Si può andare in pensione anticipata 3 anni prima, ma rinunciando al TFR

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La prima regola fissa del sistema pensionistico italiano stabilisce che, per accedere alla pensione, occorrono attualmente 67 anni di età. Inutile girarci intorno: tutte le altre misure di pensionamento anticipato che esistono sono da considerare alternative alle pensioni di vecchiaia ordinarie.

Una di queste è la pensione anticipata contributiva, che consente di uscire dal lavoro a 64 anni. Citiamo questa misura perché è l’unica che richiede la stessa carriera contributiva minima prevista dalla quiescenza di vecchiaia, ossia 20 anni di versamenti. E nel 2025 questa prestazione cambierà rispetto a come la conosciamo oggi.

Sarà leggermente più facile da raggiungere in alcuni casi, ma presenterà un meccanismo innovativo che merita una spiegazione approfondita.

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Infatti, nel 2025 si potrà andare in pensione anticipata 3 anni prima, ma rinunciando al TFR per facilitare l’uscita.

Pensioni di vecchiaia e pensioni anticipata, a 67 anni o a 64 anni, ecco di cosa si tratta

Si tratta di due misure che possono sembrare simili, ma che in realtà presentano differenze significative. Parliamo della pensione di vecchiaia e della pensione anticipata contributiva. La prima è generica, perché riguarda tutti i lavoratori, indipendentemente dalla data in cui hanno iniziato a versare contributi.

Anche se, a dire il vero, la misura distingue tra due grandi platee di contribuenti: chi ha iniziato a versare prima del 31 dicembre 1995 e chi ha iniziato dopo tale data. La seconda misura, invece, è destinata esclusivamente a chi ha il primo versamento contributivo successivo al 31 dicembre 1995.

Pensione anticipata e pensioni di vecchiaia, ecco quando l’importo della pensione è importante

In termini pratici, la pensione di vecchiaia funziona così: chi ha iniziato a lavorare prima del 1995, e quindi vanta contributi versati prima di tale anno, può andare in pensione una volta compiuti 67 anni di età, purché abbia 20 anni di contributi. Chi invece ha iniziato a lavorare dopo, può andare in pensione a 71 anni di età se ha maturato almeno 5 anni di contributi.

A meno che, a 67 anni, questi soggetti — oltre ai 20 anni di contributi — raggiungano una pensione almeno pari all’assegno sociale.

Per le pensioni anticipate contributive, invece, chi ha iniziato a versare dopo il 1995 deve aver compiuto almeno 64 anni di età e vantare 20 anni di versamenti. Ma a condizione che la pensione raggiunta sia pari a 3 volte l’assegno sociale (538,69 euro per 3). Solo le donne con più figli potranno accedere comunque anche con un importo più basso, purché non inferiore a 2,6 volte l’assegno sociale (2,8 volte per le donne con un solo figlio).

Novità del governo, si può andare in pensione anticipata 3 anni prima più facilmente nel 2025

La pensione anticipata contributiva è proprio la prestazione previdenziale che il governo intende modificare con la Legge di Bilancio. Si tratta di un cambiamento molto rilevante, che sta suscitando ampie discussioni. A dire il vero, parlare di cambiamento potrebbe essere fuorviante: i requisiti rimangono identici al 2024.

Ciò che muta è la possibilità di usare anche rendite da previdenza complementare per raggiungere l’importo soglia. Per esempio, superare l’ostacolo di 3 volte il minimo potrebbe diventare più semplice per chi ha versato somme consistenti alla previdenza complementare. Invece, per chi ha versato poco, sarà di fatto più complicato — e per chi non ha mai aderito a un fondo pensione, sarà impossibile sfruttare questa strada.

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In pensione 3 anni prima, ma addio al TFR, ecco come funziona

La novità è alquanto complessa e guarda più al futuro che al presente. Dal momento che è stata introdotta questa possibilità, può risultare conveniente, per chi ha ancora diversi anni di lavoro davanti, iscriversi alla previdenza complementare.
Ma esiste anche una soluzione che molti potrebbero valutare, la quale consente davvero di anticipare la pensione di 3 anni, a patto di rinunciare al TFR.

Cos’è un fondo pensione e cos’è una pensione integrativa? Per comprenderlo, conviene partire dalle basi: un fondo pensione integrativo è uno strumento previdenziale privato che si affianca alla previdenza pubblica e obbligatoria, consentendo al lavoratore di versare ulteriori contributi in modo da ottenere, alla fine, una pensione complementare accanto a quella statale.

Confluire il TFR nei fondi pensioni per arrivare prima alla pensione 3 anni prima

Di conseguenza, la pensione integrativa è una forma di risparmio aggiuntivo, finalizzata a ricevere una rendita maggiore rispetto a quella della pensione erogata dal sistema pubblico. I versamenti possono essere fatti con cadenza mensile, bimestrale, trimestrale, semestrale o persino in un’unica soluzione annua. In genere, l’importo versato alla previdenza complementare è deciso dal lavoratore stesso in base alle sue esigenze.

Non esiste alcun obbligo in tal senso, ma è chiaro che più si versa, più alta sarà la rendita finale. E ciò diventa rilevante soprattutto se si intende utilizzare il fondo pensione per colmare la parte mancante della pensione obbligatoria e anticipare l’uscita di 3 anni. Una scelta possibile consiste nel destinare il proprio TFR al fondo pensione, un’idea che il governo sta valutando di rendere obbligatoria, discutendo sulle modalità (silenzio-assenso, vecchi e nuovi assunti, ecc.).



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