«Mafia infiltrata? Mai nascosto i problemi. Al lavoro per migliorare»

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«Il mio impegno? Nel 2029 Bari sarà ancora più bella di oggi, più efficiente, più verde e più sostenibile». Il sindaco Vito Leccese, a cinque mesi dall’inizio del suo mandato, traccia un bilancio di fine anno, dalle difficoltà incontrate nella costituzione della giunta alle ordinanze che ha dovuto firmare per contrastare il degrado di piazza Umberto e piazza Moro e la mala movida nell’Umbertino. Rivendica la coalizione “del campo largo” per contrastare le destre e le azioni per garantire più controllo sulle società partecipate.

Come valuta questi primi cinque mesi di mandato?

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«Sono stati mesi intensi. Eravamo tutti consapevoli che sarebbe stato un impegno importante e abbiamo fatto del nostro meglio per far fronte alle tante questioni aperte che necessitavano di risposte urgenti. Penso alla decisione del governo di azzerare il fondo per il sostegno alle locazioni e il contributo per la morosità incolpevole a cui l’amministrazione comunale ha saputo rispondere prontamente con il bonus casa, stanziato a poche settimane dall’insediamento grazie alla collaborazione dei consiglieri comunali, per dare una risposta all’incertezza che di colpo è piombata su tante famiglie baresi. Ma la cosa più bella è stata tornare a riabbracciare la mia città attraverso un dialogo diretto con i cittadini. Il sindaco oggi è un punto di riferimento per la città, su qualsiasi cosa. E io e la mia giunta siamo al lavoro per dare risposte dal primo giorno».

Di cosa va fiero e di cosa meno?

«Non mi piace lodarmi. Siamo al governo da pochi mesi e stiamo cercando di fare del nostro meglio per essere all’altezza della sfida che abbiamo davanti. Chi mi conosce sa che per cultura e per storia sono molto lontano dall’idea dell’uomo solo al comando, anzi cerco di praticare il dialogo e il confronto in ogni situazione. Ma, a poche settimane dall’insediamento, il prefetto e il questore mi hanno segnalato l’urgenza di intervenire sulle due piazze centrali della città: piazza Umberto e piazza Moro, diventate piazze di spaccio e consumo di droga a cielo aperto. Avviare la legislatura con un’ordinanza così impattante non era certamente quello che avrei voluto ma è stato necessario. Stessa cosa vale per la situazione dell’Umbertino, una scelta che mi è costata tanto, e su cui sono convinto che si possa e di debba continuare a dialogare per raggiungere un equilibrio condiviso che non avrà bisogno di ulteriori provvedimenti».

In merito quindi a queste due ordinanze, è soddisfatto dei risultati ottenuti?

«Emanare ordinanze monocratiche che impongono regole e vietano comportamenti non è mai una soddisfazione, anzi. In qualche modo rappresenta una sconfitta, in primis per il sindaco. Io sarò soddisfatto quando saremo capaci di raggiungere un equilibrio e regole condivise di convivenza senza bisogno di ordinanze. Credo che la città sia matura per puntare a questo risultato e l’amministrazione farà tutto il necessario per sostenere questo percorso».

Ha preso in mano anche la situazione delle pastaie di Bari Vecchia, baluardo delle precedenti amministrazioni. E’ anche in questo che vuole dare un segno di discontinuità con il passato?

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«Non si tratta di passato o presente. Le situazioni vanno affrontate quando si presentano e noi lo stiamo facendo, cercando di coniugare il valore delle tradizioni con il rispetto delle regole».

Dal punto di vista politico, l’avvio nella formazione della giunta è stato caratterizzato da molte incertezze e passi indietro. Col senno di poi rifarebbe comunque quelle scelte o riconosce che ci sono stati degli errori da parte sua o dei partiti?

«Solo chi non fa non sbaglia. Io sin dalla campagna elettorale ho detto che avrei lavorato fino allo stremo delle mie forze per dar vita a un’esperienza politica ampia. Chiamiamolo campo largo o come vogliamo, ma il senso del mio impegno era chiaro da subito. Non nego gli errori né le incertezze, ma rivendico certamente il risultato, quello di aver nominato una giunta che tiene dentro tutte le anime e le voci della coalizione delle forze che si riconoscono in un’idea di società antifascista, progressista, ambientalista e pacifista. Credo che Bari sia una delle prime città dove si sta sperimentando un’idea di governo guidato dalla coalizione alternativa alle destre del Paese».

Al momento è soddisfatto dell’attuale giunta?

«Siamo una squadra ben assortita, espressione, come dicevo, di tante voci e anime della città, che insieme a me hanno concorso alla vittoria delle elezioni e soprattutto alla costruzione del programma di mandato della città. Credo ci siano tutti gli elementi per fare bene».

Persino sulle deleghe ci sono state delle fibrillazioni, è pronto con le nomine?

«I problemi della città sono fuori dal palazzo comunale e su quelli siamo concentrati».

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Parliamo ora dell’anno che ci aspetta, quali sono le sfide principali per Bari?

«Il 2025 sarà l’anno di attuazione di quasi tutti i lavori finanziati con il Pnrr. Di fatto avremo cantieri diffusi in tutta la città. Questa sarà la nostra più grande sfida. Bari oggi ha davvero l’occasione di mettere un passo nel futuro, ma la strada non sarà semplice. Per questo vorrei cogliere l’occasione per prendere un impegno: noi ce la metteremo tutta per programmare per tempo e razionalizzare al massimo gli interventi, ma chiedo a tutti i cittadini di ingaggiare insieme a noi questa sfida. Certamente vivremo mesi di disagio ma il risultato sarà una Bari certamente più bella e più moderna».

Tanti i cantieri in partenza o in esecuzione, quale quello a cui tiene particolarmente?

«Sono tutti cantieri importanti che raccontano di una città che guarda al futuro e che non avrà niente di meno delle altre grandi capitali europee. Costa sud è certamente la sfida più importante e ambiziosa ma io credo che ogni piccola riqualificazione sia funzionale a un disegno complessivo della città che mi piacerebbe restituire ai baresi alla fine di questi 5 anni, cioè più efficiente, più verde e più sostenibile. Su questo mi sento di fare una promessa ai baresi: nel 2029 Bari sarà ancora più bella di come è oggi.

Il 2025 sarà un anno importante anche dal punto di vista delle aziende, quali sfide attendono le partecipate?

La sfida è sempre la stessa: dobbiamo migliorare i servizi che le aziende comunali offrono ai cittadini. Oggi purtroppo i maggiori problemi li riscontriamo nella gestione del servizio di raccolta dei rifiuti, che è ancora nettamente insufficiente rispetto alle necessità. Su questo siamo al lavoro ogni giorno dall’inizio del mio mandato. Completeremo il ciclo del porta a porta e lavoreremo sulla manutenzione impiantistica così da rimettere l’Amiu nelle condizioni di lavorare a pieno regime e coprire i costi del servizio. Di contro, non possiamo nasconderci solo dietro l’inefficienza dell’azienda se quasi tutte le mattine agli angoli dei vicoli della città vecchia vengono scaricati rifiuti ingombranti. Il ritiro degli ingombranti abusivi costa all’Amiu tempo e denaro che vengono sottratti ad altri servizi».

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Bari è tra le città più a rischio per infiltrazioni mafiose nel tessuto economico, a rischio anche le aziende pubbliche. Come intende arginare questa problematica?

«Non abbiamo mai nascosto i problemi che hanno interessato alcune aziende né ho inteso far finta di niente rispetto agli episodi accaduti. Per questo abbiamo lavorato intensamente per istituire la nuova “Ripartizione controlli, legalità, trasparenza e antimafia sociale”. Inoltre, al fine di potenziare l’efficacia delle misure di prevenzione e contrasto alla corruzione e all’illegalità da parte delle società in house e delle altre partecipate del Comune di Bari, la giunta ha previsto la costituzione del “Nucleo per le ispezioni amministrative sulle aziende partecipate”. Organismi di controllo che dipendono esclusivamente dalla struttura amministrativa. Questo provvedimento ha rappresentato un primo passo, un punto di partenza importante per far sì che fosse eliminato anche solo il sospetto di illegalità e si rafforzassero le capacità dell’Amministrazione di respingere ogni tentativo della criminalità e del malaffare di scalfire le attività degli enti e delle aziende collegate. Da qui vogliamo ripartire per dare alla città un messaggio di fiducia e assicurare la massima trasparenza in ogni azione o politica che ricadrà sui cittadini».

I cittadini reclamano più sicurezza in città, nell’ambito delle proprie competenze cosa può fare il sindaco in merito?

«Il sindaco nell’ordinamento italiano non ha competenze sulla gestione dell’ordine pubblico. Quello che possiamo fare, però, è continuare a lavorare in stretta sinergia con la Questura e la Prefettura per affrontare le situazioni di maggiore rischio. L’amministrazione comunale può lavorare per rafforzare i presidi sociali in città soprattutto nei quartieri dove esiste un rischio maggiore di devianza giovanile, lavorare per intervenire sulle dipendenze, che sono spesso la causa scatenante di tanti episodi di violenza, e stringere un’alleanza forte con tutti quei cittadini che vogliono agire insieme a noi per costruire una rete di legalità che abbracci tutta la città».

© RIPRODUZIONE RISERVATA – SEPA





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