Il servizio di Report andato in onda ieri sera su Rai 3 ha squarciato il velo su una verità scomoda, che il Presidente della Regione e Commissario per la Crisi Idrica, Vito Bardi, continua a negare con irresponsabilità, facendosi beffa della resilienza e della umiltà dei lucani, non più disponibili a bersi le chiacchiere sulle responsabilità della crisi idrica. Una gestione fallimentare, fatta di promesse non mantenute e totale inerzia, ha condannato 140 mila lucani a vivere un Natale senza acqua, tra disagi insopportabili per cittadini e danni economici devastanti per le imprese.” È quanto ha dichiarato dal Vice Presidente del Consiglio Regionale, Angelo Chiorazzo, commentando il servizio “Chi se la beve” andato in onda ieri durante la puntata di Report. “Le parole del Presidente Bardi davanti alla giornalista Antonella Cignarale -afferma Chiorazzo- sono state un insulto all’intelligenza e alla dignità della nostra comunità. Di fronte a domande precise sui lavori di adeguamento richiesti già nel 2019 e mai realizzati, ha risposto in modo confuso e imbarazzante. E come se non bastasse, le dichiarazioni del Presidente della Acque del Sud S.p.A., Luigi Decollanz, hanno confermato che gli sversamenti “controllati” d’acqua dalla diga, avvenuti sia nel 2023 che nel 2024, hanno difatto determinato questa crisi idrica. Ci troviamo di fronte a uno scandalo politico e gestionale senza precedenti. Il rifiuto da parte di Bardi e della sua maggioranza di istituire una commissione d’inchiesta non è solo un atto di codardia politica, ma un deliberato tentativo di sottrarsi alle proprie responsabilità e ricercare anche quelle del passato. Con la commissione d’inchiesta avremmo potuto dare il nostro contributo nell’individuare soluzioni definitive e per una volta la politica avrebbe dato dimostrazione di trasparenza anziché demandare la ricerca della verità all’autorità giudiziaria. La mancanza d’acqua in una regione naturalmente ricca di risorse idriche è un fallimento che grida vendetta. La crisi non si ferma qui: le stesse negligenze stanno già preparando il terreno per altre emergenze, come quella che potrebbe scaturire dalla diga di Senise. Ma anziché affrontare i problemi con trasparenza e determinazione, si continua a mentire alla comunità lucana, nascondendo la polvere sotto il tappeto e condannando interi territori a un futuro incerto.” “Non possiamo accettare – ha concluso Chiorazzo – che chi governa continui a lasciare i lucani soli, senza risposte, senza soluzioni e senza speranza. Serve un immediato cambio di passo nel governo della risorsa idrica che, al netto del tentativo messo in atto con Acque del Sud S.p.A. di trasferirne la gestione anche a soggetti privati, resta un bene pubblico per volontà popolare, ribadita da 26 milioni di italiani con il referendum del 2011. La Basilicata non può permettersi di continuare a pagare il prezzo di tanta inerzia e incompetenza nella gestione di una risorsa fondamentale per il futuro di tutti “.

Sul tema si registra oggi anche un intervento dell’ex Sindaco di Matera Domenico Bennardi, con una nota in cui scrive “Viviamo nel paradosso di una Regione ricca di acqua e in crisi idrica.” E così prosegue: “Oggi una trentina di comuni compreso il capoluogo regionale, parliamo di oltre 140mila persone, devono fare i conti con drastiche riduzioni quotidiane dell’erogazione idrica. Il livello della diga del Camastra da cui arriva l’acqua per gran parte della Regione, è ben al di sotto del livello di guardia. La crisi idrica in Basilicata da alcuni mesi è arrivata a situazioni insostenibili con manifestazioni di protesta e prese di posizione, ma in realtà ha radici profonde.
Le perdite e la dispersione di acqua potabile sul territorio lucano supera in alcune zone il 60%, e questo da decenni, nonostante oggi molti politici e consiglieri regionali, da destra a sinistra strumentalizzano la rabbia dei cittadini senza acqua. La crisi idrica in Basilicata sta tutta qui. E la politica, anche quella di chi da anni è all’opposizione in un consiglio regionale, è quella di monitorare e controllare che i servizi, pagati dai cittadini, siano garantiti.
Il 17 settembre 2024 da sindaco del Comune di Matera, scrissi ad Acquedotto Lucano per segnalare una grave perdita in contrada Trasano, avvisato da un cittadino. Guardando un video ripreso sul posto è possibile comprendere la gravità della situazione. Questa perdita è durata per oltre tre mesi. Dopo la mia segnalazione sono arrivate solo soluzioni tampone ma mai un intervento veramente risolutivo. Situazioni come queste ce ne sono ancora tante in Basilicata e ripeto, la crisi idrica è qui, nella non attuazione di un vero piano d’ambito per il controllo, monitoraggio e il contenimento degli sprechi idrici lucani.
Che fine ha fatto il Piano d’Ambito Regionale? Che fine hanno fatto le stazioni periferiche poste in punti strategici della rete quali opere di presa, i nuovi serbatoi, gli impianti di potabilizzazione e di depurazione previsti dal Piano? Che fine ha fatto il Sistema Informativo Territoriale (SIT) dell’Autorità di Bacino della Basilicata? Doveva essere lo strumento conoscitivo per le attività di monitoraggio e telemisura per il contrasto delle perdite idriche e non solo? Era stato previsto un investimento di circa 42,5 milioni di euro per tutto questo, con l’obiettivo “di delineare un quadro delle infrastrutture idriche presenti nella Regione e di inquadrare gli interventi in corso nel loro contesto territoriale.” Che fine hanno i 42 milioni di euro e il sistema di telecontrollo? Un altro problema è l’aver abbandonato per decenni o in alcuni casi e periodi compromesso, importantissime fonti di approvvigionamento idrico regionale, come il lago Pantano di Pignola che attende lavori ormai abbandonati come tutta l’area da alcuni anni. Siamo all’interno della Riserva Regionale Lago Pantano di Pignola, un paesaggio bellissimo e contraddistinto da ambienti naturali unici.Le fonti idriche lucane sono di grande qualità oltre che di grande quantità, ma oltre a fornire territori vasti come Puglia e Basilicata, vanno a finire imbottigliate in marchi molto noti, ma un altro problema deriva da alcune occasionali contaminazioni, come i ritrovamenti di PFAS. Ovvero quelle sostanze chimiche utilizzate dall’industria, alcune delle quali cancerogene per l’uomo e altamente inquinanti. Secondo i dati ISPRA, la contaminazione da PFAS è presente nel 17% dei risultati ottenuti dai controlli effettuati dagli enti preposti tra il 2019 e il 2022, per un inquinamento che interessa tutte le Regioni in cui sono stati fatti i monitoraggi. In un’inchiesta di Greenpace si evince come le Regioni con la più alta percentuale di analisi positive al PFAS rispetto ai controlli effettuati tra il 2019 e il 2022 al primo posto c’è la Basilicata (31%), a seguire il Veneto (30%) e la Liguria (30%).
Un altro esempio è la sorgente del Frida a Ferrandina, un’acqua considerata migliore di alcune minerali, ma ci ricorda i problemi irrisolti nella bonifica della Valbasento, come anche della Val d’Agri, una zona di primaria importanza per la ricchezza di risorse idriche in Basilicata..
In conclusione, per affrontare la crisi idrica, occorre non perdere ulteriore tempo e procedere verso un cambio di rotta vero e generale, attuazione del Piano d’Ambito Regionale con il sistema SIT per il monitoraggio e controllo, intervenire con un piano tecnico di interventi e investimenti sulle perdite idriche a livello regionale, avvio di quei lavori che permetterebbero di sfruttare a pieno tutti gli approvvigionamenti idrici lucani, come il lago Pantano di Pignola e le risorse idriche della Val d’Agri e infine l’avvio e di quelle bonifiche che attendiamo anche qui da decenni per i territori della Valbasento e della Val d’Agri.”

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