Manovra 2025, tutte le misure tra pensioni, Irpef, detrazioni, tasse e stipendi – Il Tempo

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La legge di bilancio è stata approvata definitivamente al Senato, con 108 sì, 63 voti contrari e un astenuto. Poco prima l’Aula aveva dato l’ok, con 112 voti favorevoli, alla parte della manovra contenente le norme su cui il governo ha posto la questione di fiducia. La legge di bilancio 2025, da circa 30 miliardi lordi, è composta per due terzi dall’intervento per rendere strutturale, almeno per i prossimi 5 anni, la riduzione del cuneo fiscale per i redditi fino a 40mila euro e il passaggio a tre aliquote Irpef. Un provvedimento, che pesa per 18 miliardi sul testo, pensato per aiutare i redditi medio bassi a contrastare l’inflazione, lasciando quasi 100 euro in più in busta paga. La stesura della manovra quest’anno è stata preceduta e vincolata dagli impegni presi nel piano strutturale di bilancio a 7 anni, che recepisce le nuove regole del patto di stabilità Ue. Per mantenere l’obiettivo di riportare il rapporto deficit/Pil sotto al 3% già nel 2026 è stata impostata una rigida revisione della spesa. Lo scenario macro economico inoltre vede il taglio delle stime sulla crescita del Pil 2024: +0,5% dell’Istat rispetto all’1% segnato dal governo nel Def. Le risorse sono state dunque concentrate dal governo su poche voci di spesa: dal taglio del cuneo fiscale al sistema sanitario – con un finanziamento aggiuntivo da 1,3 miliardi – alle politiche contro l’inverno demografico. E poi interventi per snellire le tax expenditure. Tra le fonti di finanziamento figura un anticipo delle Dta, le imposte differite delle banche e le assicurazioni per il 2025 e 2026, per circa 3,5 miliardi. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato più volte di «sacrifici» richiesti agli istituti di credito. Spicca anche un taglio di circa 3 miliardi alle spese dei ministeri.

Le opposizioni hanno valutato negativamente la manovra, puntando l’attenzione soprattutto sul comparto sanità per cui a loro giudizio lo stanziamento è insufficiente. Cgil e Uil a novembre hanno proclamato lo sciopero generale sulla manovra denunciando l’assenza di provvedimenti su pensioni, redditi e lavoro. Ad accendere la contesa tra maggioranza e opposizioni anche un provvedimento dei relatori arrivato negli ultimi giorni di Commissione, che chiedeva di equiparare l’indennità dei ministri, vice e sottosegretari non parlamentari con quella dei colleghi eletti. Dopo l’invito della premier Giorgia Meloni e del titolare della Difesa Guido Crosetto a stralciare il provvedimento, la soluzione trovata prevede che ministri e sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma abbiano diritto al rimborso delle spese di trasferta da e per il domicilio o la residenza per l’espletamento delle proprie funzioni. Per coprire queste spese è stata creata una dotazione di 500mila euro annui a partire dal 2025. Ha subito numerose riformulazioni anche la norma sul divieto di incarichi retribuiti dagli extra Stati Ue per i parlamentari, il provvedimento ribattezzato ’anti Renzi’ viste le possibili ripercussioni sull’attività internazionale di conferenziere dell’ex premier. La versione riformulata del testo dei relatori prevede che i titolari di cariche di governo e i parlamentari – a eccezione di quelli eletti all’estero – non possano accettare durante il proprio mandato contributi, prestazioni o altre utilità erogati da arte di soggetti pubblici o privati extra Ue. Fatta eccezione per i titolari di cariche di governo, il divieto non si applica nel caso di preventiva autorizzazione ma comunque per importi non superiori a 100mila euro all’anno. In caso di inosservanza il compenso deve essere versato entro 30 giorni al bilancio dello Stato, il mancato versamento genera una sanzione pari a quanto guadagnato. Cancellata invece la proroga alla fine del prossimo anno del tariffario dei pedaggi autostradali, con relativo incremento dell’1,8% indicizzato all’inflazione.

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IRES, WEB e CRIPTO TAX. Le modifiche al testo hanno richiesto due vertici tra i leader di maggioranza. È stata introdotta l’Ires premiale con uno sconto del 4% dell’aliquota per le imprese che accantonano utili e reinvestono in nuove assunzioni a tempo indeterminato. La misura costa poco più di 400 milioni e prevede un ulteriore contributo delle banche. La flat tax per i dipendenti aumenta da 30 a 35mila euro. Dietrofront sulla tassazione dei profitti delle criptovalute, il testo licenziato dal Cdm la aveva portata al 42%, in Commissione è stata riportata al valore originario al 26%, con previsione di aumento al 33% dal 2026. La cosiddetta webtax invece verrà applicata solo alle grandi aziende, con ricavi superiori a 750 milioni di euro, escludendo così le Pmi e l’editoria on line.

RINVIATO TAGLIO IRPEF CETO MEDIO. Niente da fare invece per la riduzione dal 35 al 33% della seconda aliquota Irpef, per finanziarla sarebbero serviti 2,5 miliardi di euro da raccogliere tramite il concordato preventivo biennale, che però ha mancato il target necessario. Se ne riparlerà con un decreto ad hoc nei tra febbraio e marzo. Anche sulle pensioni minime l’aumento con adeguamento all’inflazione si ferma a 3 euro, passano da 614 a 617 euro.

BONUS BEBÈ. Per incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno, per ogni figlio nato o adottato dal 1 gennaio 2025 è riconosciuto un importo una tantum pari a 1.000 euro, erogato nel mese successivo al mese di nascita o adozione. Il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente deve avere un Isee non superiore a 40.000 euro annui. Il congedo parentale a sostegno di maternità e paternità fino al sesto anno di vita del bambino viene esteso dal 60% all’80% della retribuzione da due a tre mesi. Nella determinazione dell’Isee non incidono le erogazioni relative all’assegno unico e universale.

RIORDINO DETRAZIONI. Arriva una stretta sulle detrazioni per i redditi più alti e viene introdotto un meccanismo di quoziente familiare. Per i soggetti con reddito complessivo superiore a 75.000 euro gli oneri e le spese per i quali è prevista una detrazione dall’imposta lorda sono ammessi in detrazione fino a un ammontare calcolato moltiplicando l’importo base determinato in corrispondenza del reddito per il coefficiente indicato in corrispondenza del numero di figli.

FONDO AUTOMOTIVE. Ci sono 400 milioni di euro divisi su due anni destinati anche al ripristino del fondo automotive all’interno di un emendamento dei relatori alla manovra, in discussione in Commissione Bilancio alla Camera, che modifica lo stato di previsione delle risorse del Mimit. Il provvedimento aggiunge 200 milioni per il 2026 e altrettanto per il 2027.

PENSIONE ANTICIPATA. Per favorire la flessibilità in uscita a 64 anni viene consentito il cumulo della previdenza obbligatoria con quella complementare. Chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 potrà utilizzare la rendita di una eventuale pensione complementare per raggiungere l’importo minimo del trattamento, pari a 3 volte l’assegno sociale, con sconti per le lavoratrici con figli. Cresce però il numero dei contributi richiesti: dal 2025 passa dagli attuali 20 a 25 anni, per poi aumentare a 30 dal 2030.

QUOTA 103. Viene riproposta Quota 103 per l’uscita anticipata dal lavoro, nonostante l’utilizzo limitato della misura riscontrato finora. Durante le audizioni sulla manovra in Parlamento, l’Inps ha reso noto che rispetto alle 50mila domande attese finora ne sono arrivate appena 1.600 vista la sostanziale «scarsa convenienza» della misura. I requisiti per aderire sono: 62 anni di età con 41 di contributi da maturare nel corso del 2025.

OPZIONE DONNA. Le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e ameno 16 anni di età (60 per chi ha un figlio, 59 con due) potranno scegliere l’anticipo pensionistico riservato a disoccupate, dipendenti che lavorano in aziende per cui sono aperti tavoli di crisi e caregiver.

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PENSIONI MINIME. Il testo della manovra prevede un aumento di 3 euro delle pensioni minime, l’assegno passerà da 614,7 euro a 617,9 euro mensili. Forza Italia ha provato con degli emendamenti a portarle ad almeno 620 euro, ma la copertura economica per sostenere il provvedimento non è stata trovata.

ECOBONUS. La legge di bilancio rivede l’impianto dei bonus legati alla casa, abbassando in diversi casi le aliquote di sconto. L’Ecobonus, un’agevolazione in materia di efficienza energetica – erogato attraverso detrazione Irpef o Ires – scenderà al 50% per la prima casa e al 36% per gli altri immobili. Nel 2026 e 2027 le aliquote caleranno ancora: al 36% per la prima casa e al 30% per le altre.

SGRAVI RISTRUTTURAZIONE. La detrazione per interventi di recupero del patrimonio edilizio viene prorogato con aliquote decrescenti e differenziate tra abitazione principale e seconde case. Per gli interventi sulla prima casa nel 2025 si mantiene l’aliquota del 50% e il tetto di spesa di 96.000 euro, per le seconde case scenderà al 36%. Nel 2026 e 2027 anche per la prima casa l’aliquota scenderà al 36% mentre il tetto resterà invariato.

CONTRIBUTO ELETTRODOMESTICI. Il bonus, finanziato con 50 milioni di euro per il 2025, per chi acquista grandi elettrodomestici prodotti in Europa e con un’efficienza energetica almeno pari alla classe B copre fino al 30% del costo con un tetto massimo di 100 euro. Per le famiglie con un Isee inferiore a 25.000 euro, il limite massimo sale a 200 euro. Per accedere al bonus bisognerà dimostrare di aver smaltito correttamente l’elettrodomestico sostituito. Le modalità di erogazione del contributo saranno stabilite con un decreto pubblicato entro 60 giorni dal varo della manovra.

CALDAIE. Dal 1 gennaio stop alle agevolazioni fiscali per l’acquisto di caldaie domestiche alimentate con combustibili fossili. Il provvedimento arriva sulla scia della direttiva Ue sulle Case Green che dal 2025 vieta ai Paesi UE di incentivare le caldaie a combustibili fossili.

VIA REVISORI MEF IN AZIENDE. Salta la norma sui revisori del Mef nelle aziende e gli enti che percepiscono contributi pubblici oltre i 100mila euro, aumentano però i controlli sui bilanci. Il testo riformulato dispone maggiori controlli finanziari sulle società che ricevono un «contributo significativo» da parte dello Stato con modalità da definire tramite un Dpcm da approvare entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge.

METRO C ROMA. Ripristinati i fondi per la prosecuzione della Metro C di Roma oltre piazza Venezia, l’ultima stazione della linea di cui è stata avviata la costruzione, per assicurare la prosecuzione fino alla Farnesina. Inizialmente le risorse erano state stornate, vista l’assenza di una progettazione definitiva della tratta.

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STRETTA COSTI RAI. La maggioranza si è divisa sul Dl Fisco, collegato alla manovra, con Forza Italia che ha votato con le opposizioni sulla proposta della Lega di prorogare nel 2025 lo sconto del canone Rai da 90 a 70 euro. I costi per il personale vengono esclusi dalla spending review, mentre quelli per le consulenze esterne dal prossimo anno non dovranno superare le spese sostenute nel 2023.

FONDO DOTE FAMIGLIA. Viene istituito un fondo Dote Famiglia, finanziato con 30 milioni di euro nel 2025, da utilizzare per le attività extra scolastiche dei figli a carico, con un’età compresa tra i 6 e i 14 anni, delle famiglie con un reddito con Isee pari o inferiore a 15.000 euro.

CAMBIA NASPI SU DIMISSIONI. I lavoratori che hanno presentato le dimissioni volontarie da un impiego a tempo indeterminato nei 12 mesi precedenti avranno diritto alla Naspi in caso di licenziamento solo se hanno almeno 13 settimane di contribuzione dal nuovo impiego.

PONTE SULLO STRETTO. Crescono di poco meno di 1,4 miliardi l’anno fino al 2032 i fondi destinati al Ponte sullo Stretto, rispetto agli 11,6 miliardi complessivi della manovra dello scorso anno. La cifra è inferiore all’incremento di circa 3 miliardi rispetto allo scorso anno inizialmente richiesto con un emendamento dalla Lega. ZES. Aumenta da 1,6 a 2,2 miliardi il credito d’imposta per investimenti nella Zona economica speciale del Mezzogiorno. Per mantenere i livelli di crescita occupazionale e contribuire alla riduzione dei divari territoriali viene introdotto anche lo sgravio del 25% sui contributi per i lavoratori.

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