Le difficoltà dell'avvocato contro Ursula ad avere i documenti inerenti al processo, presentata denuncia per coalizione di dipendenti pubblici

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“Ho sporto denuncia penale per questo reato, che è un attacco al diritto dell’avvocato di esercitare il suo ministero”, spiega l’avv. Diane Protat, che ha intentato la causa divenuta nota come Ursula Gates, sugli SMS nascosti di Ursula von der Leyen. “È un diritto garantito dalla Costituzione. Avevo presentato una denuncia anche a livello ONU, alla Commissione sull’indipendenza degli avvocati e dei magistrati, che ha ricevuto la mia denuncia e avrebbe dovuto trattarla entro quattro mesi. Abbiamo confermato la ricezione, ma non è stata ancora elaborata: sono passati poco più di sei mesi. E sono pronto a confermarvi che, poiché la denuncia da me presentata alla fine è stata respinta, cosa che non capisco, visto che è stato l’agente di polizia a presentarsi sul posto, il quale, constatando che evidentemente non stavo commettendo alcun disturbo all’ordine pubblico e che non stavo commettendo alcun reato, è stato lui a invitarmi a sporgere querela.

Quindi ho ritenuto che fosse del tutto anomalo che fosse riservato e, pertanto, anch’io da solo e con il sig. Baldan ho presentato denuncia contro la sig.ra Kovézi per coalizione di dipendenti pubblici, perché ritengo che, in quanto funzionario pubblico europeo, lei commette un atto arbitrario che lede il diritto e la libertà garantiti dalla Costituzione, che è il diritto ad un avvocato, impedendoci di avere accesso a un fascicolo che lei nasconde e che potrebbe contenere elementi decisivi. E poi, del resto, per un avvocato è anche una questione d’onore. Non mi piace essere mandato alla polizia ed essere accusato di disturbo alla quiete pubblica. Frédéric può avervi fatto sorridere dicendo che non ero molto minaccioso, ma lo vedete tutti.

E non è normale comportarsi così, devo farmi delle domande. L’EPPO, ci sono uffici in ogni Paese d’Europa: io sono andato a prendere altri fascicoli negli uffici dell’EPPO francese, negli uffici dell’EPPO in Italia. Anche lì sono stato accolto bene e cortesemente dai magistrati. Quello che è successo è del tutto anormale, è un attacco al mio onore, ma anche anomalo dal punto di vista della possibilità per un avvocato di esercitare il proprio ministero. Vedremo cosa deriverà da questa denuncia con la costituzione di parte civile. Posso dirvi che quando la polizia è stata inviata da noi, o quando siamo andati in Lussemburgo, tutte le persone dell’EPPO che abbiamo incontrato si sono rifiutate di identificarsi e di mostrare il loro volto. Alla fine abbiamo potuto identificarle con il loro distintivo. Quindi hanno agito in veste ufficiale, perché, come un poliziotto, se gli chiedo la carta d’identità, lui mi fa vedere che è un poliziotto. Se si rifiuta di mostrarmelo, chiamo la polizia dicendo che c’è qualcuno in uniforme che afferma di essere un agente di polizia, ma non posso provarlo.

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E quindi qui abbiamo molti funzionari dell’EPPO che normalmente, in un contesto normale, dovrebbero dirci: “Sono l’impiegato o l’assistente”, o qualsiasi altra cosa, presentandosi e dando il loro nome. Lì abbiamo anche un documento firmato per ricevuta: il funzionario si è rifiutato di dare il suo nome e cognome quando ha firmato, dicendo che voleva proteggere la sua vita privata. Non so se potete immaginare il livello del delirio: è come un poliziotto che vuole sentirti senza dirti chi è. Arriva un momento in cui ci troviamo di fronte a un comportamento davvero strabiliante. Gli ho fatto la domanda e non ho avuto risposta. Quindi, di fatto, neanche l’EPPO è trasparente.

Vediamo chiaramente che si tratta di un’entità disfunzionale: non contribuisce alla giustizia, è contraria all’idea immaginaria che abbiamo, cioè credere che creando una procura centrale, come il Parco europeo, miglioreremo i procedimenti giudiziari. Questo è totalmente falso. Ciò crea inefficienza operativa piuttosto che efficienza.

Questo è qualcosa che non dovrebbe esistere, l’EPPO. Recentemente, dalla stampa, sembra che sia stato raggiunto un accordo tra il Parlamento europeo e l’EPPO per una maggiore efficacia nella lotta contro la corruzione. Stiamo aspettando di vedere. Capite che in effetti ora la signora Kovézi potrà farsi carico dei procedimenti penali che i tribunali nazionali potrebbero avviare contro i parlamentari europei. Quindi di fatto si tratta chiaramente di un attacco al diritto alla giustizia di tutti i cittadini dell’Unione europea.”

Qui trovate la conferenza stampa dopo il processo della parte civile

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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