Illimity cambia schema per crescere: più tecnologia e credito alle Pmi

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di
Edoardo De  Biasi

La banca fondata da Corrado Passera ha lasciato il business delle attività distressed (Npe)per concentrarsi sul finanziamento alle piccole e medie imprese italiane e sulla scommessa Fintech.La società ha perso terreno in Borsa nei primi sei mesi. I piani per recuperare redditività

Microcredito

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Dopo anni di quasi immobilismo l’Italia è nel pieno di un risiko bancario che coinvolge banche, società di gestione e perfino l’esecutivo. L’Ops di Unicredit su Banco Bpm sta infatti sollevando interrogativi tra investitori e operatori sulle prospettive del credito in Italia. «Mi pare — dice Corrado Passera, ceo di illimity — un’iniziativa con un forte senso industriale. Bpm grazie ai suoi ottimi risultati può decidere di muoversi in diversi modi. Sicuramente si sta vedendo l’entrata nel sistema di un nuovo dinamismo». Una nuova energia che coinvolge anche illimity, sapendo che le Pmi sono diventate il target principale dell’istituto e il baricentro dell’economia italiana. «Molte persone vedono l’impresa come una tigre feroce, da uccidere subito. Altre invece come una mucca da mungere. Pochissime la vedono com’è in realtà: un robusto cavallo che, in silenzio, traina un pesante carro», ha detto Winston Churchill. Lo stesso si può dire per le Pmi italiane. La loro crescita, anche internazionale, le sta trasformando in aziende più grandi e consolidando il loro ruolo di colonna vertebrale del sistema-Italia.
Un fenomeno conosciuto come il quarto capitalismo e diffuso particolarmente nel Nord Italia. Per sostenere questo modello di crescita, è fondamentale affrontare il nodo dei finanziamenti. La difficoltà di accesso al credito per le Pmi è un tema di cui si discute da tempo perché non sempre il sistema bancario è stato in grado di offrire il supporto necessario nei momenti di sviluppo.

La missione

Fin dalla nascita una delle missioni principali di illimity è stata proprio cercare di agevolare questo universo di imprese. «Sostenere le aziende nei loro momenti di crescita e transizione è la nostra ragione d’essere e il mercato potenziale è molto grande e solo in parte soddisfatto. I 500 milioni di origination nei primi 9 mesi di quest’anno e lo 0,6% di Npe ratio sono una riprova», spiega Passera. «La nostra banca si impegna su progetti che può valutare approfonditamente: per questo coinvolgiamo sempre esperti di settore sia per la redazione dei piani d’impresa che nella valutazione del credito».
In cinque anni, la banca è cresciuta sia in volumi che in utili e nel 2023 ha superato i 100 milioni di utile netto, grazie anche a proventi straordinari nonostante Covid, guerre e aumento dei tassi. «Quest’anno — dice il ceo — ha favorito le banche tradizionali ma ha ridotto fortemente i nostri spread, soprattutto sull’attività distressed». Eventi imprevedibili a cui la banca ha reagito continuando a crescere, per arrivare poi, a fine 2023, ad avviare un riposizionamento strategico che ha portato l’istituto a uscire dal mercato degli investimenti diretti in portafogli Npe.
Ciò ha determinato la riduzione della redditività che dovrebbe essere recuperata attraverso lo sviluppo del credito performing e dei servizi di investment banking disegnati sulle esigenze delle Pmi. Il resto dovrebbe venire dalla riduzione dei costi e dalla valorizzazione degli asset tecnologici. «Da tempo abbiamo interrotto gli investimenti in portafogli di Npe e puntiamo a compensare i mancati proventi derivanti da questa attività con il potenziamento del credito e dei servizi dedicati alle Pmi. Ci stiamo muovendo in questa direzione, supportati anche dalla valorizzazione della nostra tecnologia e delle Tech Ventures nelle quali abbiamo investito».




















































L’accordo

A tal proposito, è stato annunciato l’accordo con Apax Partners per la creazione di un player tecnologico nel settore dell’intelligenza artificiale. A questa iniziativa si aggiunge quella con Engineering. «Abbiamo più volte espresso l’intenzione di portare avanti operazioni capaci di generare plusvalenze e risorse da investire nel core business rivolto alle Pmi. Lo scorso anno, la collaborazione con Engineering ha prodotto circa 55 milioni di valore, oltre alla possibilità di ricevere ulteriori royalties. Quest’anno, invece, la partnership con Apax ha generato 54 milioni di valore, con prospettive di benefici aggiuntivi nel tempo». Il nuovo piano d’impresa è stato spostato in avanti nel 2025 per tener conto anche di queste operazioni straordinarie e della conclusione del mandato consigliare.
La patrimonializzazione, comunque, si conferma solida con un Cet1 al 14,4% e un buffer di liquidità pari a 1,1 miliardi. Il risultato lordo di gestione è di 68 milioni. In aggiunta, il margine di intermediazione è pari a 222,3 milioni, quindi in leggero calo. La redditività della divisione Cib è in crescita, con un utile ante imposte in aumento del 9% e una business origination che si è incrementata del 15% nel terzo trimestre. I costi complessivi hanno iniziato a diminuire ed è prevista una maggiore riduzione grazie ai risparmi sulla due diligence e sulle spese di assistenza per i portafogli Npe. Nel frattempo, le Tech ventures continuano a dare segnali di crescita. Hype ha registrato nei primi nove mesi un utile di 1,3 milioni con un numero di transazioni in costante crescita. Illimity ha consolidato il breakeven raggiungendo un utile ante imposte pari a 1,3 milioni, rispetto alla perdita di 5,4 milioni dello stesso periodo del 2023, con una business origination in crescita. Tra le ultime operazioni realizzate c’è GPack, società attiva nel settore del paper packaging per il mercato luxury, cosmetico, food beverage e pharma, una realtà che la banca ha affiancato fin dal 2020 nel percorso di rilancio. Un altro caso più recente è De Angelis Food che produce e commercializza pasta fresca e prodotti per la gastronomia ed è stata finanziata per oltre 21 milioni.
Il restyling dell’istituto ha però creato qualche problema a Piazza Affari. Il nuovo posizionamento di illimity ha generato tensioni sul titolo, mettendo in allerta gli investitori. La performance a sei mesi ha fatto registrare un calo di oltre il 30%. Secondo molti osservatori, a far calare la quotazione è il ridimensionamento del business dei crediti deteriorati visto che ora la banca si dedica quasi esclusivamente al credito alle imprese: «Nonostante i risultati operativi — dice Passera — abbiano in parte già assorbito il cambiamento, la nostra decisione ha creato incertezze sul mercato. Avevamo previsto l’influenza di questo riposizionamento sui risultati a breve termine ma guardiamo al futuro consapevoli che la redditività non riflette il potenziale dell’istituto». Insomma, una banca che si rinnova, scommettendo sul credito, sulla tecnologia e sul futuro delle Pmi.


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