“Negoziato in Ucraina e cessate il fuoco a Gaza, ogni vita è sacra”

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Al centro del messaggio del Pontefice le guerre che affliggono il mondo. “Lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici”

Aperta la prima porta del Giubileo 2025, Papa Francesco ha pronunciato alle 12:00 di questa mattina, 25 dicembre, la sua benedizione Urbi et Orbi. “Fratelli e sorelle, non abbiate paura! La Porta è aperta, la porta è spalancata! Non è necessario bussare”, venite, lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici. La misericordia di Dio può tutto, scioglie ogni nodo, abbatte ogni muro di divisione, la misericordia di Dio dissolve l’odio e lo spirito di vendetta. Venite, Gesù è la Porta della pace“.

La prima Porta Santa del Giubileo del 2025 è stata aperta ieri sera, prima della messa della vigilia di Natale: “Entrare per la Porta richiede il sacrificio di fare un passo, richiede di lasciarsi alle spalle contese e divisioni, per abbandonarsi alle braccia aperte del Bambino che è il Principe della pace. In questo Natale, inizio dell’Anno giubilare, invito ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni”. E proprio la “speranza” è il messaggio di questo Giubileo ordinario.

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La guerra al centro del messaggio lanciato da Papa Francesco nell’Urbi et Orbi. Passaggi dedicati in particolare all’Africa. Per la Repubblica Democratica del Congo, il Burkina Faso, il Mali, il Niger, il Sudan e il Mozambico. “La crisi umanitaria che le colpisce è causata principalmente dai conflitti armati e dalla piaga del terrorismo ed è aggravata dagli effetti devastanti del cambiamento climatico, che provocano la perdita di vite umane e lo sfollamento di milioni di persone. Penso pure alle popolazioni dei Paesi del Corno d’Africa per le quali imploro i doni della pace, della concordia e della fratellanza”.

E ovviamente un passaggio sulla Terra Santa, flagellata dalla guerra dal 7 ottobre 2023, giorno degli attacchi di Hamas nel sud di Israele che ha scatenato la violenta reazione dello Stato Ebraico. “Tacciano le armi in Medio Oriente! Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Israele e in Palestina, in particolare alla cara comunità di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra”.
E mentre in Siria un albero di Natale è stato incendiato, Papa Francesco lancia un messaggio anche per il resto del Medioriente attraversato da violenze e tensioni: “Sono vicino anche alla comunità cristiana in Libano, soprattutto al sud, e a quella in Siria, in questo momento così delicato. Si aprano le porte del dialogo e della pace in tutta la regione, lacerata dal conflitto. E voglio ricordare qui anche il popolo libico, incoraggiando a cercare soluzioni che consentano la riconciliazione nazionale”.

E mentre in Ucraina cadono le bombe russe, in un massiccio attacco condotto nella notte della vigilia tra il 24 e il 25 dicembre, il Pontefice: “Tacciano le armi nella martoriata Ucraina! Si abbia l’audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e d’incontro, per arrivare a una pace giusta e duratura”. Altri messaggi di pace sono stati dedicati al Myanmar, ad Hairi, al Venezuela, alla Colombia, al Nicaragua e a Cipro. “Il Giubileo sia l’occasione per abbattere tutti i muri di separazione: quelli ideologici, che tante volte segnano la vita politica, e anche quelli fisici”.

Passaggio significativo per i bambini, sul finale, per Papa Francesco Dio “ci attende sulla soglia. Attende ciascuno di noi, specialmente i più fragili: attende i bambini, tutti i bambini che soffrono per la guerra e la fame; attende gli anziani, noi antenati, costretti spesso a vivere in condizioni di solitudine e abbandono; attende quanti hanno perso la propria casa o fuggono dalla propria terra, nel tentativo di trovare un rifugio sicuro; attende quanti hanno perso o non trovano un lavoro; attende i carcerati che, nonostante tutto, rimangono sempre figli di Dio; attende quanti sono perseguitati per la propria fede e sono tanti. Ogni vita è sacra“,



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