Urso: “Italia al centro delle strategie di Stellantis”. È scontro sugli investimenti in Autostrade. Ultima settimana per i bonus seconde case e caldaie, il taglio vale 1 miliardo di euro. La rassegna Energia
Il piano di Stellantis ha posto l’Italia “al centro delle sue strategie”. A dirlo è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aggiungendo che per il 2025 sono previsti 2 miliardi di euro per gli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori che operano nel nostro Paese. Si accende lo scontro sugli investimenti nella Gronda di Genova, opera infrastrutturale che punta a dividere il traffico cittadino da quello del Porto. Infatti, ai “piani alti di Aspi, nella holding Hra dove sono presenti i rappresentanti degli azionisti (Cdp 51%, Blackstone e Macquarie 24,5% a testa), si registra un braccio di ferro con notevoli tensioni. Tanto che è stata messa sul piatto l’ipotesi di sostituzione dell’ad di Aspi Roberto Tomasi alla prossima scadenza di aprile”, scrive La Repubblica. C’è solo una settimana di tempo per portare a termine i pagamenti delle ristrutturazioni delle seconde case e l’installazione di caldaie a condensazione, per beneficiare dei bonus. Infatti, da gennaio 2025 saranno tagliate le agevolazioni per le caldaie a gas, secondo quanto previsto dalla Legge di Bilancio. Un taglio che permetterà allo Stato di risparmiare 1 miliardo di euro all’anno, secondo analisi su stime di Enea. La rassegna Energia.
AUTO, URSO: ITALIA CENTRALE NELLA STRATEGIA DI STELLANTIS
“Il nuovo piano che Stellantis ha presentato al governo mette l’Italia «al centro delle sue strategie». Così il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha sintetizzato l’esito dell’incontro dello scorsa settimana, con cui il produttore automobilistico ha annunciato gli obiettivi dell’azienda nel nostro Paese. Il Piano Italia presentato lo scorso 17 dicembre in occasione del tavolo Stellantis al Mimit prevede «l’aumento dei modelli in produzione e la salvaguardia dei livelli occupazionali avviando processi di inserimento, aggiornamento e riqualificazione dei dipendenti», ha detto Urso nel corso dell’informativa sul settore automotive al Consiglio dei Ministri di ieri sera, secondo quanto riferito da fonti governative. (…) «Stellantis ha annunciato gli investimenti che effettuerà in Italia: per il 2025 sono previsti 2 miliardi di euro per gli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti nel nostro Paese”, si legge su La Repubblica.
“Nel suo resoconto ai ministri, Urso ha poi ricordato come (…) il governo si sia attivato in sede europea per rivedere alcuni dei paletti fissati dall’Europa per arrivare alla fine dei motori termici entro il 2035, attraverso il non paper presentato lo scorso novembre al Consiglio Competitività. Un’iniziativa che secondo il ministro ha incontrato «ampia convergenza » tra gli Stati con «15 Paesi dell’Unione”, continua il giornale.
ENERGIA, SCONTRO SU 36 MILIARDI DI INVESTIMENTI IN AUTOSTRADE
“Il primo studio di fattibilità della Gronda di Genova, la grande opera infrastrutturale volta a dividere il traffico cittadino del capoluogo ligure da quello legato al Porto, è del 2002. Quindici anni dopo, nel 2017, arriva il decreto del Mit che approva il progetto definitivo e dichiara la pubblica utilità dell’opera. Ma ad oggi, fine 2024, è stato fatto solo il Lotto zero, valore 250 milioni, nonostante Autostrade per l’Italia (Aspi) abbia inserito l’opera nel suo Pef (Piano economico e finanziario) 2020-2025 che prevedeva 14 miliardi di euro di investimenti nel periodo. Il problema è che nel frattempo i costi di realizzo della Gronda – come quelli delle altre grandi opere come il Passante di Bologna, la A14, la A11, la A1 Milano-Lodi – sono lievitati di 6,5-7 miliardi per effetto delle nuove norme tecniche introdotte in seguito al crollo del Ponte Morandi e per l’aumento, post Covid, del costo dei materiali. E così Gronda & C. sono ferme (senza finanziamenti sicuri il Mit non dà il via libera) e tutto il pacchetto è finito nel nuovo Pef di Aspi, attualmente in discussione, che prevede tra il 2025 e il 2029 ben 36 miliardi di investimenti. Risorse che possono essere finanziate o da un consistente aumento dei pedaggi autostradali (+8,5% all’anno, secondo le indiscrezioni raccolte da Repubblica ) o da un allungamento del periodo concessorio, o da una via di mezzo tra le due variabili”, si legge su La Repubblica.
“Al momento queste decisioni latitano, si preferisce prender tempo, le grandi opere sono ferme al palo, mentre ai piani alti di Aspi, nella holding Hra dove sono presenti i rappresentanti degli azionisti (Cdp 51%, Blackstone e Macquarie 24,5% a testa), si registra un braccio di ferro con notevoli tensioni. Tanto che è stata messa sul piatto l’ipotesi di sostituzione dell’ad di Aspi Roberto Tomasi alla prossima scadenza di aprile. In cda si stanno infatti confrontando due ipotesi. Quella del management che negli ultimi quattro anni ha cercato di riportare competenze industriali all’interno dell’azienda e che ora si sente pronto a procedere con i 36 miliardi di investimenti che servono al Paese, a costo di riequilibrare gli utili e la distribuzione dei dividendi (…) tutte le decisioni strategiche debbano essere prese all’unanimità del suo cda (4 membri Cdp, due a testa per Blackstone e Macquarie) e tutta la cassa prodotta al netto degli investimenti deve essere distribuita ogni anno sotto forma di dividendi o riserve”, continua il giornale.
“Questo perché l’Acquisition Plan dei compratori, in base a quanto ricostruito da Repubblica , prevedeva un utile di esercizio di Aspi nel periodo 2020-2029 pari a 8 miliardi, e una distribuzione di dividendi molto aggressiva, a 8,5 miliardi (payout oltre il 100%) attingendo anche a 1,6 miliardi di riserve. (…) Livello che ha permesso di distribuire, tra dividendi e riserve, circa 2 miliardi che diventeranno 2,8 con il risultato 2024. Il problema si pone sul prossimo quinquennio. Con il piano Tomasi da 36 miliardi mancherebbero all’appello del 2029 1,6 miliardi di utili distribuibili che andrebbero recuperati su un periodo più lungo”, continua il giornale.
ENERGIA, STOP BONUS CALDAIE VALE 1 MILIARDO
C’è solo una settimana di tempo per portare a termine i pagamenti delle ristrutturazioni delle seconde case e l’installazione di caldaie a condensazione, per beneficiare dei bonus. Infatti, da gennaio 2025 saranno tagliate le agevolazioni per le caldaie a gas, secondo quanto previsto dalla Legge di Bilancio. Un taglio che permetterà allo Stato di risparmiare 1 miliardo di euro all’anno, secondo analisi su stime di Enea.
“Meno agevolazioni fiscali e, quindi, un conto più leggero per lo Stato. La norma che taglia i bonus per le caldaie a metano, inserita nelle battute finali del disegno di legge di Bilancio, consente all’Italia di allinearsi alle prescrizioni della Energy performance of buildings directive (Epbd), la direttiva Case green. Ma c’è di più. Perché, oltre a evitare una probabile procedura di infrazione a carico dell’Italia, dal momento che Bruxelles chiede di vietare gli sconti per questi apparecchi a partire dal 2025, il taglio avrà un importante effetto di alleggerimento dei conti pubblici. Anche se, per ora, le relazioni di accompagnamento alla manovra non stimano gli effetti di questa misura, è evidente che il saldo, rispetto agli ultimi anni, sarà positivo per lo Stato, almeno in termini finanziari. Guardando le ultime statistiche disponibili, elaborate da Enea, si vede infatti che nel 2022 le caldaie a condensazione hanno mobilitato per il solo ecobonus poco più di 2 miliardi di investimenti. Da qui si arriva al miliardo di detrazioni in meno, considerando che l’agevolazione copre il 50% della spesa sostenuta”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“La definizione di «caldaia unica» esclude le caldaie che oggi sono installate in milioni di case, ma continua ad agevolare i cosiddetti “ibridi”, cioè i sistemi che mettono insieme una caldaia a condensazione con una pompa di calore, facendole controllare da una centralina unica e facendole funzionare in modo combinato. Oggi questa tecnologia, decisamente più costosa, ha numeri molto più piccoli e ha avuto un forte utilizzo soprattutto nell’ambito del superbonus”, continua il giornale.
CASE, BONUS CALDAIE FINO A 31 DICEMBRE
“Ultima settimana per accelerare i pagamenti per le ristrutturazioni di seconde case e l’installazione di caldaie a condensazione. Ma anche per evitare il taglio di qualche sconto che oggi è più generoso. Analizzando il quadro che emerge dalla legge di Bilancio in attesa solo del via libera finale del Senato, sono queste le modifiche che avranno maggiore impatto su milioni di famiglie italiane. (…) Per le abitazioni diverse da quella principale, da gennaio farà il suo esordio una delle novità caratterizzanti della manovra: la riduzione nel 2025 al 36% per i bonus sulle seconde case, in tutte le loro forme. Con un effetto collaterale significativo: insieme alle villette, infatti, finiranno nella tagliola anche gli immobili in affitto, perché la nuova formulazione della norma fa riferimento ai soli diritti reali. (…) è fondamentale il momento di effettuazione del bonifico parlante e non quello di realizzazione dei lavori. Anche se per anticipare il pagamento è necessario un rapporto di fiducia con l’installatore per evitare contenziosi successivi. Inoltre, per il bonifico fa fede il momento di invio del pagamento e non la sua materiale erogazione. Quindi, di fatto, il 31 dicembre rappresenta a tutti gli effetti una data spartiacque per cercare di agganciare ancora le detrazioni per le caldaie o le agevolazioni più favorevoli per le seconde case”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“In ogni caso, nel termine di fine anno per l’ecobonus non rientra la comunicazione da inviare all’Enea, per la quale ci sono a disposizione ulteriori 90 giorni. Ma non ci sono solo caldaie e seconde case a fare i conti con le prossime scadenze. Nella corsa di fine anno potrebbero rientrare anche tutte le situazioni nelle quali gli sconti fiscali saranno tagliati nel 2025. È il caso, ad esempio, delle pompe di calore, che passano da una percentuale di agevolazione del 65% al 50% per le abitazioni principali. (…) Per le caldaie, in realtà, si tratterà di fare anche un’attenta valutazione. Ad esempio, nei condomini che avevano già deliberato una sostituzione bisognerà capire se si è ancora in tempo per installare un nuovo impianto a gas entro il 31 dicembre oppure bisognerà virare su un apparecchio ibrido o su una pompa di calore elettrica, per i quali comunque anche nel 2025 continueranno a sussistere le agevolazioni fiscali”, continua il giornale.
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