Trentino Alto Adige e Veneto agli ultimi posti, il Sud domina – LaVocedelNordEst

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In Italia sono le province del Mezzogiorno a registrare l’incidenza percentuale più elevata di imprese a conduzione femminile sul totale delle attività presenti in ciascuna delle 105 realtà territoriali monitorate
dall’Ufficio studi della CGIA


 

Trento/Bolzano – Le imprese a conduzione femminile in Trentino-Alto Adige sono poche rispetto al resto d’Italia. Questo è quanto emerge da uno studio della Cgia di Mestre sulle partite Iva in ‘rosa’. Rispetto agli altri paesi europei l’Italia, in termini assoluti, ha il numero più elevato di lavoratrici indipendenti, ma il Trentino-Alto Adige è fra gli ultimi posti in classifica. Le donne italiane in possesso di partita Iva che lavorano come artigiane, commercianti, esercenti o libere professioniste in Italia sono 1.610.000, a fronte di 1.433.100 presenti in Francia e 1.294.100 occupate come autonome in Germania. A Bolzano sono 10.997 le imprese femminili, pari al 18,9 per cento delle imprese sul territorio, a Trento sono 8.710, pari al 18,6 percento, ben lontane da realtà come Cagliari con il 40,5% o Benevento e Avellino, dove le imprese al femminile sono al 30 per cento.

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La situazione in Italia

In Italia sono le province del Mezzogiorno a registrare l’incidenza
percentuale più elevata di imprese a conduzione femminile sul totale
delle attività presenti in ciascuna delle 105 realtà territoriali monitorate
dall’Ufficio studi della CGIA di MestreA guidare la graduatoria nazionale è Cagliari con il 40,5 per cento delle attività guidate da donne sul totale provinciale (in valore assoluto sono 13.340). Seguono Benevento con 30,5 per cento (9.227), Avellino con il 30,2 per cento (11.149), Nuoro con il 29,3 per cento (6.743) e Chieti con il 28,9 per cento (11.009).

Altri approfondimenti

Nonostante continuiamo ad avere il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, l’Italia presenta, in termini assoluti, il numero più elevato di lavoratrici indipendenti. Nel 2023, le donne italiane in possesso di partita IVA che lavorano come artigiane, commercianti, esercenti o libere professioniste ammontano a 1.610.000, a fronte di 1.433.100 presenti in Francia e 1.294.100 occupate come autonome in Germania. Un record europeo che evidenzia ulteriormente la notevole propensione degli italiani, sia maschi che femmine, all’imprenditorialità (vedi Tab. 1). A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA.

L’assoluto primato delle imprenditrici assume una rilevanza ancor più significativa se consideriamo che la popolazione femminile italiana in età lavorativa, compresa tra i 20 e i 64 anni, è costituita da 17.274.250 persone; al contrario, la Francia registra un surplus di 1,9 milioni di donne rispetto a tale cifra e la Germania supera addirittura il nostro dato di ben 7,3 milioni (vedi Tab. 2).

Circa il 56 per cento delle donne imprenditrici attive nel nostro Paese è impiegato nel settore dei servizi alla persona (quali parrucchiere, estetiste, tatuatrici, massaggiatrici, pulitintolavanderie, ecc.) e nei servizi alle imprese (in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro). Inoltre, poco meno del 20 per cento opera nel commercio, mentre poco oltre il 10 per cento è attivo nell’Horeca e circa un ulteriore 6 per cento nell’industria, medesima percentuale si riscontra anche nell’agricoltura.

Il basso tasso di occupazione femminile in Italia è principalmente attribuibile all’elevato carico di lavoro domestico che grava sulle spalle delle donne. Purtroppo, il nostro Paese ha storicamente investito in misura limitata nello sviluppo dei servizi sociali e della prima infanzia, penalizzando le donne in modo duplice. In assenza di adeguati investimenti in questi ambiti non sono stati creati nuovi posti di lavoro che avrebbero potuto essere occupati prevalentemente da donne. Numerosi studi a livello internazionale dimostrano come l’imprenditoria femminile possa rappresentare una chiave per incrementare l’occupazione femminile; infatti le donne che fanno impresa tendono ad assumere altre donne in misura significativamente maggiore rispetto ai loro colleghi maschi…

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