Per la prima volta in Italia è stata venduta una ‘fabbrica di startup’

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Exit per un venture builder, la prima in Italia. E lo vedremo accadere sempre più spesso. WDA, società di venture building fondata dall’imprenditore seriale Roberto Macina, è appena stata acquisita da Next4, holding di investimento che investe in ambito digital. “L’emozione è grande. Non solo perché il mercato riconosce il valore nel modello e il suo potenziale, ma anche per il mio team che ha creduto nella pazzia di fare qualcosa di diverso” spiega Macina appena uscito dal notaio dove ha firmato l’accordo. “Insieme ci siamo sporcati le mani, il successo non si raggiunge mai da soli”. Con Macina, c’è il cofounder Mario Costanzo e sei talenti.

Cos’è un venture builder e perché è una buona notizia per chi fa startup

L’operazione segna un passo importante per l’ecosistema italiano. Cresce il mercato del venture building (società chiamate anche startup builder, startup studio, startup factory, people studio, tante definizioni per quelle che possono essere considerate “fabbriche di startup”). Il modello è sempre più considerato come la chiave per accelerare il successo delle imprese innovative. “Non solo, oggi chi investe vuole minimizzare il rischio anche con l’utilizzo di un builder”.

Next4 ha acquisito il 51% di WDA attraverso un aumento di capitale, con un accordo per rilevare il restante 49% al valore concordato di cinque volte l’EBITDA previsto per il 2027. “Per intenderci: se faremo 500mila euro di margine, loro compreranno il 49% a 2.5 milioni di euro. Il che vuol dire che la exit sarà a 5 milioni. Il valore dipenderà dalla performance di WDA a chiusura bilancio 2027, con un interessante multiplo”.

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Diventerai ricco? “Te lo dico nel 2028”

Il significato dell’operazione però non è nei numeri. “Ora che il modello è conosciuto anche da player fuori dal settore, vedremo sempre più spesso acquisire venture builder” spiega Macina. “Da tempo li considero come la “consulenza del futuro”, ma ora ne ho la conferma. Nel mondo del business digitale, pieno di potenzialità e di competizione, c’è sempre più bisogno di “chi fa” e non di “chi ti spiega come fare””. E lui da sempre fa.

Serial entrepreneur, Macina ha una lunga storia nel mondo startup. Nel 2011 è un nerd, con una laurea in ingegneria informatica che sta facendo uno stage in una grande azienda di telecomunicazioni. Stanco di fare la fila, ha un’idea geniale: un’app salvatempo e salva fila. Fonda Qurami, una delle startup più virtuose del tempo (il fenomeno delle startup era appena nato in Italia). L’app è usata da oltre 400 strutture pubbliche. Nel 2018 viene acquisita da UFirst. Durante la pandemia ha una crescita esponenziale e viene adottata anche da Esselunga. “Qurami mi ha insegnato il valore della resilienza. Portare avanti un progetto innovativo richiede determinazione, capacità di adattamento e forza nel fare accadere le cose”.

Ricominciare da zero, da un foglio bianco

Dieci anni dopo i suoi inizi, nel 2021 Macina riparte da un foglio bianco. Capisce che c’è un bisogno e fonda WDA, credendo nel venture building quando pochi in Italia ci avrebbero scommesso. “È stato un lavoro pionieristico, abbiamo anticipato i tempi”.

Ora, come parte dell’accordo, entra nel board di Next4 con il ruolo di Managing Director. “Significa monitorare gli investimenti, occuparsi del dealflow oltre a coordinare le 4 società di servizi di Next4. Insomma, non ci sarà da annoiarsi”. La guida operativa di WDA sarà invece affidata a Valentina Iannucci, già Venture Consultant,

Un modello che cerca di affermarsi in Italia

In che fase eravate? “Parlando come un ciclo di vita di una startup eravamo – anzi, lasciami dire – siamo nella fase di scale. Abbiamo cambiato il modello almeno tre volte e lo abbiamo validato, proponendo il metodo a professionisti, pmi e anche a corporate. Abbiamo creato e supportato decine di startup. Nel nostro “portfolio”, due stanno scalando: Profit Farm e Starcks sono sul mercato e hanno raccolto più di 3 milioni di euro. Abbiamo fatto esperienza, tanti errori. L’innovazione non è mai una questione di intuizione, ma sempre di esecuzione. E forse proprio questa capacità di execution, che poi è un mix di visione e processi strutturati, insieme alla crescita del mercato dei builder, hanno conquistato Next4”. Conferma Davide D’Arcangelo, Ceo di Next4. “Il modello del venture builder si dimostra sempre più efficace nel creare valore”.

Una startup è una maratona e nei momenti difficili, è la squadra che ti permette di andare avanti. Non abbiate paura a chiedere aiuto a chi c’è già passato. Non abbiate paura di fallire, ma fatelo velocemente e imparando.

I numeri a livello internazionale sono tutti positivi. Secondo il report “Disrupting the Venture Landscape” di Global Startup Studio Network, la percentuale di successo di queste startup factory supera il 70%. Nel 35% dei casi, si arriva all’Ipo o all’acquisizione da parte di una holding.

Anche in Italia c’è un grande fermento intorno a questi nuovi veicoli d’innovazione. Creano startup da zero seguendo approcci diversi ma orientati allo stesso risultato. “Sì, nonostante il termine sia un po’ abusato, anche in Italia gli operatori seri nel settore aumentano e c’è spazio per tutti. Questa operazione non è solo una vittoria personale, ma un passo significativo per il venture building in Italia”.

Poi, prima di chiudere l’intervista, Macina, 40 anni e 3 figli, si rivolge direttamente ai founder. “Una startup è una maratona e nei momenti difficili, è la squadra che ti permette di andare avanti. Non abbiate paura a chiedere aiuto a chi c’è già passato. Non abbiate paura di fallire, ma fatelo velocemente e imparando. Infine, per costruire la sostenibilità finanziaria non cercate solo investitori, ma partner strategici che credano nel progetto e che possano aiutarvi a crescere”.

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