14.500 minori morti dall’inizio della guerra

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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

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24 Dicembre 2024



13:24

Degli oltre 45mila palestinesi morti dal 7 ottobre 2023 almeno un terzo sono bambini e bambine. L’UNRWA: “Quelli che sopravvivono sono segnati fisicamente ed emotivamente”.

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Sono almeno 45.338 i palestinesi uccisi  e 107.764 quelli feriti nella guerra di Israele a Gaza dal 7 ottobre 2023. Lo rende noto, nel suo ultimo aggiornamento quotidiano, il ministero della salute della Striscia, aggiungendo che nell’ultimo giorno gli ospedali nel territorio assediato e bombardato  hanno ricevuto un totale di 21 corpi e 51 feriti. Si tratta, tuttavia, di dati parziali e certamente sottostimati perché sono decine di migliaia i dispersi sotto le macerie degli edifici bombardati. Secondo l’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, le unità abitative distrutte a Gaza a partire dal 7 ottobre 2023 sono almeno 70 mila mentre gli sfollati 1,9 milioni. Sul fronte opposto, quello israeliano, le vittime accertate dall’inizio della guerra sono circa 1.200 mentre i feriti 5.432.

UNRWA: “A Gaza ogni ora viene ucciso un bambino”

La violenza dell’IDF non ha risparmiato nemmeno i bambini: secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) 14.500 minori palestinesi sono stati uccisi dall’inizio del massacro a Gaza. In un post su X, Unrwa, a cui il parlamento israeliano ha vietato di operare in Israele e nella Gerusalemme Est occupata, ha scritto che “ogni ora viene ucciso un bambino”. “Questi non sono numeri. Sono vite interrotte. Uccidere bambini non può essere giustificato. Quelli che sopravvivono sono segnati fisicamente ed emotivamente”, ha commentato l’Unrwa. “Il tempo stringe per questi bambini. Stanno perdendo le loro vite, il loro futuro e soprattutto la loro speranza”.

ONU: “A Gaza nessun luogo è sicuro”

Reduce da una missione in Medio Oriente il neo sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, ha descritto le condizioni di vita nella Striscia di Gaza ricordando che nel gennaio di quest’anno la Corte Internazionale di Giustizia aveva emesso la prima serie di ordinanze provvisorie nel caso relativo all’applicazione della Convenzione sul genocidio nell’enclave costiera palestinese. A meno di un anno di distanza nessuna di quelle raccomandazioni è stata rispettata: “Non c’è nessun posto in cui i civili a Gaza siano al sicuro. Scuole, ospedali e infrastrutture civili sono state ridotte in macerie”, ha spiegato Flatcher.

Più nel dettaglio, il diplomatico ha confermato che “il nord di Gaza è sotto assedio quasi totale da più di due mesi e il rischio di una carestia è concreto. Il sud di Gaza è estremamente sovraffollato, e ciò ha determinato condizioni di vita orribili e bisogni umanitari ancora maggiori con l’arrivo dell’inverno. In tutta la Striscia, continuano gli attacchi aerei israeliani su aree densamente popolate, comprese le zone in cui le forze israeliane hanno ordinato alle persone di spostarsi, causando distruzione, sfollamento e morte”.

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“Impossibile consegnare aiuti umanitari a Gaza”

Il funzionario dell’ONU ha aggiunto che i raid dello stato ebraico prendono sistematicamente di mira anche gli operatori umanitari, molti dei quali sono stati uccisi. “Di conseguenza, nonostante le enormi necessità, è diventato quasi impossibile consegnare anche solo una frazione degli aiuti che sono così urgentemente richiesti. Le autorità israeliane continuano a negarci un accesso significativo: oltre 100 richieste di accesso a Gaza settentrionale sono state respinte dal 6 ottobre. Stiamo anche assistendo al crollo della legge e dell’ordine e al sistematico saccheggio armato delle nostre forniture da parte di bande locali”.

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In Cisgiordania cresce la violenza dei coloni

E mentre a Gaza la pulizia etnica prosegue, anche in Cisgiordania la situazione continua a peggiorare: “Il bilancio delle vittime è il più alto mai registrato”, spiega Fletcher. “L’anno scorso, le operazioni militari israeliane hanno portato alla distruzione di infrastrutture essenziali come strade e reti idriche, soprattutto nei campi profughi da cui le famiglie sono state sfollate. La crescente violenza dei coloni e le demolizioni di case hanno causato sfollamenti e crescenti necessità. Le restrizioni alla circolazione stanno ostacolando i mezzi di sostentamento delle persone e l’accesso ai servizi essenziali, in particolare all’assistenza sanitaria. Chiedo alla comunità internazionale di difendere il diritto umanitario internazionale, di esigere la protezione di tutti i civili, di insistere affinché Hamas rilasci tutti gli ostaggi, di difendere il lavoro fondamentale dell’UNRWA e di spezzare il ciclo di violenza”.

Ma l’appello di Tom Fletcher rischia di cadere ancora una volta nel vuoto.





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